Verso il grande polo culturale di Vicenza. La narrazione di un protagonista di eccezione : Giovanni Carlo Federico Villa
Abbiamo incontrato il direttore scientifico dei Musei Civici di Vicenza, in carica dal luglio del 2015, che ci illustra il secondo e più importante dei tre momenti che consegneranno alla città un Museo – Pinacoteca straordinario, che vuole ridisegnare il volto della città. Prossimo appuntamento: primavera 2018.
Vicenza. Si respira un’aria di fermento nella città veneta, dovuta ad uno straordinario susseguirsi di eventi, tutti collegati a Palazzo Chiericati, storica sede della Pinacoteca Civica. Il progetto prende significativamente il nome di ‘Invito a Palazzo’, con l’idea sottesa di rimarcare la centralità dei Civici Musei e di ‘aprire le porte’ verso il territorio e la collettività. Sarà infatti possibile godere di opere prima non fruibili con un innovativo allestimento che parte dal Palazzo del Palladio e comprende l’Ala Novecentesca completamente ricostruita e riallestita. Contestualmente sono state presentate le iniziative espositive ‘Giovanni Bellini a Vicenza. Un itinerario nel paesaggio’, che si snoda tra Palazzo Leoni Montanari, Basilica di Santa Corona e Palazzo Chiericati, e ‘Ferro, fuoco e sangue! Vivere la grande guerra’, sita nelle sale ipogee dei Civici Musei.
Strettamente collegata a questi eventi, a segnare un asse Vicenza - Bergamo degno di nota, l’inaugurazione della mostra bergamasca su ‘Tiepolo, Genio del Secolo. Capolavori dai Musei Civici di Vicenza’, nello storico Palazzo del Credito Bergamasco che, oltre a presentare trenta capolavori assoluti di Tiepolo, Piazzetta, Ricci, Dorigny e altri protagonisti del Settecento, ha portato al restauro di tutte le opere esposte.
E’ un Giovanni Carlo Federico Villa impegnato su più fronti quello che incontriamo, tra conferenze stampa ed inaugurazioni. Avevamo intervistato lo studioso all’inizio di questo anno (crf. ‘Ritorno al futuro’, 14/02/2016) qualche mese dopo la sua chiamata in qualità di nuovo direttore scientifico dei Musei Civici, ruolo strategico per il rilancio di Vicenza come polo di cultura e ci aveva narrato tutte le novità in corso e quelle in agenda. L’occasione è più che mai propizia, quindi, per riprendere il fil rouge di questo progetto ampio ed articolato, unico in Italia per visione e risorse messe in campo dall’amministrazione, che investe qui il 12% del suo bilancio totale contro una media nazionale che si attesta allo 0,2%.
Giovanni Carlo Federico Villa, questo è periodo denso di eventi, che vede Vicenza al centro dell’interesse in termini di visitatori ma anche della stampa nazionale.
A Vicenza si sono ripensati tutti gli attrattori stabili della città, ad esempio modificando e ridefinendo il ruolo della Basilica Palladiana, riaprendone la terrazza con un ritorno straordinario, anche grazie agli orari d’apertura che vanno dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 18.00 alle 2.00 di mattina. Un approccio che ha consentito di registrare 20mila visitatori ogni mese e di annoverare un utenza molto giovane. Il Teatro Olimpico ha inaugurato a settembre la stagione di spettacoli classici, con ‘Conversazioni 2016’, che ha esordito con un intervento di Bob Wilson, ovvero uno dei più grandi registi del teatro contemporaneo, mentre dal 28 settembre al 2 ottobre ha ospitato l’esordio teatrale di Aleksandr Sokurov, Leone d’oro a Venezia. Eventi che hanno generato una visibilità eccezionale sulla stampa nazionale. Ed è questa la logica in cui si inserisce la riapertura di Palazzo Chiericati che ha visto, in primis, il ripristino dell’edificio storico e ora l’attesa apertura dell’Ala Novecentesca, tramite un allestimento peculiare dalle molteplici suggestioni – la riproposizione della chiesa di San Bartolomeo all’interno del museo – creato amplissimi spazi, rimesso in campo tutti i capolavori a partire dal Duecento per giungere alla metà del Seicento. Poiché la sezione che prende avvio dalla fine del ‘600 sino a tutto il ‘900, la cosiddetta Ala Ottocentesca, ove sono conservati i capolavori di Van Dick, Cairo, Piazzetta, Ricci, Tiepolo, Canova, solo per fare alcuni nomi, non sarà visitabile fino alla fine del prossimo anno, abbiamo pensato di utilizzarli come ‘testimonial’ in grado di dialogare con altri territori.
