L’ARTE DELLE FORME
Una Fondazione per Lucio Saffaro, pittore e matematico, poeta e scrittore,
Tra le Fondazioni private, nate per volontà di artisti, con la missione di conservare e valorizzare la propria esperienza d’arte, una presenza particolare a Bologna va riconosciuta alla FONDAZIONE LUCIO SAFFARO. Come sottolinea Federico Carpi - Presidente della Fondazione – Lucio Saffaro (Trieste 1929-Bologna 1998) è stato “una delle figure più originali ed eclettiche del panorama culturale italiano (…) conosciuto e stimato dagli studiosi nei campi in cui lascia tracce profonde”. Infatti, come pittore e matematico, poeta e scrittore, ha amato i numeri e le formule geometriche e insieme la loro rappresentazione visiva, con una imponente produzione di opere d’arte, letterarie, trattati e ricerche.
Nel 1998, poco prima della scomparsa, l’artista, non avendo eredi, depositò presso un notaio il proprio testamento, indicando due amici con le necessarie competenze in ambito artistico (Giovanni Maria Accame) e giuridico (Federico Carpi) affinché provvedessero a costituire una fondazione per conservare il rilevante lavoro svolto in campo artistico, matematico e letterario. Dopo non piccole difficoltà, la Fondazione Lucio Saffaro vede la luce nel 1999, ottenendo il riconoscimento regionale.
Attualmente il consiglio è presieduto da Federico Carpi, e composto da Fabio Roversi Monaco (in rappresentanza dell’Università di Bologna e presidente onorario), da Mauro Felicori (in rappresentanza del Sindaco di Bologna), da Gisella Vismara, che svolge anche le funzioni di segreteria artistica, da Claudio Cerritelli.
La Fondazione (che ha donato tutti gli scritti scientifici al Dipartimento di matematica dell’Università di Bologna, dove sono attualmente consultabili) si prefigge la conservazione e catalogazione delle opere artistiche e letterarie (anche queste in custodia all’Ateneo bolognese in base ad una convenzione del 2004) nonché la loro valorizzazione culturale, con la promozione di mostre, convegni e pubblicazioni relative ai diversi filoni dell’esperienza artistica di Saffaro.
Un’occasione speciale per mettere a fuoco questa poliedrica esperienza è stata la recente presentazione – con interventi di Renato Barilli, Flavio Caroli, Claudio Cerritelli, Michele Emmer e della curatrice Gisella Vismara - del Catalogo ragionato dei suoi dipinti (Lucio Saffaro, DIPINTI 1954-1997, Edizioni Bononia University Press, 2016).
Grazie agli schizzi preparatori, disegnati da Saffaro su due piccoli diari ritrovati nella casa dell’artista, dove sono annotati in ordine sequenziale 313 quadri, la ricerca - durata circa sei anni - ha potuto desumere che i quadri oggi esistenti siano 263 (45 di proprietà della Fondazione, gli altri in possesso di collezionisti privati o enti pubblici) e recuperare 207 immagini fotografiche delle opere di Saffaro, ad oggi non tutte rintracciabili.
Ed è stato realizzato questo Catalogo, di 288 pagine, nel quale sono raccolte – con i saggi critici della curatrice Gisella Vismara e di Claudio Cerritelli - le riproduzioni fotografiche sia delle opere fornite dai collezionisti, sia di quelle rivenienti dal restauro di vecchi fotocolor presenti nell’Archivio della Fondazione, relativi prevalentemente ad opere di cui non si ha più notizia. Nel libro sono pubblicati anche 50 micro-bozzetti degli olii non più reperibili, per una più completa visione d’insieme dell’evoluzione pittorica e stilistica dell’artista.
Come osserva Gisella Vismara «Saffaro, accanto alla ricerca pittorica, ha sempre desiderato riprendere il discorso lasciato interrotto dai trattatisti rinascimentali, sentendosi erede morale di una tradizione, tutta italiana, che nell’incontro delle diverse discipline vedeva concretarsi la sintesi del sapere autenticamente umanista. La geometria euclidea, lo studio dei solidi platonici e la rappresentazione dello spazio significavano per l’artista triestino null’altro che una modalità matematica per indagare il rapporto dell’uomo con il mondo; d’altronde, concordando ancora con Lockhart, anche la matematica è arte».