Omaggio a Fischli&Weiss dalle collezioni italiane
Camogli. «Sono forse il sacco a pelo della mia anima? Il mio cervello è forse un appartamento male arredato? Prendo le droghe sbagliate?» e ancora, «Il diavolo è contento di me? Temo di no» risponde sorridendo Natalina Remotti; riflettendo sulle ironiche e stimolanti domande del duo svizzero Fischli&Weiss inizia la conversazione con la Presidente della Fondazione. Nello spazio bianco e luminoso, progettato da Alberto Garutti, si susseguono 50Fragen – Domande (2003), una selezione accurata di opere tratte dall’edizione cartacea dell’omonima installazione vincitrice del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2003. «Volevamo ricreare lo spirito che da sempre anima il loro lavoro e ricordare Weiss –recentemente scomparso - attraverso un omaggio corale che parte da tutti noi collezionisti. Nella disposizione delle opere ci siamo poi ispirati al criterio espositivo adottato dagli artisti a Venezia – anche qui random - mantenendo però insieme i gruppi di collezionisti-prestatori. In questo modo emerge anche una sorta di ritratto di noi che le abbiamo acquistate, ma rimangono pur sempre interrogativi che tutti ci facciamo anche se spesso non osiamo pronunciarli ad alta voce! Mi piace poi ricordare che i collezionisti ai quali ci siamo rivolti hanno accolto tutti con entusiasmo la nostra proposta».Tra questi Trussardi, BusiriVici e, naturalmente, Pier Luigi e Natalina Remotti ai quali appartiene: «Sono cavalcato da una strega?».
Sulla parete affianco il concetto di casualità, ricorrente nelle opere di Fischli&Weiss, si fa ancora più esplicito nelle immagini del video DerLaufDerDinge (The Way Things Go) dove candele, copertoni, bottiglie si sfiorano, talvolta si scontrano, producendo una serie di continui effetti a catena. Oggetti che si animano per dare vita alle molteplici combinazioni della vita, ai suoi incontri e scontri. Un video regalato da Natalina Remotti al marito in occasione di un suo compleanno. «Il video è stato messo in rete ed è uno dei più scaricati. E’ magico, cattura l’attenzione, il suo messaggio è di immediata comprensione anche se dietro quel gioco di effetti concomitanti c’è uno studio lungo e accurato. Come nel domino, bisogna predisporre i singoli tasselli con attenzione perché funzioni.»
Il piano superiore della Fondazione è dedicato all’artista italiana Paola Anziché le cui sculture in juta sono poste in un ideale dialogo con le opere di Fischli&Weiss. «Le Yurte (2011) sono come case che ti proteggono, ti avvolgono ma diversamente da queste si possono indossare come ha fatto il pubblico in occasione dell’inaugurazione. La Anziché è una allieva di Rehberger- che per la Fondazione ha realizzato una installazione permanente sul soffitto - dal quale ha imparato l’uso dei materiali. La scelta di esporre le sue opere rappresenta la nostra volontà di offrire una platea ai giovani artisti e di continuare l’anno dedicato alle donne iniziato con la rappresentazione teatrale ‘Le Serve’ di Jean Genet e con la mostra ‘Donne DonneDonne’ - dove erano ‘protagoniste’, tra le altre, Gina Pane, NanGoldin e ShirinNeshat.»
Le opere della Anziché lasceranno poi il posto, dal 1 dicembre al 10 febbraio, ai quadri di Marta Dell’Angelo che pongono al centro il corpo umano, le sue posture e tensioni.
«Per il futuro poi, abbiamo in progetto una mostra di Olivo Barbieri le cui fotografie fanno vedere il mondo come fosse un giocattolo; per ora ne stiamo solo parlando, chi sa magari sarà una mostra con una sola opera, ma non credo!»
L’entusiasmo e la passione di Natalina Remotti per l’arte e il proprio lavoro non si incrina nemmeno parlando delle criticità, avvertite oggi da molte realtà, nel garantire la sostenibilità economica dei progetti: «è’ difficile e faticoso; abbiamo una convenzione con il Comune di Camogli e sponsor tecnici: Epson e Cattolica Assicurazioni che ci garantisce un prezioso supporto nell’assicurare le opere da chiodo a chiodo, ma per il resto siamo soli. Rimane però forte il desiderio di condividere le nostre opere e di incidere culturalmente, quelle stesse leve che ci portarono nel 2008ad istituire la Fondazione. Oggi chi vuole farsi un’immagine diventa collezionista di arte contemporanea, per noi è sempre stato un modo per rappresentare e capire il nostro tempo. E’ una passione che ci costa! In cambio ci dà soddisfazioni, l’opportunità di costruire rapporti ancora più forti con gli artisti e la bellezza di vedere crescere la collezione».
E per quanto riguarda il rapporto con la comunità?
«Siamo consapevoli di non fare mostre che attirano i grandi numeri, né esposizioni su artisti locali, ma nell’insieme il pubblico viene. Anche per tenere vivo questo rapporto abbiamo scelto di mantenere l’ingresso gratuito e di promuovere insieme al FAI il progetto ‘LuMaCa’ per far conoscere da vicino l’arte contemporanea agli studenti delle scuole medie, discuterne insieme ed esporre nei nostri spazi i loro elaborati».
Uno spazio che grazie alla direzione di Francesca Pasini, ci invita a riflettere sulle domande di Fischli&Weiss per poi, forse, dire: ma questa sono io!
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