In questa direzione, conseguentemente, si inserisce l’esposizione ‘Tiepolo, Genio del Secolo. Capolavori dai Musei Civici di Vicenza’, a Bergamo
La mostra è stata realizzata grazie alla sensibilità della Fondazione Credito Bergamasco e del suo segretario generale, Angelo Pietro Piazzoli, che non solo ha individuato le risorse per restaurare tutte le opere ora in mostra, ma ha anche messo a disposizione la sua sede storica per l’esposizione di quanto operato. Quindi abbiamo portato 30 opere a Bergamo e le abbiamo esposte in banca, togliendo aura all’opera d’arte ma al contempo sottolineandone l’eccezionalità, nella direzione di un pubblico che abitualmente non frequenta i musei. Un’operazione di tutela e comunicazione che ha consentito anche di strutturare un programma di convegni, conferenze, concerti e visite guidate con cadenza quotidiana, per tutte e tre le settimane d’esposizione. Accanto alla tutela del patrimonio si è dunque avuta un’ampia comunicazione sull’eccezionalità di Vicenza, che presta dei capolavori assoluti alla città di Bergamo per esporli e goderne creando anche un preciso rimando con la realtà territoriale orobica.
E sull’eccezionalità di Vicenza ha notevole riscontro l’inaugurazione della nuova Ala Novecentesca, presso la Pinacoteca di Palazzo Chiericati
La reazione è stata entusiasta, a partire dalla stampa, che ha espresso meraviglia e stupore. Paradossalmente l’immagine di Palazzo Chiericati si era un poco sbiadita nell’immaginario pubblico e rivederlo riaperto con questa significativa serie di capolavori ha dato il senso di una pinacoteca che si pone tra i primi musei civici europei, per l’importanza delle sue collezioni. Al contempo l’operazione allestitiva è rara nell’Italia odierna: siamo intervenuti in un palazzo che è patrimonio mondiale dell’UNESCO, l’abbiamo recuperato dai sotterranei ai sottotetti, portandolo dai 1089 metri quadri espositivi a oltre 3 mila, rendendolo totalmente fruibile. Contestualmente si sono ridefiniti gli spazi, come nel caso della strutturazione di un’aula per la didattica di 200 metri quadri, dedicata ai laboratori delle scuole. Per ciò che concerne l’allestimento, un’ulteriore novità ha riguardato la ricomposizione della chiesa di San Bartolomeo e i suoi altari, di 7 metri di altezza, con la collocazione e contestualizzazione delle rispettive pale. Abbiamo, in definitiva, pensato a un museo che possa narrare visivamente e sottolineare l’unicità della pittura vicentina nell’ambito della cultura italiana ed europea, puntando sul suo contributo sostanziale al grande modello della pittura veneta. In un percorso cronologico, didattico ed espositivo sviluppato su focali precise in ogni ambiente, caratterizzato dall’uso di colori che a parete accolgano e sottolineino l’importanza delle opere. Abbiamo deciso di inaugurare il nuovo museo con una mostra sulla Grande Guerra, curata da Mauro Passarin conservatore del Museo del Risorgimento, poiché Vicenza è il luogo da cui sono passati 3 milioni e 500 mila soldati italiani, una cifra impressionante se rapportata al totale di 4 milioni e 200 mila soldati d’esercito operante. Hanno combattuto sull’altopiano di Asiago la più feroce e drammatica guerra di montagna della storia dell’umanità. Partendo da questi dati abbiamo inviato dei recuperanti nelle zone teatro delle battaglie che ci hanno portato elmetti, bombe, scatole di cibo, cucchiai e molto altro. Questi oggetti sono stati fotografati e posizionati nei sotterranei di Palazzo Chiericati, con un percorso che vuole far rivivere la vicenda della guerra, la fame, la sete, l’orrore, ma anche l’attesa della fine. Si tratta di un’esperienza emozionale intensa, che sta suscitando reazioni forti e partecipi da parte dei visitatori. L’idea sottesa è un museo civico debba essere in primis della città e del territorio