POWER OF CULTURE FOR LOCAL DEVELOPMENT
Autore/i:
Rubrica:
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di:
Massimiliano Zane
Un numero crescente di amministrazioni locali e nazionali è impegnato a valorizzare il proprio patrimonio culturale e a sostenere le industrie culturali e creative in quanto fattori di sviluppo e benessere. Ma molte restano le zone grigie e la strada da fare per una reale attivazione delle potenzialità dell’intero settore, è ancora lunga. A provare a dar slancio attuativo a tutto questo, l'OCSE potenzia il suo programma di capacity building con il primo forum internazionale dedicato specificatamente ad esaminare i legami, ormai stingenti, tra cultura e crescita locale: “Unleashing the Transformative Power of Culture and Creativity for Local Development”.
La cultura svolge un ruolo sempre più importante nelle agende politiche delle città e delle regioni, sia da sola che come parte di una più ampia crescita economica e benessere. In questo senso i policy maker sempre più osservano con attenzione le industrie culturali e creative (ICC), provando a definire il loro ruolo potenziale di incidenza sullo sviluppo occupazionale e economico locale; e sempre maggiormente, questo binomio, trova riconoscimento anche nella stretta vicinanza tra la pratica di fruizione dell’esperienza culturale ed il benessere, individuale e collettivo, riconosciuti ormai come fenomeni associati e correlati positivamente.
Le evidenze degli studi e gli esempi decennali annoverati sull’impatto della cultura nelle economie locali, hanno determinato fuor di dubbio che la cultura contribuisce a:
Le evidenze degli studi e gli esempi decennali annoverati sull’impatto della cultura nelle economie locali, hanno determinato fuor di dubbio che la cultura contribuisce a:
- Generare crescita economica, produttività, esportazioni e occupazione;
- Diversificare l’economia e contribuire alla rigenerazione urbana;
- Promuovere città e regioni “altre” come destinazioni da visitare, in cui vivere, lavorare e investire;
- Rafforzare l’identità culturale e la diversità locale;
Come nel caso del nascente M9 Museo del ‘900 di Venezia Mestre: spazio storico restituito alla cittadinanza e reintegrato nel tessuto urbano del centro di Mestre, reso nuova officina del sapere e fulcro di un nuovo sviluppo cittadino in chiave smart city che inaugurerà il prossimo 1 dicembre.
Ma non solo. Esiste un ormai acclarato rapporto tra cultura, salute e benessere nelle comunità, ovvero il potenziale terapeutico dell’arte e della cultura, è oggi riconosciuto quale modello concreto di sviluppo della salute sociale e del singolo. Quindi la cultura diviene vettore anche per:
Ma non solo. Esiste un ormai acclarato rapporto tra cultura, salute e benessere nelle comunità, ovvero il potenziale terapeutico dell’arte e della cultura, è oggi riconosciuto quale modello concreto di sviluppo della salute sociale e del singolo. Quindi la cultura diviene vettore anche per:
- Sostenere la coesione sociale e l’integrazione dei gruppi emarginati;
- Aumentare il welfare.
In questo senso, sono innumerevoli gli studi che hanno dimostrato l’esistenza di una relazione positiva di lungo periodo tra coinvolgimento artistico e quadro sanitario, al netto di rilevanti variabili sociali, economiche e demografiche.
Ma... Perché c’è sempre un “ma”: compreso questo quadro d’insieme, accettata questa affascinante prospettiva, nel dettaglio, quante e quali sono le imprese culturali e creative (ICC) a livello locale e internazionale? Che ruolo svolgono oggi le professioni legate a questo comparto? Quanto incidono queste imprese sull’occupazione e lo sviluppo economico territoriale? E su quello globale? E sul benessere reale e percepito? Come è possibile misurare le loro performance in maniera concreta?
Domande lecite, che richiedono risposte. Perché, in questa cornice, nella maggior parte dei paesi, l'arte, la cultura e il patrimonio culturale sono curati, finanziati, gestiti e coordinati attraverso varie fonti e soggetti, che vanno dal settore pubblico e privato al settore non profit, talvolta senza un reale coordinamento. Di fatto, ciò che emerge oggi in materia di cultura, di modelli prevalenti e fattori chiave legati ai contesti locali e alle strategie di sviluppo, in linea generale, è un approccio sfaccettato, in cui è difficile riconoscere veri tratti di sistematicità e omogeneità metodologica. Lo dimostra la molteplicità di ricerche e sperimentazioni in questo campo dagli approcci, però, spesso disparati e contenenti valutazioni e risultati difficili da raccogliere, quantificare e sistematizzare.
