Unconventional Marguelies
Miami. Quando sei a Miami, tra le palme, le spiagge bianchissime, la «letteratura» che i tv shows hanno trasmesso, tutto può venirti in mente, tranne che tra lo splendore dei lustrini e delle luci della notte, possa celarsi la povertà. La vedi se ci stai più attento, se per un attimo smetti di viaggiare in taxi e decidi di percorrere a piedi, a tuo rischio e pericolo, gli ampi boulevard del District. Le pareti delle case smettono di essere perfettamente imbiancate. Perdono l’intonaco, tra un graffito e l’altro. Nascosto da un portone scorgi qualcuno che dorme per terra, il viso celato dalle pieghe del sacco a pelo. Un binario del treno abbandonato muore sul marciapiede, cosparso di immondizia. È questo lo scenario che racconta, allargandolo a tutti gli Stati Uniti, la piccola mostra dedicata alla fotografia di Mary Ellen Mark alla Collezione Margulies. Si tratta più che altro di una «metamostra», una selezione di diciotto stampe alla gelatina d’argento dell’artista americana, circondati dalle opere di George Segal, John Baldessarri, Olafur Eliasson, Michelangelo Pistoletto, tra gli altri. Sono tutti protagonisti della collezione Margulies, ovviamente, voluta dal presidente omonimo, Mr. Martin Z. nel Wynwood Arts District di downtown Miami. Intitolato «An American Odyssey 1963 – 1999» il percorso dedicato alla Mark richiama il libro che l’artista pubblicò nel 2005, ripetendo la tradizione eroica dei Walker Evans e della coppia Zavattini – Strand, ma anche dei Weegee e delle Tina Modotti. Bianchi e neri fortemente contrastati tolgono la patinatura all’America dei capelli cotonati, esasperano le pose dei soggetti che l’artista ritrae e il loro rapporto con la realtà. Lasciando che sia il portato eversivo e trasgressivo dell’immagine a raccontare il significato sociale intrinseco che questi scatti si tirano dietro. Nonostante ciò ad essere veramente protagonista e l’umanità. Straziata, tormentata, lasciata ai margini, eppure grande attrice dell’affresco che la Mark, eletta nel 2005 migliore fotografa dai dai lettori di American Photography. Non è il solo appuntamento dedicato alla fotografia previsto dalla Collezione Margulies. Quest’ultima, infatti, il 22 febbraio va in trasferta e vola a Barcellona, ospite della Foto Colectania Foundation e della Suñol Foundation. L’occasione è la mostra «The Dwelling Life of Man: Photographs from the Martin Z. Margulies Collection» curata da Régis Durand. 165 fotografie e video di 50 artisti costituiscono il corpus delle opere che fanno l’esposizione, la quale pone una domanda molto secca: Come abitiamo il mondo? Artisti del calibro di Walker Evans, Dorothea Lange, Lee Friedlander, Ed Ruscha, Stephen Shore, William Eggleston, Helen Levitt, Andreas Gursky e Roni Horn si dividono tra le due sedi catalane, affiancate dalla Barrié Foundation di Galizia, da sempre impegnata nella committenza nell’ambito della fotografia contemporanea. A dimostrazione che di questi tempi sono (sempre di più) i collezionisti e le fondazioni private i primi attori, i soggetti trainanti (pieni di entusiasmo) nell’ambito della promozione e della diffusione dell’arte contemporanea.
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