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La Cineteca di Bologna è ora Fondazione

  • Pubblicato il: 06/01/2012 - 16:51
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin
La Cineteca di Bologna

Bologna. Con la delibera comunale del 5 dicembre scorso, il progetto di trasformazione giuridica della Cineteca di Bologna è divenuto realtà: dal 1 gennaio 2012 l’istituzione culturale è una Fondazione a maggioranza pubblica, con apertura ai capitali privati.
La Cineteca, fiore all’occhiello tra le attività culturali della città, è stata un’autonoma istituzione dell’assessorato alla cultura del Comune di Bologna dal 1995, ma del progetto di trasformazione in ente privato si parla dal 2003.
Un’istituzione, tra le principali in ambito europeo, che conserva oltre 46mila pellicole cinematografiche, una biblioteca di oltre 20mila volumi tra cinema, fotografia, grafica, fumetto e riviste di settore, il Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini donato nel 2004 dall’Associazione «Fondo Pier Paolo Pasolini», l’Archivio fotografico con oltre 1 milione di immagini e l’Archivio grafico, le Collezioni sonore e l’Archivio video ludico. Non solo. L’eccellenza della Cineteca di Bologna consiste soprattutto nel laboratorio «L’immagine ritrovata», il centro di conservazione e restauro delle pellicole cinematografiche che ha riportato alla luce film di Fellini («Il bidone»), Olmi («Il posto»), Pasolini («Appunti per un’Orestiade africana»), oltre al titanico «Progetto Chaplin» e alle due sale del Cinema Lumiere, dove la programmazione di qualità consente alla città di avere un’alternativa ai multisala.
La nuova veste giuridica dovrebbe garantire alla Cineteca maggiori garanzie economiche grazie all’apertura alla cooperazione con i privati, una governance meno burocratizzata, migliori opportunità progettuali.
Eppure l’iter che ha portato alla delibera di fine anno è stato accompagnato da mesi di polemiche: da un lato si sono scatenati i 60 lavoratori della Cineteca (20 dei quali precari) che poco, anzi per nulla, sono stati informati delle concrete implicazioni contrattuali della trasformazione, dall’altro i «grillini» che nella veste di Fondazione hanno letto soprattutto un’operazione di privatizzazione di un’istituzione che nella natura pubblica trovava proprio il suo vantaggio competitivo. Massimo Bugani del Movimento 5 Stelle ha così commentato la delibera: «a differenza della nostra, molte [Cineteche] sono nate come soggetti privati, non facenti capo all'ente pubblico, e molte altre non si occupano, non si sono mai occupate e non si occuperanno mai, di tutto ciò di cui si occupa la nostra cineteca, o forse dovrei dire più correttamente, si occupava».
Per il momento la maggioranza pubblica nel consiglio di amministrazione non è messa in discussione: il Comune dovrebbe continuare a essere il maggiore azionista con un contributo annuale di oltre 2 milioni di euro, seguito dalla Regione Emilia Romagna (attorno ai 610mila euro costanti fino al 2017) e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (350mila euro previsti, in calo di diecimila euro ogni anno). Tra gli azionisti privati le due fondazioni di origine bancaria della città: la Fondazione Carisbo (dai 580mila iniziali, cali progressivi ogni anno) e la Fondazione Del Monte (150mila annui, costanti); i soci sostenitori (50mila euro) e gli «Amici della Cineteca» (40mila, in crescita).
L’Assessore alla cultura, Alberto Ronchi, che a conclusione dell’anno ha dichiarato al Corriere della Sera: «in cinque anni mi piacerebbe far emergere tutte le potenzialità culturali di questa città. Bologna ha tutte le credenziali (…) ma soprattutto è forse la più ricca d’Italia in contenuti culturali che vanno però organizzati e comunicati bene all’esterno» sulla Fondazione Cineteca ha affermato «stiamo costruendo un business plan per non andare in perdita e per potenziare l’eccellenza Cineteca (…). L’attività della Cineteca sarà in grado di produrre reddito, ma per ora la scelta va fatta su un’idea di risparmio potenziale».
Stante l’austerity, la prudenza negli investimenti sembra naturalmente sensata, ma ciò che ci auguriamo per cogliere tutte le potenzialità dello «strumento fondazione» sono soprattutto una maggiore trasparenza (verso i dipendenti in primis) e una rinnovata capacità progettuale per incontrare i bisogni della città: le imprese, le associazioni, l’Università e i suoi 90mila studenti, le diverse fasce della cittadinanza, perché no, anche i turisti.
Chissà se il neo-presidente Carlo Mazzacurati saprà scritturare per la Cineteca un viaggio rivelatore come per il suo «Marrakech Express».

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