e che spetti ai cittadini riappropriarsi di questa memoria. Ed ancora, l’itinerario belliniano è stato plasmato nel quinto centenario della sua morte, cogliendo la circostanza della presenza a Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari e con un’iniziativa voluta da Banca Intesa Sanpaolo, della Trasfigurazione, proveniente da Capodimonte ma originariamente nel Duomo di Vicenza. Per l’occasione il conservatore del museo naturalistico- archeologico Antonio Dal Lago ha recuperato tutte le specie botaniche presenti nella raffigurazione del Cristo Crocifisso di Giovanni Bellini, giunto dalle collezioni di Palazzo Thiene della Banca Popolare di Vicenza, con l’intento di narrare la storia e la vita di uno dei protagonisti del Rinascimento nel suo quotidiano rapporto con il paesaggio.
Quale la ricaduta territoriale del progetto nel suo complesso?
Abbiamo intercettato la presenza di giovani sia entro che fuori regione, come è accaduto per l’esordio teatrale di Sokurov, una prima mondiale assoluta per il grande regista vincitore del ‘Leone d’oro’ che ha lavorato su di un testo liberamente ispirato a Marni, di cui è autore il Premio Nobel Iosif Brodskij. L’interesse suscitato ha stimolato una provenienza variegata dell’utenza, dalle regioni più distanti così come da quelle limitrofe. Inoltre abbiamo destinato per la prima volta la Basilica a sede degli spettacoli, per esempio di danza, con compagnie inglesi che hanno riscosso un successo rimarchevole ed inatteso.
Quale la strategia sottesa a questa grande operazione?
La strategia si è strutturata lavorando su più livelli, avendo come base un unico grande polo museale e grazie ad una precisa scelta politica del sindaco Achille Variati e del vicesindaco, nonché assessore alla crescita, Jacopo Bulgarini d’Elci, il quale ha impostato questa programmazione in maniera cosciente e attentamente strutturata, al fine di stimolare nuovi modelli. Tanto che già dopo un anno di lavoro possiamo raccoglierne i frutti. La scelta è stata, altresì, quella di inaugurare tutti questi eventi, che potrebbero dare visibilità politica per mesi, tutti in un giorno. La precisa volontà, come sottolineato da Bulgarini d’Elci, è lavorare sugli attrattori culturali nella direzione dei cittadini e del territorio. Questo concetto si concreta in un’offerta di amplissima gamma e tramite una visibilità che non sia quella utilitaristica di una politica legata solo alle cadenze elettorali.
L’unione di intenti con l’amministrazione comunale, dunque, è stata totale
Sono tornato a Vicenza dopo tanti anni perché chiamato da un’amministrazione, quella di Variati e di Bulgarini d’Elci, con un’idea culturale forte e precisa. Concretamente: possiamo concludere i lavori di Palazzo Chiericati perché il Comune destina quasi il 12% dei mutui a questo progetto, contro una media nazionale che si attesta sullo 0,2%. C’è un pensiero politico significativo alla base dell’operazione, che ha portato a un finanziamento di 1 milione di euro per un museo in una città di 100mila abitanti. Anche se non dobbiamo dimenticare che il polo museale vicentino ha superato nel 2015 i 600mila visitatori. Ma il dato più importante in assoluto è come esso copra il 62% delle spese con la bigliettazione, tanto che la Basilica Palladiana è uno dei rari monumenti in utile. Se i costi sono alti, poiché abbiamo 10 dipendenti costantemente sono in loco, tuttavia si segnano ricavi significativi favoriti anche dagli orari, distinguendolo come l’unico monumento italiano aperto nottetempo, oggi assurto a punto aggregativo della città. L’idea dell’apertura della Basilica e della terrazza annessa è di Jacopo Bulgarini d’Elci. Può dunque ben comprendere come sia semplice lavorare in piena assonanza, così come è rimarchevole la lungimiranza e il coraggio di un amministratore locale.