Ribadendo ancora una volta l’assoluta importanza strategica della cultura, non soltanto per la sua capacità attrattiva e generativa di impatti economici, ma di forgiare il benessere migliorando i processi collettivi di attribuzione di senso, e promuovendo nuove forme di socialità grazie alla sua complementarietà con la produzione di risorse intangibili fondamentali per i processi di sviluppo, in questo panorama, ciò che purtroppo ancora si evince, è una generale mancanza di struttura. Dopotutto la stessa definizione delle industrie culturali e creative non è ancora definita e varia da paese a paese, rendendo scambi e comparazioni difficili; comparazioni che risultano frammentarie e difficili per ciò che riguarda la misurazione anche solo delle performance in termini di impatti e ricadute, specialmente di sviluppo economico e sociale locale, ed in rapporto tra livello internazionale e sub-nazionale; o ancora per i profili professionali da esse richieste e che in esse trovano collocazione germinativa, oltre l’elevata presenza nel settore di micro e piccole imprese, rendono ulteriormente difficoltosa la produzione di linee guida politiche attuative realmente sistemiche.
Detto ciò, se da una parte l’Italia ha provato ad attuare il proprio “riconoscimento dell'impresa culturale e creativa” e dall’altra, l’Europa prova a mettere ordine al ruolo delle sue proprie “politiche pubbliche europee nello sviluppo del potenziale imprenditoriale e di innovazione dei settori culturali e creativi”, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OCSE) mira a potenziare il suo programma di capacity building per lo sviluppo locale attraverso nuove raccomandazioni per ideare e mettere in atto interventi politici a traino culturale commisurati alle esigenze locali e focalizzati sui fattori chiave di cultura e benessere per la crescita nei paesi membri e non-membri. Questo l’ambizioso obiettivo del primo forum internazionale OCSE “Unleashing the Transformative Power of Culture and Creativity for Local Development” che si terrà il 6/7 dicembre prossimi, a Venezia. Una conferenza che raccoglie a se discussant da tutta l’area OCSE e che mira specificatamente ad esaminare i legami, ormai stingenti, tra cultura e crescita locale e soprattutto a come renderli valore-aggiunto di sviluppo.
Organizzata dal nuovo ufficio OCSE di Venezia, in collaborazione con la Fondazione di Venezia, l'UNESCO, la Commissione europea e la Città di Venezia, la conferenza vuole mettere in evidenza "ciò che funziona" negli accordi di governance delle politiche e nei modelli di riferimento, ma anche quello che ancora resta da fare; per sviluppare specifiche raccomandazioni di respiro internazionale per lo sviluppo locale di politiche economiche e sociali a traino culturale, in cui il patrimonio sia reso asset tangibile per migliorare la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e l'inclusione sociale.
Perché oggi come non mai, il vero obiettivo in materia di progettazione ed attuazione di policy (e non solo di politiche) tese a rendere cultura e patrimonio elementi di impulso di sviluppo ancorché spesso venga sottovalutato, è l’assegnazione di dignità e ordine ad un intero settore produttivo oggi lasciato ad uno sviluppo sostanzialmente frammentato ed autonomo. Un settore, quello culturale, spesso ignorato, ma che esiste ed evolve, cresce e si ramifica, aspettando solo di poter contribuire stabilmente al benessere di tutti noi essendo attivato al massimo delle sue potenzialità, e trovando le proprie esigenze ascoltate con risposte politiche efficaci.
Ma... Perché c’è sempre un “ma”: compreso questo quadro d’insieme, accettata questa affascinante prospettiva, nel dettaglio, quante e quali sono le imprese culturali e creative (ICC) a livello locale e internazionale? Che ruolo svolgono oggi le professioni legate a questo comparto? Quanto incidono queste imprese sull’occupazione e lo sviluppo economico territoriale? E su quello globale? E sul benessere reale e percepito? Come è possibile misurare le loro performance in maniera concreta?
