UNIDEE-Università delle Idee. Educare con arte in un mondo globalizzato
Con l’inizio del 2017 è stata presentata l’edizione annuale del programma internazionale di artist-in-residence ideato da Michelangelo Pistoletto per Cittadellarte nel 2000, ora diretto e curato da Cecilia Guida. Il programma educativo UNIDEE si fonda su solide basi teoriche e sulla volontà di sperimentare un approccio pedagogico che offre visioni e interpretazioni della contemporaneità a cavallo tra arte, politica ed economica. Modello per l'educazione artistica, punto di incontro e riflessione intorno alla società, centro di formazione per individui consapevoli e portatori di cambiamento, tentativo di ridefinizione della posizione dell'arte e dell'artista nel mondo contemporaneo. Ne abbiamo parlato un anno fa e con questa intervista a Cecilia Guida facciamo un aggiornamento su nuovi obiettivi, riflessioni e progetti, nell’ambito della panoramica sulle fondazioni per l’arte contemporaneo basate in Piemonte avviata negli ultimi numeri
Biella – I mentori 2017 saranno ventisette in totale, portatori di sapere diversi: dal filosofo Franco “Bifo” Berardi al design researcher Gabriele Ferri; il duo di artisti naturalisti Andrea Caretto | Raffaella Spagna e quello dei registi Gianluca e Massimiliano De Serio (con Luigi Fassi); dal sapere critico di Aria Spinelli alla sensibilità artistica di Adrian Paci (con Leonardo Caffo); dai vincitori del Turner Prize – gli architetti londinesi di Assemble (con Efrosini Protopapa); al community-based artist Rick Lowe (con Elpida Rikou). La formula è ancora sperimentale e in via di definizione, e prevede moduli settimanali o bimestrali aperti a chiunque voglia affrontare un percorso di residenza e alta formazione artistica dove teoria e pratica si fondono in un processo creativo, nell’ibridazione e contaminazione di esperienze intorno alle tre parole chiave che compongono lo statement 2017: rivoluzione, desiderio e mediazione.
Quale significati attribuisci all’approccio interdisciplinare e attraverso quali attività cercate di realizzarla all’interno di un programma nel quale la prossimità fisica è il massimo comune denominatore?
La multidisciplinarietà è alla base delle attività e – direi – anche della ideazione di Cittadellarte. È un aspetto che Michelangelo Pistoletto aveva molto chiaro sin da subito: le discipline e i settori della società devono relazionarsi in modo costante, e questo approccio era palese anche in termini di distribuzione dello spazio in Fondazione: aree per l’economia, per l’architettura, per l’arte e l’educazione. Di conseguenza, tutte le attività vengono ideate, pensate e progettate a partire da logica multidisciplinare che permea ambiente e azioni. Per fare degli esempi, la scuola di Atene non racchiudeva solo gli artisti, ma comprendeva anche i filosofi, i mecenati, gli uomini di potere. Nello studio di Courbet e nella factory di Andy Warhol non c’era solo l’artista al lavoro, ma anche le modelle e tutta una serie di figure che rappresentavano ambiti e professioni della società del tempo. Se l’obiettivo è quello di educare - in quanto ex-ducere – è necessario mettersi nelle condizioni di far emergere le qualità del singolo all’interno di un contesto collettivo di condivisione di spazi, di conoscenza, e di scambio il più conviviali possibile. Con le nostre attività non indichiamo una strada, ma facciamo in modo che la crescita emerga attraverso l’arte, combinando diversi ambiti del sapere e favorendone la sua interazione. L’immaginazione deve essere considerata tanto quanto la critica. All’interno dei moduli settimanali UNIDEE chiediamo anche agli ospiti, coinvolti a metà del modulo per inserire un pensiero laterale all’interno della discussione, di pernottare una notte in Fondazione e di essere disponibili ad incontrare i residenti in situazioni