Un patrimonio di storie. La narrazione nei musei per la cittadinanza culturale
Curato da Simona Bodo, Silvia Mascheroni e Maria Grazia Panigada, “Un Patrimonio di storie. La narrazione nei musei per la cittadinanza culturale” è una raccolta di percorsi scientifici e professionali che racconta, con passione, storie di musei, mediazione e storytelling. Un viaggio alla scoperta di strumenti e strategie che mettono al centro la consapevolezza della preziosa funzione narrativa all’interno dei sistemi museali presenti e futuri, intesi come luoghi complici di senso e laboratori di vita condivisa.
«L’amore è un grande mediatore»
Chi non ha ripercorso almeno una volta, tra i ricordi d’infanzia, quei lunghi corridoi e spazi silenziosi attraversati in fila indiana e religiosa osservanza durante le famose gite scolastiche al museo? Chi non ha ritrovato quello stesso silenzio in molti altri incontri con la bellezza, nella distanza che precede l’avvicinamento all’arte e ai suoi grandi capolavori?
“Un patrimonio di storie. Le narrazioni nei musei per la cittadinanza culturale” affronta questo equilibrio fatto di silenzi e racconti evidenziando il ruolo essenziale di guide, interpreti e mediatori che ci accompagnano lungo questo viaggio, un ruolo che richiede non solo una grande padronanza di linguaggi diversi e delle loro regole, ma anche passione, sensibilità e dedizione.
Il volume riflette sulla complessità del metodo narrativo e sulle strategie attraverso le quali le istituzioni museali decidono di dar voce alla vita delle opere e dei loro creatori mettendole in dialogo con la vita dei visitatori. Ed in particolar modo, il volume si sofferma sulla narrazione in chiave autobiografica come strumento utile alla mediazione del patrimonio per la cittadinanza culturale, una risorsa che consente di assumere «le storie degli altri in stretta risonanza con le storie delle opere, al fine di far comprendere la pregnanza delle testimonianze del patrimonio culturale, preziose e uniche, e nel contempo “prossime” al vissuto di ciascuno».
Si parla ovviamente di musei in ascolto, di spazi polifonici che intercettano pubblici diversi intesi come «comunità interpretative» attraverso una radicale attenzione alla partecipazione e a ciò che è attuale e contemporaneo. L’intento è quello di superare la contrapposizione tra il sapere disciplinare esperto e il racconto, sostituendo all’idea che raccontare possa essere una forma di riduzione e semplificazione della conoscenza, la consapevolezza che sia essa stessa una forma di produzione e messa in circolo delle storie che si intrecciano in ogni opera.
Nel Museo narrativo, inteso come sistema complesso di contenuti non più autoreferenziali ma finalmente aperti ed accessibili, il racconto è un metalinguaggio in grado di accorciare le distanze tra chi sa e chi non sa, dove risonanze comuni e condivisibili vengono amplificate e moltiplicate attraverso processi di co-costruzione del sapere.
Nei progetti pubblicati all’interno del volume, i patrimoni diventano condivisi, le narrazioni inclusive e i musei complici.
Attraverso i racconti di esperienze museali come “Brera: un’altra storia” e “#raccontamibrera”, TAMTAM– Tutti Al Museo (PIME Milano), “Il mio Iran”: un progetto educativo sperimentale per il MAXXI e il Progetto Diamond: Storie al Museo, il volume riflette anche sul termine comunità, spesso legato in modo unitario ad un concetto di appartenenza territoriale, ma che sempre più spesso nasconde realtà sociali molto disomogenee e difficilmente riconducibili ad un concetto unitario di pubblico.
In questo triangolo tra opere e visitatori, il mediatore culturale mette in moto quelle risonanze che l’incontro con l’opera d’arte è in grado di attivare in modo assolutamente unico e personale in ciascuno di noi. Si tratta di un lavoro di tessitura attenta di parole e visioni, nel quale «ogni oggetto, ogni opera, ogni storia, si trasforma in una risorsa infinitamente più ricca e sfaccettata di quanto non suggerirebbero le tradizionali modalità di veicolazione e mediazione del sapere».
Un processo, quello descritto, nel quale non solo si va completando quel rovesciamento di prospettiva dal “museo arte-centrico” al “museo antropocentrico”, ma sembra prendere corpo «lo straordinario potenziale del museo come luogo della cura: cura della relazione di senso con gli oggetti e, attraverso di essa, del rapporto con gli altri e con se stessi. […] In quel continuum spazio temporale, in cui io, con il mio sguardo, mi pongo davanti ad un’opera e accendo un dialogo, sono legittimato a trovare in essa degli agganci con la mia vita».
Se l’arte non può dunque raccontarsi da sola, non può nemmeno stare da sola, senza un pubblico in continuo dialogo e guide ed educatori capaci di attivare questa imprescindibile relazione.
Per chi intenda iniziare a sperimentare su questo fronte e investire nel racconto come elemento di valorizzazione del patrimonio e dell’esperienza culturale, il volume raccoglie moltissimi di questi incontri sia in forma scritta che orale (grazie ad un CD audio incluso nella pubblicazione), raccontando del “saper narrare” al museo nel modo più efficace possibile: dando voce alle storie e lasciando che la passione e la bellezza facciano il resto.
Un patrimonio di storie.
La narrazione nei musei per la cittadinanza culturale,
a cura di S. Bodo, S. Mascheroni e M. G. Panigada,
Mimesis Edizioni, CD Incluso, Milano, 2016
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