Saper fare, Saper Essere. Portare i Mestieri d’Arte nel XXI secolo
Franco Cologni, carriera luminosa nel gotha del lusso nel mondo, con una fondazione che porta il suo nome da oltre vent’anni ha messo al lavoro le sue competenze, la sua rete, le sue visioni e il suo patrimonio per dare futuro all’eccellenza economica e culturale dei Mestieri d’Arte, alla trasmissione del sapere, al dialogo con l’innovazione tecnologica. Conversiamo con Alberto Cavalli, direttore della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, sulla visione e la progettualità dell’Ente che grazie a risultati tangibili a livello di sistema, dall’Italia diventa modello internazionale
Un personaggio straordinario, protagonista del gotha del mondo del lusso internazionale. Franco Cologni, milanese, classe 1934, figlio di una sarta, colto, eclettico, si laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università Cattolica e matura una specializzazione quarantennale nel mondo del lusso: da Presidente di Cartier International, dopo l’entrata della Maison francese nel Gruppo Richemont assume il ruolo di Direttore Esecutivo di tutto il settore gioielleria e orologeria del Gruppo. Nel 2004 fonda a Milano la Creative Academy, scuola internazionale di design e creative management del Gruppo Richemont, di cui è Presidente. *“Il lusso è dato dalle belle cose che rendono più piacevole la vita. E’ la differenza che passa tra eccellenza e banalità”, afferma.
Nel 1995, quando lo spirito dei tempi andava in altra direzione, diede alla luce a Milano la Fondazione che porta il suo nome per far comprendere il valore e la bellezza dei mestieri d'arte. “Amare un oggetto fatto da un grande artigiano, magari in collaborazione con un designer o un creativo, significa percepirne non solo il fascino estetico, ma anche comprenderne il senso, scoprirne la manifattura, amarlo per ciò che porta nelle nostre vite. È un'azione simbolica e culturale”.
Il nostro Paese può competere sulla produzione di oggetti che toccano il cuore delle persone. “Non occorrono altri abiti, altre sedie. Occorre sognare, lavorare sugli immaginari. In tutto il mondo c’è voglia di vivere come gli italiani, vestirsi come gli italiani, mangiare come gli italiani”. Da questo assunto partiva Franco Cologni, che ha creato un movimento di attenzione che oggi ha numerosi esegeti, molti dei quali annoverati nel comitato scientifico della Fondazione stessa: espressione “di una certa Italia che riconosce che il vero welfare è fare bene per stare bene, come scrive Romano Benini. Il lavoro artigiano che nasce dall'impegno, dalla competenza, dalla dedizione, rende felici”.
Nel 1995 il sintagma "mestieri d'arte" era un'espressione insolita per l’Italia. Cologni la importa dal métier d'art francese, che il suo grande amico Valéry Giscard d'Estaing aveva valorizzato. Durante la sua presidenza venne approvata la legge sul riconoscimento e sulla tutela dei mestieri d'arte; nacque l'Institut National des Métiers d'Art, allora denominato Société d'encouragement aux métiers d'art. Su questo solco ha lavorato la Fondazione Cologni; e “a distanza di 20 anni riusciamo a cogliere il percorso delineato, anticipando una direzione che ora è chiara. Quella giusta: valorizzare il saper fare che è un saper essere italiano”, ci dice Alberto Cavalli, Direttore Generale della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, 41 anni, laurea in Scienze Politiche all'Università Cattolica, una esperienza in Bompiani, competenze in comunicazione, scelto e formato da Franco Cologni. Tanto lavoro in una organizzazione molto “leggera”: otto persone, di cui due apprendisti, finanziata personalmente da Franco Cologni che su specifici progetti porta a bordo partner.
“Abbiamo iniziato con attività editoriali e con il finanziamento alla ricerca accademica. Oggi contiamo due collane, entrambe edite da Marsilio Editori: Mestieri d'arte e Ricerche. Pubblichiamo una rivista semestrale, “Mestieri d'arte & Design”, che ha anche un'edizione inglese: Arts & Crafts & Design”.
Comunicare con professionalità. Una visione che emerge immediatamente da un primo sguardo ai prodotti editoriali e alla pagina web della Fondazione Cologni: “da sempre lavoriamo sul linguaggio con cui si parla di mestieri d'arte. Una delle nostre ultime ricerche, “Il valore del mestiere. Elementi per una valutazione dell’eccellenza artigiana” va proprio in questa direzione: quali sono i criteri che denotano l'eccellenza nell’opera di un maestro d'arte?”.
L’attività di comunicazione culturale, da sempre un punto forte nella visione di Franco Cologni, nel corso degli anni è stata arricchita da numerosi progetti “originali”. Come il titolo di MAM – Maestro d’Arte e Mestiere, assegnato per la prima volta nel 2016 a 75 grandi artigiani italiani (www.maestrodartemestiere.it).
