La natura al tempo dell’arte estrema
Roma. «The Registry of Promise: The Promise of Melancholy and Ecology» è la prima tappa di un ciclo di quattro, concepito e curato dal giovane curatore statunitense, e non nuovo a esperienze italiane, Chris Sharp. Quattro mostre che vogliono offrire quattro spunti riflessivi sulla complessa attualità del mondo e della vita. Nell’insieme comporranno un discorso, materiato però di opere d’arte. Alla Fondazione Giuliani il tema è la percezione ineluttabilmente melanconica che oggi non si può non avere della natura: il suo regno è definitivamente perso. Ma la sua memoria è con noi. Di qui le fotografie in bianco e nero di Jochen Lempert di esemplari di animali estinti che, impagliati, si trovano nei musei di storia naturale sparsi nel mondo. E di qui le sculture in bronzo del francese Jean-Marie Perdrix di animali mutilati. I tenebrosi assemblaggi detritici dell’artista belgaPeter Buggenhout, per quanto di estrazione palesemente industriale, ispirano i loro grovigli di filamenti collosi, lamiere metalliche e lastre di vetro a conformazioni organiche che rammentano viluppi naturali. Distribuite in varie punti dei vasti ambienti della Fondazione Giuliani, le pozzanghere in resina nera di Marlie Mul evocano desertici paesaggi posturbani e postumani, dove però riemerge un’ultima, estrema possibilità di «pittura».
Dopo la mostra romana, «The Registry of Promise» si articolerà nelle tappe espositive di «The Promise of Multiple Temporalities» al Parc Saint Léger Centre d'art contemporain, «The Promise of Moving Things» presso il Centre d'art contemporain d'Ivry - le Crédac, per concludersi con «The Promise of Literature, Soothsaying and Speaking in Tongue» allo SBKM/De Vleeshal.
The Registry of Promise: The Promise of Melancholy and Ecology, fino al 18 luglio,
Fondazione Giuliani, via Gustavo Bianchi, 1; orario: ma-sa 15-19.30, tel. 06-57301091,
www.fondazionegiuliani.org
da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 26 maggio 2014