Quale la sostenibilità del progetto ed il ruolo di Cariverona?
Il ruolo di Fondazione Cariverona è stato ed è assolutamente fondamentale e centrale, storicamente. Basti ricordare come nella prima amministrazione Variati essa ha investito oltre 20 milioni di euro per il restauro della Basilica Palladiana, che segna 20 mila presenze mensili. Con l’intento di riposizionare e ridefinire i percorsi cittadini e gli attrattori strutturali vi è stato ora l’intervento su Palazzo Chiericati, in cui il Comune ha messo 1 milione di propri fondi perché la Fondazione Cariverona ha stanziato 1 milione e 500 mila euro che consentono la chiusura dei lavori con il recupero dell’Ala Ottocentesca. Una Fondazione che ha affiancato l’amministrazione comunale in un progetto ambizioso non banale da seguire. Esempio ne è la crescita costante dei risultati di pubblico in Basilica, ad anni dall’intervento. Un’operatività di lungo respiro perfezionata anche con la collaborazione di altre fondazioni territoriali. Posso ricordare la Fondazione Roi, privata, che ha permesso la pubblicazione dei molti tomi dei cataloghi scientifici e di avere i professionisti necessari con cui intervenire progettualmente. Un’operazione virtuosa e, a mio parere, esemplare di come una fondazione bancaria riesca ad interagire con un ente pubblico.
Quale la sinergia, invece, con Fondazione Credito Bergamasco?
Il pensiero espresso sopra caratterizza anche Creberg: una volta condivisa la volontà di collaborare con Vicenza, si è studiato congiuntamente un progetto che non fosse la mera erogazione di fondi ma esprimesse la volontà di mettersi in gioco, esponendo le opere restaurate e attivando intorno a esse un percorso cittadino. Abbiamo scelto di esporre Tiepolo, assieme ad altri capolavori dei musei vicentini, stimolando un contesto tale da consentire di ricercare i Pittoni, Cignaroli, Carlevarijs all’interno della città. L’investimento è stato nella direzione di un restauro riguardante un museo veneto, che ha avuto come ‘ritorno’ delle opere che conferiscono luce al percorso cittadino.
Quali le sfide future?
Con la Fondazione Cariverona aprire l’ala ottocentesca di Palazzo Chiericati, ovvero l’ultima porzione del museo e generare, attraverso quest’ultima, dove verrà collocata la pittura del ‘700 – ‘800 – ‘900, un nuovo apporto nella città. Avremo quattro accessi al museo corrispondenti ai punti cardinali, da corso Palladio, piazza Matteotti e da altri due punti, un sottoportico e una piazzetta, creando due corti interne che si configureranno come una piazza aperta a cinema, teatro, musica, quindi a tutto quanto si propone come attività più giovane ed alternativa. Di conseguenza trasformeremo definitivamente la Pinacoteca Civica in un grande polo culturale e di attrattività diversa. Questa tornerà a essere, come è stata storicamente, la porta della città, poiché tutti gli itinerari ripartiranno da Piazza Matteotti e dal Teatro Olimpico. Ciò, unitamente allo storytelling di quest’ultimo edificio ad opera di Baricco e della Scuola Holden, permetterà di ricentralizzare tutta questa vicenda. Ci diamo appuntamento tra poco più di un anno, nella primavera del 2018!
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