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L’architettura è di chi la usa. A Torino un nuovo soggetto per fare cultura e diffondere la qualità di progetto

  • Pubblicato il: 15/01/2016 - 12:45
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

Dalla necessità di una comunicazione più incisiva, semplice, chiara e dalla volontà di ripensare la personalità di Fondazione OAT, nasce la nuova identità visuale di Fondazione per l’architettura/Torino. Un’operazione di rebranding a cura di Luca Ballarini e dei progettisti di Bellissimo destinata a un target variegato, partendo dal coinvolgimento dei 6964 iscritti all’Ordine degli Architetti di Torino. Aspettando IFLA 2016 a Torino,  il Congresso Mondiale dei Paesaggisti

 

 
 
Torino. Dalla scomposizione ritmica della parola Architettura ad un equilibrio inedito che esprime molteplici temi e valori. È questo il nodo dell’operazione di immagine presentata nella sala conferenze della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, lo scorso 10 dicembre. Una continuità di intenti per progettare una città nuova e di qualità, enfatizzando una visione più inclusiva e radicata nel territorio, che valorizzi le competenze dei singoli professionisti in un rapporto dialettico con una società alla scala mondiale.
Ne parliamo con il presidente Giorgio Giani e la direttrice Eleonora Gerbotto
 
 
Da Fondazione OAT a Fondazione per l’architettura. Potrebbe descriverci la storia della vostra organizzazione, sino ad arrivare alla trasformazione di oggi? In cosa consiste lo scarto tra la vecchia organizzazione e quella attuale?

Giani: Nell’arco del tempo la Fondazione OAT, nata prevalentemente per occuparsi di formazione e attività a supporto dell’Ordine per gli iscritti, ha assunto questo compito in modo più puntuale, diventando un soggetto significativo nel dibattito sulla cultura architettonica e della città tra gli architetti. Contemporaneamente c’è stata un’apertura allo scenario delle istituzioni e dei cittadini che seguono questi temi per interesse o passione, ampliando la platea dei propri fruitori. Pertanto la nuova denominazione della fondazione prende atto di questo percorso e lo rende più evidente.
 
 
Quali sono state le motivazioni e i bisogni che vi hanno suggerito di concretizzare tale percorso? Quali saranno le modalità operative?
Questo processo di cambiamento non attiene solo l’ultimo periodo della nostra attività, ma è una progressione continua dal momento della costituzione della fondazione - nel 2002 -  sino ad oggi. Ciò che è risultato sempre più evidente è la necessità di parlare delle competenze e dei ruoli che gli architetti possono svolgere all’interno della società civile, ruoli che travalicano il puro approccio tecnico ai temi che trattano. Abbiamo ritenuto necessario favorire un coinvolgimento collettivo per valorizzare gli architetti attraverso la promozione dei temi dell’architettura, della città e del territorio. Sono temi che riguardano quotidianamente tutte le persone stando in casa, percorrendo le strade e le piazze o negli edifici di lavoro e negli spazi del tempo libero e per questa ragione questo approccio deve crescere nella consapevolezza di tutti. Perché un buon progetto può migliorare la tua vita.  
 

Quale formula di governance avete adottato con la Fondazione per l’architettura? Ci sono state delle variazioni rispetto all’impostazione precedente? Come finanziate/sostenete tale attività?
Anche la struttura e l’organizzazione interna è frutto di un processo di trasformazione durato oltre 10 anni. Oggi le principali fonti di finanziamento, oltre al contributo del socio fondatore (l’Ordine degli Architetti di Torino), sono i proventi delle attività di erogazione dei servizi e i contributi e le sponsorizzazioni di società per gli eventi curati da Fondazione; si spera che nel futuro un progressivo finanziamento possa derivare anche dalla nascita di una rete di associati che abbiamo lanciato proprio con l’occasione della presentazione della nuova identità il 10 dicembre scorso. Materialmente la struttura si costituisce di tre sezioni: la formazione, le attività culturali e la comunicazione, oltre agli aspetti amministrativi e di direzione.  

 
Quale pensate che sia il ruolo di un architetto al giorno d’oggi e quale potrebbe essere la sua funzione sociale?
Giani: Dire che la qualità di un buon progetto ricade sulla vita quotidiana di ognuno di noi significa affermare che l’architetto ha una funzione sociale. Oggi il nostro lavoro è fortemente incentrato sull’obiettivo di rendere consapevoli anche gli architetti del ruolo che devono avere perché lo possano sostenere fortemente e possano renderlo concreto, evitando di rinchiudersi per effetto della lunga crisi in orizzonti tecnocratici che non li rappresentano.
 
 
Durante la presentazione, avete fatto riferimento alle keywords che raccontano la nuova identità visiva di Fondazione per l’architettura. Ce le descrive?
Giani: Apertura, bellezza, autorevolezza, innovazione, semplicità, leggerezza e collaborazione sono le sette parole chiave che definiscono l’identità della Fondazione. Non sono concetti nuovi, sono ciò che da tempo sintetizza il nostro modo di operare, ma che ora sono stati esplicitati e messi in evidenza. Per portare avanti questo processo di ridisegno dell’identità della Fondazione abbiamo scelto di farci affiancare da un’agenzia di comunicazione esterna che avesse il necessario distacco per mettere in luce ciò che noi facevamo in modo non intenzionale. 
 
