La Certosa di San Francesco riapre per risvegliare le coscienze
Torino. Grazie al progetto di recupero durato quindici anni del Gruppo Abele, da questo mese si sale alla Certosa della Mortera in Val di Susa per allargare i propri orizzonti e scendere dentro se stessi e nella città di ogni giorno.
In prossimità dei due laghi di Avigliana, terra di uno dei più significativi festival del Jazz della penisola, sorge dagli inizi del XVI secolo, a mezza costa sulla montagna che porta alla Sacra di San Michele, la Certosa di San Francesco: uno stupendo complesso immerso nel bosco, nato in un periodo inquieto per i movimenti religiosi, per volontà del frate francescano Tommaso Illirico, per predicare il ritorno della Chiesa alla povertà evangelica e alla sobrietà dei costumi.
Per secoli la Certosa, seppur con varie destinazioni, è stata luogo di riflessione e di preghiera, ospitando fino agli anni ‘90 la comunità di clausura delle monache certosine. Da allora il Gruppo Abele si è attivato per consentire alla Certosa di rimanere fedele alla sua storia.
Da settembre, dopo un percorso durato 16 anni e un intenso lavoro di restauro filologico, il convento di proprietà di REAM SCGR (fondo della categoria «Socially Responsible investing» - tipologie di investimento che tengono conto di principi sia etici sia finanziari - promosso dalla Fondazione Sviluppo e Crescita, ente strumentale della Fondazione CRT), viene restituito al territorio sia come bene storico e culturale, ma soprattutto, grazie alla gestione del Gruppo Abele, come luogo di connessione generativo tra mondi culturali, di apprendimento per le imprese sociali e culturali sui temi del disagio, della pace e dell’ambiente, nella filosofia che anima i progetti di Don Ciotti, dall’Università della strada a Libera. Nel campus, dotato tra l’altro di 90 posti letto e un auditorium per 200 persone, prenderanno avvio da settembre percorsi sui nuovi stati di dipendenza senza sostanze, sull’educazione all’etica e alla responsabilità, sulla rigenerazione degli stili di vita verso la sostenibilità, tra storia arte e natura. Non mancheranno facilitazioni di pubblica discussione e workshop sul disegno delle politiche di welfare e di legalità, tema quest’ultimo al quale si annette un compito educativo e culturale.
Salute della cultura come misura della salute della democrazia in un luogo che apre nuove piste di lavoro per animare la ricerca territoriale e orientarsi in un tempo di complessità, nel quale si è tutti analfabeti.
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