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Regioni e cultura, l'emergenza di una policy capacity. Riflessioni dall'esperienza francese e italiana

  • Pubblicato il: 15/01/2016 - 14:40
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Maria Elena Santagati

Quale ruolo per le regioni nella governance della cultura? Un progetto di ricerca condotto nell'ambito di un dottorato presso SciencesPo Grenoble affronta e ripercorre alcune questioni cruciali legate alla genesi e all'evoluzione dell'intervento delle regioni in materia culturale, oggetto di analisi spesso trascurato
 
 
 
 
Nel contesto attuale di riforme, che coinvolge anche le regioni, il ripensamento della loro estensione, non ultimo in un'ottica di spending review, nonché la ricerca di una maggiore efficacia in termini di policy, appare importante chiedersi come si caratterizzi l'intervento regionale in materia culturale, e come questo si sia sviluppato nel tempo, dalla costituzione dell'ente ai giorni nostri. L'analisi dell'esperienza francese e il confronto con quella italiana forniscono elementi interessanti e spunti critici in proposito, nonché riflessioni sulla necessaria e urgente evoluzione verso l'elaborazione e l'implementazione di politiche regionali sostenibili.
Considerare l'intervento regionale in materia culturale implica un'analisi in almeno due direzioni: la regione come "scala" di governo e, allo stesso tempo, come istituzione operante all'interno di un sistema di attori di governance. La prima direzione risulta fondamentale per comprendere la genesi dell'azione regionale in materia culturale alla luce delle riforme di decentramento e di modernizzazione dello Stato, nonché di ripartizione delle competenze in materia culturale. Un'analisi più approfondita della regione come istituzione in azione, invece, si rivela necessaria per caratterizzare la configurazione dell'intervento di tale ente nel settore culturale ad un livello micro.
Competenza concorrente e clause de compétence générale (clausola di competenza generale) definiscono il perimetro dell'intervento regionale, rispettivamente in Italia e in Francia, da cui si evince il grande volontarismo delle regioni francesi, che hanno costruito la loro azione in materia culturale integrandola alle competenze loro attribuite per legge in altri settori. I diversi processi di decentramento avrebbero generato una differenziazione tra le regioni dei due paesi almeno a tre livelli: in termini ovviamente di competenze, ma anche di capacità di azione e di interdipendenza tra l'ente regionale e l'amministrazione periferica dello Stato. Ad una regionalizzazione de facto in materia culturale in Francia, realizzata attraverso la cooperazione, la cogestione e la sperimentazione, si opporrebbe un decentramento de jure che avrebbe limitato spazi e forme di collaborazione Stato-Regioni in Italia, tanto da sollevare non pochi dubbi in merito alla collaborazione tra i due soggetti, sul suo carattere reale, quindi, ancor prima che leale. Nel caso francese, è proprio nello scambio politico con lo Stato che le regioni avrebbero infatti maturato la loro professionalizzazione in materia culturale. Nonostante le differenze in termini di finanziamenti nei due paesi, questi enti sembrano definire il loro ruolo nella governance culturale non tanto, o meglio non più, attraverso l'allocazione di fondi, quanto piuttosto proponendosi, nella maggior parte dei casi, come soggetto coordinatore con un ruolo di "messa a sistema" dei soggetti e delle risorse territoriali. Il rapporto dell'ente regionale con l'amministrazione periferica dello Stato rivela ulteriori spunti interessanti: se da un lato le DRAC- Directions régionales des affaires culturelles assumono un ruolo di prim'ordine nell'intero settore culturale e mostrano un elevato grado di interdipendenza con la regione, dall'altro, il tortuoso cammino delle Direzioni regionali e il potere squisitamente tecnico e autorizzativo delle Soprintendenze avrebbe indotto all'ineludibilità di una relazione formale tra i due soggetti, limitata peraltro al solo campo dei beni culturali, piuttosto che ad una cooperazione in termini strategici e operativi.
Volendo analizzare più nel dettaglio due casi studio regionali, il confronto tra la regione Rodano-Alpi e il Piemonte mostra un sistema di attori di governance caratterizzato da un livello di professionalizzazione e di interdipendenza senza dubbio differente nei due paesi; la cooperazione con lo Stato e la sua amministrazione periferica, la professionalizzazione delle regioni, le modalità e gli strumenti con cui vengono implementate le competenze trasferite, e non ultimo l'erogazione dei finanziamenti, forniscono ulteriori elementi di riflessione. Nel caso francese, il ruolo delle agenzie culturali regionali come la NACRE – Agence pour le développement du spectacle vivant e l'ARALD – Agence pour le livre et la documentation che, per il loro stretto rapporto con i professionisti della cultura e le loro competenze tecniche, costituiscono delle garanzie di sostenibilità delle politiche regionali, una reale concertazione con gli attori culturali che partecipano pertanto alla costruzione delle politiche, che diventano così deliberate, mostrano l'emergenza di una policy capacity in materia culturale. Evoluzione analoga, sebbene non ancora del tutto compiuta, per il Piemonte, considerato da più parti una delle eccellenze nel panorama italiano, grazie ad una stagione di cooperazione interistituzionale (e di investimenti) efficace, all'elaborazione di strumenti propri quali, ad esempio, i Piani di Valorizzazione, a processi innovativi come quello per l'elaborazione degli standard museali regionali, al ruolo delle Fondazioni bancarie, che da soggetti erogatori si trasformano in attori dotati di proprie politiche culturali. In entrambi i casi, emerge chiaramente il ruolo di supporto e di accompagnamento svolto da soggetti esterni come gli osservatori e le fondazioni o le società di consulenza.
Nonostante la differenziazione tra le regioni sia indubbiamente elevata, nel caso francese come in quello italiano, è tuttavia possibile constatare un'evoluzione in termini di policy capacity regionale in materia culturale. La posizione specifica di questo ente nel sistema di governance e le caratteristiche dell'intervento regionale in questo settore ci fanno propendere per una considerazione della regione come scala ideale per la sperimentazione di una sostenibilità delle politiche pubbliche, per cui, nel nostro caso, condizioni necessarie si rivelano senza dubbio la cooperazione e l'intersettorialità. Alla legittimità di politiche co-costruite e deliberate si aggiunge, quindi, una sempre più intensa trasversalità nella programmazione e nell'azione, in grado peraltro di potenziare i numerosi effetti spillover del settore culturale e di assicurare una base più ampia di finanziamenti.
L'avvenire delle regioni, ancor più nell'ottica di un loro accorpamento, passa pertanto dallo sviluppo e dall'esercizio di una policy capacity, in grado di assicurare politiche sostenibili, legittime, deliberate, che possano disporre delle adeguate risorse umane e finanziarie, frutto di una competenza che interpreta i cambiamenti politici, senza soccombervi.
 
 

 
Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in scienze politiche presso SciencesPo Grenoble, già Visiting PhD Student presso il Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna, dove si è laureata in economia e management della cultura (G.I.O.C.A.). Collabora a progetti di ricerca e consulenza con enti e istituzioni nazionali e internazionali.