La Spezia - Nuove prospettive nella “Terra dei Vivi”
Con Gianni Bolongaro, collezionista milanese e fondatore, venti anni fa, insieme alla moglie Grazia, della Marrana Arteambientale di Montemarcello, affrontiamo la complessa tematica della riqualificazione di Piazza Verdi di La Spezia. Il 4 febbraio 2010 la commissione giudicatrice, composta da Gianni Bolongaro, Alessandro Mendini (architetto e designer), Giacinto Di Pietrantonio (Direttore della GAMeC di Bergamo), Emilio Erario (Direttore del Dipartimento IV Pianificazione e Controllo dello Sviluppo Urbanistico e delle Attività del Territorio del Comune della Spezia) e Claudio Canneti (Direttore del Dipartimento II Ambiente, Servizi Tecnici e Opere Pubbliche del Comune della Spezia), individua il progetto vincitore del bando internazionale promosso dal Comune di La Spezia, affidando all'architetto Giannantonio Vannetti e al grande artista francese Daniel Buren la ristrutturazione della storica piazza spezzina. Da quel giorno sono trascorsi 7 anni di un lungo percorso e di investimenti importanti – più di 3 milioni di euro. A lavori quasi terminati, la piazza si annuncia nella sua spettacolarità. Dal 19 febbraio sono previste visite guidate
“Di sicuro la nuova piazza rappresenta un trampolino di lancio per consolidare l'immagine della città in Italia e all'estero, attraverso l'arte che deve agire in chiave formativa e culturale. La principale sfida rimane quella di recuperare l'eredità del passato, per investire nel futuro. Nel 1933 Filippo Tommaso Marinetti aveva definito La Spezia La Terra dei Vivi, a sottolineare la capacità della città di rinnovarsi e reinventarsi. Per il futuro mi auguro che La Spezia riesca a muoversi in questa direzione, che sappia valorizzare le occasioni di crescita sociale e culturale”.
Gianni Bolongaro commenta così il nuovo look della storica piazza Verdi, per la quale nel 2009 il Comune di La Spezia ha bandito un concorso internazionale inserito nel Programma Integrato di rigenerazione del Centro città proposto nell’ambito del bando regionale POR-FESR per il recupero della piazza, caratterizzata dalla presenza del palazzo delle Poste dell'architetto Angiolo Mazzoni (1932) con, al suo interno, gli affascinanti mosaici futuristi di Fillia e Prampolini.
Il punto di partenza, come sottolineato nel bando di partecipazione, è il premio P.A.A.L.M.A (Premio Artista+ Architetto La Marrana Arteambientale), creato nel 2008 da Gianni Bolongaro e dalla moglie Grazia, per stimolare le amministrazioni pubbliche a realizzare progetti di riqualificazione urbana con artista e architetto, i quali lavorano in comunità d'intenti.
Nel 2010 la Marrana arteambientale viene invitata ad esporre il progetto dell’architetto Giannantonio Vannetti e dell’artista Daniel Buren presso il Padiglione Italia, durante la Biennale di Architettura a Venezia, con la partecipazione dei suoi protagonisti. La nuova piazza inizia lentamente a infiammare le pagine della cronaca locale e non solo. Molti i sostenitori, altrettanti i detrattori, varie le criticità: a partire dalla pedonalizzazione o meno di quella zona urbana, dall'utilizzo di una pavimentazione di difficile manutenzione, dagli ormai famosi archi colorati di Buren, tanto apprezzati quanto criticati, al costo totale dell'operazione che lievita nel corso degli anni da poco più di 2 milioni di euro fino a superare i 3 milioni di euro.
Oggi, dopo 7 anni, Piazza Verdi è stata riconsegnata alla città, qui si respira aria di città europea, dove è forte il dialogo che si instaura tra passato e presente, dove la piazza gioca un ruolo cardine all'interno dell'assetto urbano cittadino. Ci confrontiamo con Gianni Bolongaro, il collezionista che ha scelto questo territorio per lo sviluppo e la condivisione della progettualità di ricerca artistica condotta con la moglie Grazia.
Vent’anni dalla creazione della Marrana che ha generato anche il premio P.A.A.L.M.A con il quale piazza Verdi di La Spezia prende una nuova vita. Come è nato e come si è sviluppato il vostro progetto di arte ambientale?
