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Ripartire dalla bellezza

  • Pubblicato il: 03/11/2012 - 18:49
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Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin

Firenze. 9 giorni, 350 relatori internazionali per 35 convegni e 11 tavole rotonde, 4 direttori eccellenti, 72 blogger: è iniziata oggi a Palazzo Vecchio di Firenze la maratona di «Florens. Biennale Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali» dal titolo «Cultura, qualità della vita». Con alle spalle 200mila visitatori nel 2010, la manifestazione promossa dalla Fondazione Florens[1] ha aperto i lavori nella Sala dei Cinquecento con i ringraziamenti del Presidente Giovanni Gentile alla straordinaria lista dei 66 sponsor e 41 partner che, nonostante la crisi, hanno reso possibile realizzare la seconda edizione della biennale.

Una biennale-laboratorio di economia della cultura, con duplice natura di approfondimento scientifico e momento divulgativo, che mira a posizionare una delle più importanti città d’arte al mondo non solo sulla conservazione e sulla tutela del patrimonio, ma soprattutto sulla produzione artistica e sullo sviluppo delle industrie culturali e creative. «Fondazione Florens vuole chiamare a raccolta tutti coloro che vogliono porre al centro del rilancio dello sviluppo economico l’investimento culturale. Una lega di soggetti che sentono che le cose possono cambiare» precisa Gentile, sottolineando l’importanza del momento storico per l’Italia che si avvia alle elezioni: «c’è bisogno di una scossa in questo Paese, perché siamo vicini al punto di non ritorno». Un sottile ammiccamento al sindaco Renzi (che segue dalla prima fila preparandosi al suo saluto istituzionale) per esplicitare la questione nodale della biennale: se non saremo in grado di coordinare in maniera strategica la politica culturale del Paese, le industrie culturali non saranno capaci da sole di generare il flusso economico necessario per la conservazione e la tutela del patrimonio, oggi sostenute sempre meno dai languidi fondi pubblici. I temi chiave di questi giorni saranno, dunque, i modelli di cooperazione pubblico-privato, l’atmosfera creativa dei territori, il posizionamento competitivo sulla cultura e l’apertura alla contemporaneità. Non a caso, uno degli interventi più interessanti di questa edizione è l’installazione di un’opera monumentale di Mimmo Paladino in Piazza Santa Croce: un’enorme croce di 80x50 metri costituita da oltre 50 blocchi di marmo di Carrara diversi per dimensione, forma e colore, posta su un tappeto di ciottoli marmorei bianchi, estesi per circa 4mila metri quadrati.

Un’azione simbolica e densa di significati in una città che, tuttavia, non si contraddistingue per la ricerca accademica sull’economia della cultura. Perché questa biennale è fiorentina e non, piuttosto, torinese o milanese? Consultando il programma, la risposta è quasi ovvia: oltre 70 imprenditori (in maggioranza fiorentini e toscani) interverranno in diversi appuntamenti per riportare la propria esperienza di investimento culturale e, tra le istituzioni, la Regione Toscana presenterà il funzionamento del suo Distretto tecnologico dei beni culturali. Non si tratta di una biennale votata al dibattito su modelli e teorie economiche, ma soprattutto di un momento di scambio progettuale e pro-attivo. «Firenze è una città che crede al rapporto tra economia e cultura e che ha consapevolezza della centralità di questo tema» spiega Matteo Renzi, che aggiunge «se ci siamo abituati alla bellezza, Florens ci aiuta a riaprire gli occhi».

La mattina prosegue con la prima tavola rotonda della biennale, «La governance dei beni culturali: il ruolo delle istituzioni per un settore strategico dell’economia nazionale», organizzata dal partner Il Sole 24 Ore e introdotta da un intervento di Armando Massarenti sull’esperienza del «Manifesto per una Costituente della Cultura» del supplemento Domenica. Un manifesto che ha avuto i pregi sostanziali di «aver riassunto un disagio e indicato da dove si può ripartire» ha affermato il direttore della Domenica ricordando, però, la questione più delicata del nostro Paese: «il paradosso dell’Italia è che il brand italiano nel mondo, cioè la bellezza del patrimonio storico artistico e l’aver inventato il metodo scientifico, si scontra con il fatto che siamo al primo posto della classifica della functional illiteracy». Secondo lo «Human Development Report» dell’Onu (2009), infatti, il 47% degli italiani è analfabeta funzionale, cioè non ha le capacità di lettura e scrittura per gestire azioni quotidiane di vita e lavoro, superiori al livello base.

Il rapporto tra educazione e cultura è talmente correlato che una delle sfide più importanti per gli operatori culturali di oggi è aprirsi alle differenti tipologie di pubblico, con modalità nuove.
«La partecipazione culturale dei cittadini italiani è al di sotto della media UE27» spiega l’economista Pier Luigi Sacco «e questo genera ricadute negative sulla coesione sociale ma anche sul rinnovamento imprenditoriale. Noi italiani dobbiamo capire che, oltre ai beni culturali, dobbiamo occuparci della produzione creativa perché, insieme all’evoluzione delle piattaforme digitali, questa cambia il modo con cui la cultura produce valore». Per Sacco, che firma la ricerca «L’Italia che verrà. Industria culturale, made in Italy e territori» (Symbola, Unioncamere, 2012) «da un lato l’Italia ha una grande credibilità internazionale rispetto alla potenzialità di generare reddito con la cultura e giovani preparatissimi pronti a farlo. Dall’altro, non siamo capaci di mettere a punto una strategia di sviluppo che parta dalla cultura e dalle industrie creative». Al contrario, continua Sacco «la Cina sta mettendo a punto un piano di sviluppo culturale e creativo che vedrà investito, per i prossimi anni, un flusso di finanziamenti pari al PIL italiano; la Corea del Sud è leader incontrastato nella produzione di contenuti culturali in Oriente, ma si sta espandendo velocemente anche a Ovest, se consideriamo fenomeni come il video “Gangnam Style” del cantante coreano PSY, che in pochi mesi è stato cliccato da oltre 600milioni di utenti unici[2]».

Avevamo detto che Florens è l’appuntamento dei «fatti». Anche Sacco, dunque, anticipa il suo progetto: «sto lavorando alla candidatura di Siena come “Capitale della Cultura 2019” creando un progetto di sviluppo locale su base creativa e culturale che crei un precedente per l’Italia». Ha aggiunto che la School of Humanities di Harvard si è fatta avanti (ed è stata inclusa) come partner di progetto e, forse, ha strizzato l’occhio a Cosimo I magnificamente rappresentato dal Vasari non solo nella sua apoteosi, che sovrasta il Salone dei Cinquecento, ma anche ne «La presa di Siena»…

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[1] Fondazione Florens nasce nel 2010 con la partecipazione di Intesa Sanpaolo, Banca CR Firenze, Confindustria Firenze, CNA Firenze. Quest'anno è entrata nella compagine sociale anche APPS Associazione Partners Palazzo Strozzi. Per questa seconda edizione, la direzione culturale del Forum Internazionale e delle tavole rotonde è a cura di Mauro Agnoletti, esperto di pianificazione del territorio e del paesaggio, Andrea Carandini, archeologo e Walter Santagata, economista; la direzione artistica è affidata a Davide Rampello.

[2] «Gangnam Style» di PSY risulta attualmente il terzo video più cliccato di You Tube. Al secondo posto «On the floor» di Jennifer Lopez, al primo «Baby» di Justin Bieber.