informali come la cena – perché è proprio in quei momenti che si entra in una zona di prossimità che facilita la discussione e permette di superare difficoltà caratteriali. Ci sono anche dei moduli di due mesi, che sviluppiamo grazie al sostegno di diversi partner. Chiediamo agli artisti selezionati di scegliere due moduli in programma, al quale affianchiamo un programma curatoriale ad hoc che prevede studio visit, expert visit, incontri con altri artisti e critici della zona tra Milano e Torino, una lista di mostre che potrebbero vedere e che siano pertinenti con la loro ricerca. Questo percorso si conclude con un momento finale di restituzione nel quale viene formalizzata la presentazione della ricerca – generalmente nei termini dell’open studio classico. Diversi accettano la possibilità di sviluppare una pubblicazione, ma – ovviamente – i tempi di gestazione sono più lunghi e non coincidono con la restituzione in loco. Per noi non è importante avere un risultato formale, ma sostenere la ricerca di un artista che deve essere messo in condizione di sviluppare una riflessione approfondita sulla propria ricerca individuale, e non un artefatto. Rispetto al concetto di prossimità, inoltre, nella maggior parte dei casi gli artisti residenti non conoscono il contesto e hanno una vaga idea di cosa sia l’arte povera. Avere la possibilità di interagire direttamente con Michelangelo Pistoletto e con lo staff, con il responsabili del progetto BEST legato alla moda sostenibile e con Nova Civitas per l’architettura, visitare la collezione della Fondazione permette all’artista di avere delle influenze diverse per via dell’immersione in un contesto periferico ma assolutamente centrale e internazionale allo stesso tempo. Arrivano persone da ogni parte del mondo, l’aspetto relazionale è una delle caratteristiche peculiari di Cittadellarte – come istituzione – e come approccio alla progettualità. Essere in un luogo come questo non crea interruzioni nel livello di intensità delle relazioni.
Ci sono delle teorie, nella storia dell’arte e/o della cultura, alle quali guardate?
Sicuramente Rosi Braidotti, Bruno Latour, Noam Chomsky e Zigmund Baumann e tutti quei pensatori che hanno riflettuto intorno ai cambiamenti nella società neoliberista e alla trasformazione delle istituzioni, non solo in termini educativi ma anche di nuove forme di accesso al sapere, di altre forme di ricchezza, di redistribuzione di capitale e lavoro. Affrontare questi temi ci pone delle questioni inerenti alla formazione. Verso quale futuro andiamo? In che modo dobbiamo pensare al futuro? Domande di questo tipo implicano una riflessione sull’educazione e sulle debolezze del sistema universitario e accademico. Il tentativo che abbiamo fatto con UNIDEE è di riflettere in base all’azione, sul campo concreto e sul piano teorico, per riformulare la residenza partendo dalle criticità del sistema educativo istituzionale. Personalmente un altro punto di riferimento importante è il modello della rete e delle relazioni. Oggi è importante pensare alla rete non solo come infrastruttura, ma come software per le nostre relazioni che rende più complessa la società. L’educazione va pensata su un confronto continuo, uno scambio tra dimensione locale e internazionale – che ha come punti di riferimento anche figure lontane da noi che, in virtù della grande capacità di scambiare informazioni sulla scala globale, possono lavorare con noi. Viviamo in un mondo interconnesso, i rapporti di prossimità sono messi a fuoco e vanno compresi sin dal percorso formativo. La progettazione di UNIDEE tiene presente questi cambiamenti a partire da una riflessione che ci permette di sperimentare e portare evidenze dirette attraverso le persone che partecipano ai nostri gruppi di lavoro.
Quali sono le collaborazioni e le novità nel programma di questa edizione?