Nel 1980 acquistammo una casa a Montemarcello, all'interno del parco naturale regionale. Da sempre, io e mia moglie, siamo appassionati di arte contemporanea e nel 1995 decidemmo di organizzare un'antologica su Carlo Mattioli, artista parmigiano che aveva abitato qui. Ciò ci permise di far conoscere il luogo sotto un punto di vista diverso, come un centro in cui capitava di imbattersi - quasi inaspettatamente - in opere di arte contemporanea. Quell'anno l'esposizione ebbe molta risonanza, a livello locale e non solo. Successivamente dedicammo una mostra ai Teatrini di Fausto Melotti, proprio a dieci anni dalla sua scomparsa. In quell'occasione partecipò il gruppo di mimi del Piccolo Teatro di Milano, i quali recitarono ispirandosi agli aforismi dell'artista. In quel periodo utilizzavamo per esporre le opere due piccoli locali, ma questo non ci bastava più: iniziammo a interessarci all'arte all'aperto e nacque l'idea della Marrana Arteambientale. Partimmo dall'idea di invitare gli artisti a realizzare qui in loco opere che fossero in sintonia con l'ambiente, con la storia, con il paesaggio o con la memoria del luogo. Qualsiasi cosa che rappresentasse fortemente un collegamento tra l'operare dell'artista e ciò che il territorio offriva già di per sé.
Essendo un parco naturale regionale siamo soggetti a divieti, molte cose non si possono fare. La nostra sfida è stata quella di dimostrare che ponendo vincoli agli artisti nella realizzazione di opere d'arte è comunque possibile creare un valore attrattivo, estetico ed emozionale: il limite diviene quindi uno stimolo propulsivo alla creazione artistica, e il rispetto per l'ambiente circostante una necessità. Nel 2000 l'Ente Parco Regionale di Montemarcello Magra inserì nel suo regolamento l'articolo 51, il quale ci consentiva di collocare all'aperto opere d'arte, nel totale rispetto del territorio. Attualmente abbiamo 35 opere d'arte, non tutte di arte ambientata, dove abbiamo coinvolto artisti di valore internazionale.
Il fare arte all'aperto fa sì che il visitatore non si renda conto di entrare in un museo, ma in un giardino: si guarda intorno e scopre delle opere che hanno un forte significato.
La realizzazione di opere d'arte site specific comporta una perfetta interazione tra artista e ambiente. Quali opere all'interno della Marrana esemplificano al meglio questo dialogo?
Sicuramente l'opera di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Le cose non sono quelle che sembrano. Si tratta di un tavolo di marmo e un'altalena che rievocano una fatto realmente accaduto qui a Montemarcello negli anni 30 del '900: un amore incompreso dal triste epilogo tra un ragazzo e una ragazza del paese. Una vicenda pesantissima dal punto di visto umano, che coinvolse i due artisti al punto da lasciarsi ispirare dalla vicenda.
Un'altra è La casa dei rovi di Luigi Mainolfi, il quale ricostruì con il suo gesto artistico una casetta preesistente ma andata diruta. Si tratta quindi di un recupero di un volume già esistente sul nostro terreno. Significativa è anche l'opera di Kengiro Azuma, Il sogno, la quale nasconde ciò che è brutto, la pianura antropizzata, per mostrare solo il bello del paesaggio, le Apuane. Queste opere sono forse le più vicine al concetto di arte ambientale come volevamo che fosse, si tratta di opere intimamente legate al territorio circostante il cui significato è determinato dal rapporto che si instaura tra la creazione artistica e il contesto in cui ci troviamo. Inoltre gli artisti che lavorano qui devono avere l'umilitas di adeguarsi ai divieti e ai limiti che la Legge dell’Ente Parco impone.
La fruizione dell'opera d'arte in spazi non convenzionali è una formula sempre più diffusa, rimane però un'eccezione nello spezzino. Come questa scelta ha inciso sul territorio?
Direi che ha inciso su diversi punti di vista, soprattutto in chiave formativa, perché molte persone che arrivano qui si rendono conto che l'arte contemporanea non è poi di così difficile comprensione. Qui è molto più semplice decifrare gli elementi simbolici, stilistici e formali, rispetto ai musei: l'opera è nata in questo luogo ed è stata pensata esclusivamente per essere collocata qui, all'interno della Marrana. Una volta che raccontiamo allo spettatore il perché è nata e il suo legame con il contesto, il significato dell'opera si rivela nella sua semplicità. Un altro aspetto è sicuramente quello culturale; la nostra è una formula poco diffusa in Italia ma all'altezza di ciò che si trova in altre Nazioni, è un valore aggiunto per il territorio.
Dal 2008 con il premio P.A.A.L.M.A. la Marrana premia i migliori progetti urbani su scala nazionale che hanno visto la cooperazione tra artista e architetto, nella creazione e riqualificazione di spazi pubblici. Può parlarci degli obiettivi e del significato di questo impegno?
