Un Masterplan per il restauro di beni artistici, culturali e architettonici dei luoghi violati dal sisma
La Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno unita alla Diocesi di Ascoli Piceno, ha presentato il progetto “Restauro e salvaguardia degli impianti pittorici della cattedrale”, primo di una serie di interventi calendarizzati dall’Ente per affrontare concretamente le gravi conseguenze del terremoto dell’estate 2016, in una terra che ancora trema. Il Presidente Angelo Davide Galeati racconta l’impegno e gli obiettivi a lungo termine. “Il sisma, oltre agli irreparabili danni umani e alle gravissime lesioni al patrimonio artistico, ha messo seriamente in forse la sopravvivenza del modello antropologico delle comunità nell’entroterra”. Con “Masterplan terremoto”, Fondazione Carispac ha messo in campo non solo risorse economiche significative, ma ha attivato un processo di ascolto della comunità e degli stakeholder per la costruzione di reti e sinergie tra progettualità, attività in settori economici, sociali ed elementi morfologici al fine di attivare un profondo ripensamento del territorio, l’elemento di innovazione e di ripresa.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, in coerenza con la propria missione, ha avuto un ruolo attivo nella risposta alla situazione emergenziale generata dal sisma che i suoi territori di elezione nell’agosto del 2016, facendo del supporto agli abitanti, del sostegno alla ricostruzione fisica e morale di questi luoghi duramente colpiti la propria priorità d’intervento per i prossimi anni.
L’Ente ha messo a punto un piano strategico importante sia in termini di impegno economico – 6 milioni di euro - sia di acquisizione e riordino delle informazioni relative i danni subiti, invitando a questo proposito i cittadini a partecipare attivamente allo sforzo sostenuto, fornendo la propria testimonianza attraverso un portale appositamente realizzato – Piano Pluriennale - per la raccolta di segnalazioni e suggerimenti in merito a beni artistici, culturali e architettonici da restaurare.
Il risultato di questo lungo lavoro di analisi vedrà, in un secondo momento, l’avvio di investimenti mirati a focalizzare l’attenzione locale e nazionale sulla necessità anche simbolica di ricostruire, attraverso il restauro, il tessuto sociale.
Abbiamo approfondito il percorso con Angelo Davide Galeati, presidente della Fondazione.
La Fondazione ha impostato un piano d’azione per il triennio 2017 - 2019 con un focus consistente e concreto sui danni legati al terremoto. Può aiutare i nostri lettori a comprendere la strategia e il piano d’azione?
La Fondazione ha fronteggiato le conseguenze negative del grave terremoto avvenuto nel 2016 e ha valutato che il sisma, oltre agli irreparabili danni umani e alle gravissime lesioni al patrimonio artistico, ha messo seriamente in forse la sopravvivenza del modello antropologico delle comunità nell’entroterra. Con il Piano Pluriennale 2017/2019 la Fondazione ha deliberato di intervenire a salvaguardia di valori, tradizioni e culture che, altrimenti, a seguito dello spostamento sulla zona costiera delle attività economiche, sarebbero andati irrimediabilmente persi. Si è ritenuto che gli interventi di carattere architettonico o artistico dovessero essere indirizzati principalmente alla finalità di mantenere la coesione nelle comunità ed al sostegno sul piano umano e relazionale dei singoli individui colpiti, direttamente o indirettamente, dal gravissimo fenomeno sismico.
Al fine di individuare le progettualità più importanti sulle quali intervenire ed investire per massimizzare l’impatto e la ricaduta di benefici nelle aree territoriali investite dal sisma, la Fondazione ha ritenuto di collaborare con l’Università degli Studi di Camerino per la realizzazione di uno studio denominato “Ritorno al futuro: partecipazione e rinascita, verso un nuovo modello di sviluppo resiliente”, frutto dell’attività di ascolto con gli attori territoriali ed i portatori di interesse. Inoltre la Fondazione ha attivato – così come avvenuto nell’ambito della procedura di redazione del Piano Pluriennale 2017/2019 – un canale di comunicazione attraverso il sito internet per acquisire idee e proposte di interesse collettivo prioritario.