O come “Una Scuola, un Lavoro”, il percorso nato sei anni fa dall’idea di creare un premio o un riconoscimento per i maestri artigiani, e volto a dare futuro ai mestieri. “Abbiamo creato un progetto che potesse permettere ai maestri artigiani di lavorare insieme a un giovane tirocinante per 6 mesi”. Un progetto cresciuto e perfezionato, che ha portato a bottega nel 2016 oltre 40 giovani, ragazzi e ragazze, in altrettanti atelier. 110 in 5 edizioni, sempre in incremento. Con quale tratto di originalità? “Il rapporto con le scuole, per esempio. Le migliori di arti e mestieri candidano i loro school leavers. Si tratta di un patto di co-responsabilità con il sistema della formazione professionale in Italia che ha molte anime: istituti pubblici, privati, regionali o nazionali, che assolvono l'obbligo come lo Stradivari di Cremona o che eroghino una formazione post-graduate”. Un progetto che si nutre di ricerca, come d’uso per “casa Cologni”: l’analisi delle buone pratiche educative, pubblicata nel volume "La regola del talento", ha permesso l’identificazione e la valorizzazione di 17 scuole; da lì è nato un sito - www.scuolemestieridarte.it ─ che oggi di istituti ne raccoglie oltre 200.
Inoltre, affinché il passaggio di know-how sia efficace, è fondamentale che Maestro e allievo abbiano feeling: “accettiamo candidature solo se si sono incontrati prima e hanno discusso insieme il percorso”. E se la scuola ha difficoltà a trovare la bottega giusta, interviene la Fondazione Cologni che, stante l’alto numero delle richieste, seleziona ulteriormente i candidati con una commissione interna, valutando anche il progetto presentato. Il tirocinio è remunerato dalla stessa Fondazione con 700 euro al mese per 6 mesi, oltre alla copertura di tutti gli oneri e la gestione del percorso amministrativo, non sempre facile. “A volte ci troviamo di fronte ad incomprensioni, ottusità imperscrutabili.” Molte competenze legate all'artigianato e ai mestieri d'arte, così come la formazione professionale, fanno capo alle Regioni, dopo la riforma del titolo V della Costituzione, e “ogni Regione segue strade diverse, anche nei tirocini formativi che sono uno dei nostri impegni prevalenti”.
Ma il processo funziona perché “il mondo dei mestieri d'arte ha necessità di un dialogo serrato con chi eroga formazione”. Si incrociano i bisogni. In cinque anni le assunzioni e le collaborazioni hanno superato il 60% dei partecipanti, mentre a livello nazionale ─ in tutti i settori ─ i tirocini formativi, quindi post-diploma, che si trasformano in contratti veleggiano sul 12%.
Una best practice che è valsa il riconoscimento a livello europeo della prestigiosa Fondazione Bettencourt-Schueller.
“Va scardinata una convinzione, ormai imbarazzante come le quinte dozzinali di un teatrino di periferia, che incornicia il mondo dell’artigianato nella marginalità. I veri maestri d'arte non sono esecutori, ma interpreti. Chiunque ami la musica riconosce benissimo la differenza. Cosa è necessario per essere un vero interprete? Intelligenza, competenza e la capacità di mettersi in dialogo e in ascolto. Seconda Ettore Sottsass, dopo aver visto il lavoro di Giovanni Sacchi, il modellista che realizzava i modelli in legno per tutti i più grandi designer, non c’era quasi più il desiderio di realizzare l’oggetto. Era già bello, perfetto nel comprendere ciò che il designer aveva in mente. Uno dei nostri maestri più cari, il ricamatore Pino Grasso, la mano per Prada, Armani o Dolce & Gabbana, riesce a rappresentare il DNA di ogni grande maison. Il maestro d'arte deve interpretare il gusto, il desiderio, l'identità di chi crea eccellenza e trasformare l’oggetto in un'opera meravigliosa. Questo non è comune. In Italia abbiamo ancora parecchi di questi maestri. Non ce ne sono molti nel mondo. È un tesoro prezioso. È una fonte per la creazione di nuovi immaginari”.
L’immaginario deve trovare un correlativo oggettivo nel lavoro dei nostri maestri d'arte, soprattutto quando sanno mettersi in dialogo con il contemporaneo, quindi lavorare con i designer, con chi manifesta una cultura del progetto diversa. “Dalle botteghe del Rinascimento passavano tutti: cardinali, spie, cortigiane e granduchi. Ognuno esprimeva la sua visione e l'artigiano, con la sua bottega, interpretava e anticipava lo spirito dei tempi”.
Per molti anni le botteghe degli artigiani sono state viste come dei luoghi chiusi. La Fondazione Cologni a novembre ha lanciato un sito, www.well-made.it: diverso dai soliti siti-vetrina, offre la possibilità di trovare la bottega artigiana che si sta cercando o che interessa, commentare, valutare l'artigiano, alimentare una community. Un modo diverso di vivere l’atelier dell’artigiano. Un sito creatore di una comunità. “Un abito fatto su misura da un sarto costa di più o di meno rispetto a un abito acquistato in boutique? Cosa significa una camicia su misura? Come lavora un liutaio?”.