 
Chi potrà far parte della Fondazione per l’architettura? Come si integreranno le diverse competenze specifiche in una visione unitaria? Darete maggior rilevanza alle questioni territoriali - facendo emergere un ruolo di indirizzo sullo sviluppo urbanistico e del costruito – oppure cercherete di posizionare la Fondazione in un dibattitto allargato, cercando di interagire su una scala globale?

Gerbotto: Il 10 dicembre, con la presentazione della nuova identità della Fondazione, abbiamo istituito gli Amici della Fondazione: una rete cui è possibile aderire attraverso il pagamento di un piccolo fee annuale, contribuendo in questo modo anche al sostegno delle nostre attività, e che dà diritto a servizi e agevolazioni. Gli architetti iscritti all’Ordine di Torino sono già di diritto parte di questa rete, dal 10 dicembre possono aderire gli architetti iscritti ad altri ordini professionali, ma anche i cittadini che hanno a cuore i temi dell’architettura della città, del paesaggio e in un prossimo futuro le istituzioni e le aziende private.
 
 
Avete dei partner di progetto?
Gerbotto: Abbiamo numerosi partner perché la nostra aspirazione è quella di lavorare in rete, aprendo i nostri progetti ad altri soggetti, aderendo a iniziative altrui o costruendone insieme. Il più recente è il workshop di progettazione che è stato pensato insieme a Paratissima e a Sikkens per dare vita ad un’area lounge all’interno della kermesse dedicata all’arte contemporanea indipendente.
Per statuto il nostro ambito di intervento è il territorio piemontese e lì operiamo principalmente; tuttavia tentiamo di aprire i nostri orizzonti e di posizionare la Fondazione all’interno di un dibattito più ampio. A livello nazionale con la Rete delle Fondazioni abbiamo sviluppato un’azione comune per promuovere la figura dell’architetto: nell’anno scolastico in corso saranno realizzati degli interventi di progettazione partecipata nelle scuole per creare delle linee guida che saranno utilizzate dal MIUR per il progetto Scuole innovative. Con il ciclo di incontri Looking Around, abbiamo voluto estendere le riflessioni sulla direzione dell’architettura contemporanea a livello europeo, invitando architetti portatori di best practice per un confronto tra esperienze differenti; stiamo cercando di sviluppare il progetto anche con altri partner stranieri.
 
 
Potrebbe descriverci la dimensione delle vostre reti di collaborazione?
Gerbotto: Abbiamo tre scale di intervento: locale, con le istituzioni politiche, culturali, formative e con i soggetti privati del territorio; è la rete più radicata e consolidata negli anni a partire dal Congresso Mondiale degli Architetti del 2008 che si è tenuto a Torino. C’è poi il tentativo di ampliare le connessioni a livello nazionale con la Rete delle Fondazioni e a livello internazionale attraverso la partecipazione a bandi europei.
 
 
Chi pensate sia il vostro pubblico di riferimento?
Gerbotto: Ci rivolgiamo in prima istanza agli architetti, che sono i principali destinatari delle nostre attività formative e informative; in seconda battuta ci interessa dialogare con chi vive l’architettura ogni giorno, cioè tutti noi: i cittadini sono i committenti, coloro che hanno la possibilità di pretendere qualità nei luoghi che abitano e pertanto miriamo con le nostre azioni a sensibilizzare gli utenti e renderli consapevoli. Infine la Fondazione dialoga con le istituzioni e le aziende private, affiancandole nell’inserimento dell’architettura nell’agenda politica e collaborando all’innovazione di prodotto e di processo.
 
 
Chi organizza la programmazione e cosa prevedete di realizzare per l’annualità 2016?
Gerbotto: Nel 2016 riproponiamo una serie di attività consolidate nel tempo: Looking Around, un ciclo di incontri con architetti provenienti da altri contesti, Architettura in Città, il festival nato nel 2011 con l’intento di promuovere l’architettura attraverso il linguaggio di altre discipline, e la Biennale Creare Paesaggi che giungerà all’ottava edizione e che raccoglie al suo interno appuntamenti per addetti ai lavori e attività divulgative.
Segue poi il catalogo formativo: al fitto calendario di corsi e incontri, affianchiamo modalità innovative. Im particolare nel 2016 daremo vita ad un ciclo di incontri tra pari dedicati all’interior design e ad un workshop di progettazione dedicato all’urbanistica.
Inoltre, attraverso il nostro ufficio concorsi, programmiamo concorsi di architettura: nel 2016 sarà realizzato il concorso “Retower” proposto dal Comune di Novello (Cn), vincitore di un bando con cui la Fondazione ha offerto il proprio know-how in servizi per un valore complessivo di 20mila euro a vantaggio delle Pubbliche Amministrazioni per sostenere l’adozione del concorso come soluzione privilegiata.
Infine collaboriamo con il Laboratorio Città Sostenibile della Città di Torino alle iniziative di progettazione partecipata nelle scuole, attraverso la figura dell’architetto tutor che opera in qualità di facilitatore per realizzare progetti dedicati alla cura e alla trasformazione dello spazio urbano. A partire da questa esperienza, abbiamo promosso le iniziative che la Rete della Fondazioni svilupperà l’anno prossimo per individuare le linee guida per il disegno degli spazi scolastici.
 
 

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