Domande lecite, che richiedono risposte. Perché, in questa cornice, nella maggior parte dei paesi, l'arte, la cultura e il patrimonio culturale sono curati, finanziati, gestiti e coordinati attraverso varie fonti e soggetti, che vanno dal settore pubblico e privato al settore non profit, talvolta senza un reale coordinamento. Di fatto, ciò che emerge oggi in materia di cultura, di modelli prevalenti e fattori chiave legati ai contesti locali e alle strategie di sviluppo, in linea generale, è un approccio sfaccettato, in cui è difficile riconoscere veri tratti di sistematicità e omogeneità metodologica. Lo dimostra la molteplicità di ricerche e sperimentazioni in questo campo dagli approcci, però, spesso disparati e contenenti valutazioni e risultati difficili da raccogliere, quantificare e sistematizzare.
Ribadendo ancora una volta l’assoluta importanza strategica della cultura, non soltanto per la sua capacità attrattiva e generativa di impatti economici, ma di forgiare il benessere migliorando i processi collettivi di attribuzione di senso, e promuovendo nuove forme di socialità grazie alla sua complementarietà con la produzione di risorse intangibili fondamentali per i processi di sviluppo, in questo panorama, ciò che purtroppo ancora si evince, è una generale mancanza di struttura. Dopotutto la stessa definizione delle industrie culturali e creative non è ancora definita e varia da paese a paese, rendendo scambi e comparazioni difficili; comparazioni che risultano frammentarie e difficili per ciò che riguarda la misurazione anche solo delle performance in termini di impatti e ricadute, specialmente di sviluppo economico e sociale locale, ed in rapporto tra livello internazionale e sub-nazionale; o ancora per i profili professionali da esse richieste e che in esse trovano collocazione germinativa, oltre l’elevata presenza nel settore di micro e piccole imprese, rendono ulteriormente difficoltosa la produzione di linee guida politiche attuative realmente sistemiche.
Detto ciò, se da una parte l’Italia ha provato ad attuare il proprio “riconoscimento dell'impresa culturale e creativa” e dall’altra, l’Europa prova a mettere ordine al ruolo delle sue proprie “politiche pubbliche europee nello sviluppo del potenziale imprenditoriale e di innovazione dei settori culturali e creativi”, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OCSE) mira a potenziare il suo programma di capacity building per lo sviluppo locale attraverso nuove raccomandazioni per ideare e mettere in atto interventi politici a traino culturale commisurati alle esigenze locali e focalizzati sui fattori chiave di cultura e benessere per la crescita nei paesi membri e non-membri. Questo l’ambizioso obiettivo del primo forum internazionale OCSE “Unleashing the Transformative Power of Culture and Creativity for Local Development” che si terrà il 6/7 dicembre prossimi, a Venezia. Una conferenza che raccoglie a se discussant da tutta l’area OCSE e che mira specificatamente ad esaminare i legami, ormai stingenti, tra cultura e crescita locale e soprattutto a come renderli valore-aggiunto di sviluppo.
Organizzata dal nuovo ufficio OCSE di Venezia, in collaborazione con la Fondazione di Venezia, l'UNESCO, la Commissione europea e la Città di Venezia, la conferenza vuole mettere in evidenza "ciò che funziona" negli accordi di governance delle politiche e nei modelli di riferimento, ma anche quello che ancora resta da fare; per sviluppare specifiche raccomandazioni di respiro internazionale per lo sviluppo locale di politiche economiche e sociali a traino culturale, in cui il patrimonio sia reso asset tangibile per migliorare la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e l'inclusione sociale.
Perché oggi come non mai, il vero obiettivo in materia di progettazione ed attuazione di policy (e non solo di politiche) tese a rendere cultura e patrimonio elementi di impulso di sviluppo ancorché spesso venga sottovalutato, è l’assegnazione di dignità e ordine ad un intero settore produttivo oggi lasciato ad uno sviluppo sostanzialmente frammentato ed autonomo. Un settore, quello culturale, spesso ignorato, ma che esiste ed evolve, cresce e si ramifica, aspettando solo di poter contribuire stabilmente al benessere di tutti noi essendo attivato al massimo delle sue potenzialità, e trovando le proprie esigenze ascoltate con risposte politiche efficaci.
Info: OECD Conference on Culture e local development
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PH CREDITS: http://www.oecd.org/cfe/leed/venice-2018-conference-culture/programme/20...