Nello statement ogni anno vengono proposte tre parole, concetti ombrello per dare una traccia interpretativa. A partire da questo testo, vengono coinvolti mentori con la richiesta di pensare un’interpretazione di queste idee e declinarle nella loro pratica. È un passaggio molto importante perché è uno strumento reticolare per la condivisione del sapere, un’orizzontalità dinamica e non autoriale capace di incarnare il punto di vista dell’altro. È interessante vedere come il mentore risponde e cosa propone perché, una volta che si organizzano i gruppi, i concetti di partenza si svincolano dalla mia proposta per intraprendere un percorso autonomo che crescerà liberamente nell’interpretazione del gruppo di lavoro. Questo rapporto assume una connotazione politica quando si focalizza un elemento comune tra un attività argomentativa – la didattica – e una di tipo simbolico, l’arte. L’elemento comune che si genera dalla relazione diventa atto politico proprio perché individua un nuovo linguaggio, un significato e questo avviene attraverso la mediazione.
Tra le principali novità di quest’anno abbiamo la partnership con la Fondazione Zegna, un modulo che dura dieci giorni e si pone l’obiettivo della progettazione e formalizzazione di un “qualcosa” – non per forza oggettuale. I mentori saranno Caretto&Spagna, che hanno accolto la richiesta di una progettazione che può essere sia materiale che immateriale – accettando di sviluppare nel tempo un’idea di progetto. Questo sarà un modulo più lungo rispetto ai tradizionali – fatti di una settimana – che ci permetterà di analizzare il formato e il metodo.
C’è un modulo che verrà fatto con Adrian Paci tra Biella e Scutari, in Albania. Cittadellarte e Art House – progetto diretto dallo stesso Paci in cui vengono portate avanti attività e seminari sull’arte. Con questo progetto abbiamo aumentato le collaborazioni con lo Stato d’Albania – partner ufficiale. Per i giovani artisti albanesi è difficile spostarsi quindi, con questo progetto legato alla mobilità, quattro di loro avranno la possibilità di venire a Biella sostenuti con borse di studio del Ministero della Cultura – due delle quali sono riservate ad artisti kosovari.
A settembre abbiamo in programma un modulo co-finanziato dall’Unione Europea, attraverso il programma Creative Europe, per un progetto di studio e ricerca di tre settimane sul post seconda guerra mondiale e sul boom economico. Il progetto si intitola Trauma and Revival, e analizzerà le trasformazioni sociali, politiche, economiche e culturali in Europa e nell’ex Unione Sovietica. I partner sono tantissimi, tra loro lo ZKM Zentrum für Kunst und Medientechnologie Karlsruhe; il Queens Museum il di New York; il Center for Fine Arts Bozar di Brussels; la Galeria Sztuki Wspolczesnej Bunkier Sztuki di Cracovia. Il tutor di questo anno sarà Aria Spinelli, chi vorrà partecipare, dovrà rispondere a una open call e ai vincitori saranno coperti i costi del modulo, il vitto, l’alloggio.
Per quanto riguarda le partnership, è importante sottolineare la struttura reticolare con la quale abbiamo stabilito collaborazioni con tante Accademie e Università italiane e internazionali. Nel giro di tre anni abbiamo aumentato e differenziato le partnership attraverso dei rapporti con istituzioni formative pubbliche che all’inizio si sono lasciate convincere e, dopo aver capito l’importanza di un approccio simile, stanno generosamente offrendo delle borse di studio perché trovano i moduli complementari al loro percorso di studi tradizionali. Abbiamo, inoltre, stabilito partnership con dottorati di ricerca e firmato le convenzioni. L’idea è quella di arricchire costantemente una comunità che – con il passare del tempo – cresce, e aumentando di dimensione, condivide un modello educativo sull’apprendimento del sapere.
L’esperienza utile non in solo in termini di network ma per la condivisione di una sperimentazione formativa attraverso l’arte. La differenza tra il processo di apprendimento sperimentato da Cecilia Guida e Cittadellarte attraverso UNIDEE è differente da quello di altre istituzioni, perché il centro delle attività formative non è focalizzato sull’arte, ma vede l’arte come metodologia per l’apprendimento del sapere – strumento per lo sviluppo dei moduli e lente per la lettura delle intersezioni le varie sfere della società. Lo sguardo non è centripeto – rivolto all’arte direttamente – ma alla contemporaneità in genere.
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