Il digitale offre grandi possibilità: “fare meglio, fare di più, liberare tempo per la creatività. Se ci sono anche azioni che possono essere svolte meglio con l’ausilio della tecnologia perché non utilizzarla? Ma la tecnologia è strumento: non deve fagocitarci. Secondo noi è errato confondere innovazione con digitalizzazione. È una parte. Non la esaurisce. Le botteghe degli artigiani sono da sempre un laboratorio sperimentale. Pensi alla lucidatura del coccodrillo con l'agata. I maestri d'arte hanno la vocazione a superarsi sempre ed è molto importante mantenere l’approccio "hands on". L’afflato tecnologico non rappresenta tutti i futuri possibili. A volte questi due mondi si guardano con distanza o con freddezza. Va cercata un'integrazione. L’artigiano concentrato sul proprio lavoro non sempre ha tempo di seguire il sito internet, la comunicazione, l'immagine, che invece sono di fondamentale importanza. Va aiutato e vanno alimentate nuove generazioni di maestri”.
In questa direzione alla Fondazione Cologni è stata assegnata una cattedra al Politecnico di Milano, alla facoltà di design: “Bellezza italiana”. “Per gli studenti del terzo anno. Mira a rappresentare la bellezza italiana come un codice genetico, composto di elementi che vanno delineati e definiti. Ogni lezione è dedicata a uno degli elementi: autenticità, originalità, tradizione, innovazione… con specificità culturali e artistiche. La classe creativa deve avere ben chiaro da dove arriviamo. Il peccato originale della progettazione spesso è il déjà-vu ed essere consapevoli di ciò che è stato fatto e di come è stato fatto ci aiuta a evitare l’omologazione”.
Una impronta italiana oggi mutuata a livello internazionale. Il businessman sudafricano Johann Rupert (1950) ha infatti lanciato a Ginevra la Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, fondata con il suo mentore Franco Cologni; Alberto Cavalli ne è il co-direttore, insieme alla ginevrina Fabienne Lupo. Rupert negli ambienti finanziari è considerato un Re Mida; Presidente di Richemont, uno dei tre più grandi gruppi mondiali del lusso, con un portafoglio di case come Cartier e Montblanc. Tutte realtà il cui successo è basato proprio su stile, creatività e alta artigianalità.
Tra i primi passi della nuova fondazione vi sarà la creazione di un data base di alcuni tra i più grandi artigiani sparsi in Europa: i métiers d’art esistono ovunque, ma “in ogni Paese occorre valorizzarli e promuoverli, anche in Francia e Italia, paesi ricchissimi di artigiani in ogni settore, dal ricamo alla gioielleria, dalle calzature agli ombrelli, dalle camicie agli strumenti musicali”.*
Replicando il modello italiano, la Michelangelo Foundation investirà in comunicazione per far conoscere il lavoro silenzioso di tante eccellenze, affinchè si comprenda la rilevanza di questa economia di micro-imprese, senza le quali il “mondo del lusso come lo conosciamo non potrebbe esistere”; imprese minacciate se i “saperi artigianali non vengono tramandati tra generazioni”.
Un passaggio fondamentale individuato da Rupert-Cologni è la relazione tra artigiani, designer e creativi, “creando partnership di medio termine che incoraggino gli atelier e diano loro stabilità”.
La Fondazione Michelangelo scalerà a livello europeo i progetti di successo sperimentati a livello italiano, come “Doppia Firma”, il progetto creato dalla Fondazione Cologni per il Salone del Mobile 2016 in collaborazione con Living e Yoox: “abbiamo commissionato e messo in mostra all’Ambrosiana 16 oggetti, co-firmati da designer e artigiani esperti in mestieri rari”. I prototipi restano di proprietà della Fondazione, per mostre itineranti; i progetti appartengono invece alla coppia, e potranno essere da loro riprodotti.
Una collaborazione con le imprese che porta in evidenza come il bello, il ben fatto, non stia solo nell'esito, ma anche nel processo: “gli impenditori illuminati trasformano un'idea in un prodotto che il mondo amerà, mantenendone il cuore artigianale, che fa la differenza”.
*Fondatore e direttore di numerose riviste, autore di volumi sulla storia del teatro, sul lusso e sulle arti applicate, nel 1995 ha dato vita alla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte (Milano), di cui è Presidente, allo scopo di salvaguardare e promuovere il prezioso patrimonio culturale, sociale ed economico rappresentato dal lavoro dei Maestri d'Arte. Nel 2004 ha fondato la Creative Academy (Milano), scuola internazionale di design e creative management del Gruppo Richemont, di cui è Presidente. È stato Presidente della Fondazione Internazionale dell’Alta Orologeria, con sede a Ginevra, dove oggi ricopre la carica di Presidente del Comitato Culturale. Insieme a Johann Rupert, Chairman della Compagnie Financière Richemont SA, ha fondato la Michelangelo Foundation for Creativity and Crafstmanship, basata a Ginevra.
**comprende numerose Maison tra cui Cartier, Van Cleef & Arpels, Piaget, Vacheron Constantin, Jaeger-LeCoultre, IWC Schaffhausen, Panerai, Mont Blanc.
***”Senza artigiani il lusso scompare. Investiamo nei talenti europei”, di Giulia Crivelli, Luxury-Sole 24 Ore, 24 ottobre 2016
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