Nel mese di marzo il Cda della Fondazione ha inaugurato, in collaborazione con la Diocesi di Ascoli Piceno, il cantiere per il restauro e la salvaguardia degli impianti pittorici della cattedrale di Ascoli, stanziando 400 mila euro. Il primo di una serie di interventi, con una forte valenza simbolica per la città ed i suoi abitanti. Quanto tempo è previsto per il completamento del progetto? Si avvieranno altri cantieri in contemporanea, e in questo caso sono già stati definiti?
Per la realizzazione degli interventi di recupero dei beni culturali sono state stanziate risorse nel triennio 2017 - 2019 pari ad € 800mila. L’obiettivo è quello di incentivare, attraverso il recupero, anche il turismo, considerato che il bene culturale è un valore non solo in quanto fattore di identità della comunità ma anche dal punto di vista economico, perché abbinabile ad un sistema di iniziative in grado di rivitalizzare il territorio in difficoltà.
L’intervento di restauro e di salvaguardia degli impianti pittorici della Cattedrale di Ascoli Piceno prenderà avvio nel mese di aprile e verrà completato in 18/24 mesi; il cantiere di restauro è orientato a ridare all’intero complesso cattedrale lo splendore che merita, in quanto opera unica e rappresentativa di tutta la cittadinanza.
Nell’ambito di tale fondo è stata sostenuta un’ulteriore progettualità denominata “Restauri e devozioni” che vede come soggetto proponente attuatore l’Università degli studi di Camerino. Il progetto intende restaurare 11 opere artistiche devozionali locali applicando nuove tecnologie sia scientifico diagnostiche sia multimediali e digitali. In connessione ai temi devozionali riscoperti con i restauri, saranno organizzati laboratori storico artistici, video che raccontano luoghi e storie e una mappatura della devozione popolare con tracciati e punti di interesse geo localizzati su MY MAP e pubblicizzati in rete.
Le opere oggetto di recupero sono di vario genere e comprendono tre dipinti su tela raffiguranti l’Immacolata Concezione (Chiesa S. Maria della Meta in Località Taccarelli Amandola), la Vergine del Soccorso (Chiesa S. Giovanni Battista a Montemonaco) e l’ Estasi di S. Filippo Neri (Chiesa SS. Annunziata ad Arquata del Tronto); un affresco di una Madonna con bambino situato nella Cappella presso il Cimitero Palmiano ed un brano di decorazione ad affresco nella parete destra del Convento di S. Francesco a Venarotta; un portale della Chiesa S. Maria de Cellis a Montedinove; due statue, di cui una in terracotta, raffiguranti S. Antonio Abate (Chiesa S. Paolo Apostolo a Force) e una Madonna con Bambino (Spelonga, Arquata del Tronto); tre statue lignee dedicate a Santa Caterina (Vezzano, Ascoli Piceno), S. Antonio (Astorara Montegallo) e all’Assunta (Arquata del Tronto).
La Fondazione Carisap ha approvato e tracciato le linee guida del piano d’azione chiamato “Masterplan – obiettivi strategici di contrasto alle conseguenze determinate dal sisma”. Quali i soggetti coinvolti direttamente nella gestione delle proposte di intervento e priorità di interesse collettivo? Quanto lavoro preliminare è stato necessario in termini di pianificazione, di ricerca e di esamina della direzione lavori?