Il premio fu un'intuizione di mia moglie e nacque dall'esperienza che stavamo facendo qui alla Marrana, nel far sì che ci fosse un legame strettissimo tra luogo e opera d'arte. Nel mondo non ci sono tantissimi casi di lavoro tra artista e architetto, ma è una prassi che nasce in Italia, quando nel 1560 il Veronese e il Palladio lavorarono in comunità d'intenti a Villa Barbaro a Maser. Il premio P.A.A.L.M.A ha avuto 3 edizioni, nel corso degli anni abbiamo evidenziato interventi come quello di Enzo Cucchi e Ettore Sottsass nel Chiostro della Pace, presso l'Università degli Studi di Salerno, dove artista e architetto hanno lavorato veramente in sintonia totale. Si tratta di utilità sociale dell'arte, non solo di apprezzamento da un punto di vista estetico, perché gli spazi sono deputati a una fruizione pubblica, a Salerno ad esempio il chiostro è luogo di aggregazione e di incontro tra gli studenti.
Dopo qualche edizione abbiamo avuto la possibilità di continuare operativamente su La Spezia, con il progetto di riqualificazione di Piazza Verdi.
Nel 2010 ha fatto parte della commissione giudicatrice per la riqualificazione della piazza, a vincere è stato il progetto Vannetti-Buren. Al momento la Piazza Verdi è quasi terminata, può darci una sua lettura di questo intervento che ha visto fondere insieme arte e architettura?
Come dicevo tutto è nato all'interno del premio P.A.A.L.M.A, che anche nel bando è citato come punto di partenza. Abbiamo valutato 89 progetti, che rappresentavano modalità linguistiche e di visione architettonica molto diverse tra loro. Quando in giuria scegliemmo come vincitore il progetto Vannetti-Buren, rilevammo che i colori dei portali si trovavano nei meravigliosi mosaici di Fillia e Prampolini, all'interno della torre del Palazzo delle Poste nella Piazza. Si tratta di attingere all'eredità storica e artistica della città, riproponendola attraverso un linguaggio reinterpretato, architettonico e contemporaneo. L'arte – ovviamente - è sempre stata contemporanea ed è solo rompendo gli schemi mentali che può nascere nuova vita.
Inoltre nel progetto di Piazza Verdi emerge la caratteristica principale delle opere pubbliche di Buren, quelle ambientate: l'attenzione a non dominare i luoghi e il paesaggio. Si entra in un mondo coloratissimo, di forte intensità emozionale, dove l'opera rimane aperta, grazie agli specchi posti sugli archi colorati il paesaggio riflesso cambia, in base all'angolazione di chi guarda. L'architetto Vannetti e l'artista Buren sono riusciti a trasformare un “non luogo” in un “cuore pulsante”, un luogo di passeggio, di riunione, di eventi come era negli obiettivi dell'Amministrazione.
Quali le sfide per il futuro della Marrana?
Di sicuro vorremmo maggior elasticità da parte dell'amministrazione, permetterci di poter fare interventi che ci consentano un domani di poter affidare La Marrana a enti pubblici o Fondazioni. Fino ad oggi ciò non è stato possibile, ma l'unica via percorribile rimane quella di affidare la Marrana a una gestione pubblica. Non è facile trovare privati che come noi decidono di aprire agli amanti dell'arte la propria casa; di conseguenza è necessario per salvaguardare la vita della Marrana trovare delle misure che consentano di poter operare nella sicurezza dei visitatori e delle opere d'arte che qui custodiamo. Per quanto riguarda invece il bilancio, credo che in questi anni abbiamo contribuito a cambiare la visione dell'arte contemporanea per il pubblico, a renderla in qualche modo più comprensibile. Dall'altro abbiamo dimostrato che anche all'interno di un parco regionale vincolato si può fare qualcosa di positivo turisticamente per il territorio.
La nuova piazza Verdi sancisce il nostro interesse nel generare interventi pubblici. Si riparte da qui, dal desiderio di consolidare ancora di più l'immagine della città in Italia e all'estero, cercando di incentivare i collegamenti con gli uffici turistici, con le crociere. In questo senso la piazza diviene un vero e proprio trampolino di lancio per la città. Già a partire dal 19 febbraio sono previste visite guidate nella piazza e all'interno del Palazzo delle Poste. Un'occasione unica per rinsaldare il forte legame tra passato e presente; d'altra parte Filippo Tommaso Marinetti aveva definito nel 1933 La Spezia “La Terra dei vivi”, una città fatta di innovazione, capacità e volontà di creare. Se lo vogliamo, quella città esiste ancora.
Artisti presenti:
Hossein Golba
Philip Rantzer
Luigi Mainolfi
Kengiro Azuma
Mario Airò – vedovamazzei
Maria Magdalena Campos-Pons
Joseph Kosuth -Jannis Kounellis
Jan Fabre
Ottonella Mocellin Nicola Pellegrini
Gabriella Benedini
Ettore Spalletti
Hamish Fulton - Claudia Losi
Pietro Roccasalva - Tiziana Priori
Cecilia Guastaroba
Lorenzo Mangili
Lucia Pescador
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