La Fondazione, con il Masterplan terremoto, ha messo in campo non solo risorse economiche significative ma ha attivato un processo di ascolto della comunità e degli stakeholder al fine di addivenire ad interventi condivisi e sinergici rispetto alla finalità di miglioramento del contesto economico – sociale ed antropologico. Il lavoro di ascolto della comunità ha impegnato il personale e gli Organi della Fondazione per oltre 7 mesi e si è giunti alla definizione di un percorso strategico sfidante. Ad oggi sono state coinvolte direttamente oltre 20 Organizzazioni – suddivise tra Enti pubblici ed Organizzazioni senza finalità lucrative – ed indirettamente operano come partner oltre 75 soggetti giuridici che svolgono le attività progettuali sia nell’ambito turistico, sia nell’ambito enogastronomico, sia in ambito culturale e nello sviluppo di nuove iniziative aggregative. Il Masterplan terremoto è un documento strategico in fase di piena attuazione ed il raggiungimento della sua principale finalità sarà dato dalla costruzione di un processo aggregante di opportunità e valori.
L’intervento di conservazione rientra in uno storico impegno della Fondazione, oppure è connesso all’esigenza di intervenire per la ricostruzione del patrimonio architettonico e artistico, anche al fine di incrementare il turismo e non abbandonare le zone colpite dal sisma?
La Fondazione ha sempre manifestato attenzione all’ambito culturale, anche se negli ultimi anni il maggiore stanziamento di risorse è stato dedicato all’ambito sociale - sanitario proprio per la gravità del contesto sociale ed economico che ha colpito duramente la nostra comunità. Parlo dei problemi del disagio giovanile, dell’abbandono scolastico, della disoccupazione giovanile, della mancanza di opportunità di lavoro. Il terremoto è stato un fattore scatenante che ha determinato una maggiore attenzione verso la ricostruzione del patrimonio architettonico e artistico, non limitata al semplice recupero delle opere, ma orientata alla realizzazione di nuova occupazione, incrementando il turismo e limitando l’abbandono delle aree colpite dal sisma. È possibile individuare il fattore di sostanza su cui poggiare i percorsi strategici di intervento, individuabile nella costruzione di reti e sinergie tra progettualità, attività in settori economici e sociali, ed elementi morfologici al fine di attivare, in una logica di profondo ripensamento del territorio, l’elemento di innovazione e di ripresa. Ritengo che ci siano ad oggi validi presupposti per riservare – nei prossimi anni - una maggiore attenzione alla cultura come fattore aggregante per i giovani e possibilità generatrice di nuova occupazione.
In definitiva, quanti e quali sono gli obiettivi che la Fondazione si propone di raggiungere tramite Masterplan?
Sviluppare il turismo di scoperta del territorio (touring) principalmente nella media stagione, includendo la città di Ascoli Piceno e i borghi dell’entroterra nel mercato turistico. In particolare, sostenere interventi di potenziamento del prodotto cultura e l’offerta di servizi di visite guidate attraverso il coinvolgimento di giovani e mediante la costituzione di cooperative sociali. Sviluppare ed organizzare l’offerta di produttori, coltivatori e cantine, come sistema, per creare un prodotto enogastronomico spendibile a valenza turistica e fare in modo che l’enogastronomia sia veramente uno degli attrattori turistici del Piceno. Sostenere il patrimonio architettonico ed artistico attraverso il recupero degli edifici storici fortemente legati all’identità ed alla storia della comunità anche quale veicolo di promozione turistica. Evitare lo spopolamento delle aree montane proponendo percorsi accademici, formativi ed esperienziali a beneficio dei giovani da coinvolgere anche in attività di impresa cooperativa, con la presenza attiva del sistema universitario e delle eccellenze nazionali nella ricerca agroalimentare. Attirare nuove professionalità e giovani che sempre più difficilmente riescono a trovare una colloca- zione formativa e accesso al mondo del lavoro. Favorire l’ospitalità dei giovani e l’integrazione dei giovani con la comunità attraverso la valorizzazione degli spazi di incontro e di condivisione ludico–aggregativi. Il recupero dei luoghi di incontro per i giovani, il recupero delle case comunitarie per l’accoglienza degli stessi, favorire l’ospitalità estiva e la realizzazione di campus capaci di attrarre giovani di altri territori e generare flussi turistici a beneficio delle realtà economi- che del posto, sono tutti interventi auspicabili per sostenere il tessuto generazionale, la residenzialità delle aree montane, il recupero del valore della prossimità.
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