Journal 2007-2011: una storia che ne contiene centomila
Bologna. Via Nosadella è una delle strade del centro di Bologna che fa da ponte tra il cuore storico della città e la prima collina del quartiere Saragozza. Proprio all’inizio della via, sempre un po’ trafficata, si affacciano le finestre di Nosadella.due, una casa, uno spazio espositivo, un luogo di pensiero e pensieri, un crocevia di persone, artisti, curatori e appassionati dell’arte visiva contemporanea che arrivano da tutto il mondo. Nosadella.due nasce nel 2006 come progetto di residenza per curatori e artisti stranieri che a Bologna possono trovare non solo una casa da co-abitare ma anche una prospettiva di città fatta di situazioni e di ambienti su cui sono invitati a sperimentare. Un progetto indipendente votato all’arte pubblica, ideato e diretto dalla curatrice Elisa Del Prete, che è stato presentato ufficialmente nel gennaio 2007 durante ArteFiera, l’appuntamento annuale della città con il contemporaneo. Oggi come allora festeggia il quinto compleanno durante la fiera, con una pubblicazione di quelle che si vedono poco in giro: «Journal 2007-2011» un libro, un diario, un racconto intimo e pubblico allo stesso tempo (come la casa di Nosadella.due) e con una presentazione, venerdì 27 gennaio alle 19 con l’intervento di Elisa Del Prete, della giornalista Barbara Casavecchia, dell’attrice e regista teatrale Fiorenza Menni e dell’architetto-designer Diego Segatto, che firma il progetto grafico del libro.
Realizzato con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, del Comune di Bologna e della Regione Emilia Romagna, «Journal 2007-2011» non è solo una pubblicazione, ma soprattutto uno strumento per comprendere quali processi sottendano la creazione dell’opera d’arte in uno spazio urbano, la riflessione e l’avanzamento del pensiero di quei curatori che nello spazio pubblico e nelle relazioni di con-vivenza trovano la vera sfida della ricerca visiva contemporanea.
Elisa, perché un libro intitolato come un diario?
«Journal 2007-2011» non è un racconto emotivo ma un racconto a distanza: è il tentativo di raccontare la storia di Nosadella.due con lo sguardo di oggi rivolto al passato. Non vuole essere né pura documentazione, né report di quello che è accaduto, piuttosto rivolge l’attenzione ai processi che si sono innescati. La forma del racconto è importante perché si allontana dal «dire» una cosa dopo l’altra; tende piuttosto a far capire che c’è stato un «prima» e c’è un «dopo».
Adriana Cavarero dice che quando senti la necessità di raccontare una storia, la tua storia, è perché vuoi comprenderne l’origine. Ho deciso di farlo perché mi sono resa conto che dopo cinque anni di lavoro volevo capire da dove era nato tutto quello che era accaduto, mettendo a fuoco le origini, le motivazioni di Nosadella.due e la responsabilità di raccontare questa storia era mia.
Poi, cinque è metà di dieci e dieci anni sono il tempo consono per verificare la validità di un progetto; se qualcosa dura dieci anni passa alla generazione successiva. Per cui sono a metà strada…
Per la prima presentazione di «Journal», il 27 gennaio 2012, hai coinvolto una giornalista, un’attrice e un architetto/designer. Cosa accadrà?
Per la prima presentazione del libro vorrei raccontare tutto quello che nel libro non è entrato. La presentazione s’intitola «Un libro e altri modi di raccontare una storia» dove i modi diversi di raccontare la storia di Nosadella.due si sovrappongono e i partecipanti aggiungono il loro punto di vista personale. L’ideatore dell’impianto del libro, Diego Segatto, sarà il visualizzatore delle storie, dei processi che emergeranno nei dialoghi con Barbara e Fiorenza che pure lavorano con linguaggi molto diversi.
«Journal» traccia una storia fatta di incontri, di progetti, di visioni. Com’è nata l’idea di Nosadella.due?
Ho aperto una residenza per artisti e curatori stranieri perché volevo costruire un ponte tra l’Italia e l’estero uscendo da una sorta di isolamento che sentivo nel contesto italiano, in particolare bolognese. Senza peccare di esterofilia, piuttosto cercando di aprire un varco. Abbiamo lanciato l’idea di invitare curatori stranieri che risiedessero con noi e conoscessero la scena artistica italiana e insieme a loro scegliere artisti stranieri per la residenza successiva. La residenza è particolare: è una casa, il che implica la condivisione di spazi e lavoro e poi è a Bologna, dove tutti sì, vogliono passare, ma chiedere ad un artista di fermarsi due mesi è diverso, è un grande sforzo.
La sfida iniziale interessante era individuare l’artista in grado di prendere al meglio questa esperienza.
In cinque anni abbiamo avuto circa venti ospiti in residenza, quattro all’anno, con la formula di due residenze di artisti e una di un curatore, alternata a un altro curatore in visita, cioè che si trovava già in Italia.
Come garantisci la sostenibilità delle residenze a Nosadella.due?
Nosadella.due non riceve un supporto strutturale da parte della città, che invece sarebbe fondamentale soprattutto per accedere più facilmente ai fondi stranieri con cui sostenere le residenze, i progetti e le produzioni senza pesare sul locale, creando lo scambio, il ponte di cui si parlava.
Per ogni progetto Nosadella.due applica al Comune di Bologna, alla Regione Emilia Romagna, alle due Fondazioni di origine bancaria della città. Poi, a seconda della produzione, si studiano le possibili partnership con altri soggetti privati.
«Journal» è stato realizzato anche con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Che tipo di esperienza avete avuto con l’istituzione?
Ripercorrendo il libro, il progetto delle «Torri Contemporanee» finanziato dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, è stato l’unico realizzato con i canoni di quello che dovrebbe essere sempre un progetto su un territorio. La città aveva la necessità di restaurare le due torri, il Comune si è rivolto alla Soprintendenza e alla Fondazione che, per una necessità di visibilità e per un intento di costruire qualcosa attorno a questo restauro, si è cimentata in un progetto parallelo. Affidandosi ad Articolture, una società di riferimento che nasce da un laboratorio finanziato dalla Fondazione stessa, ha chiesto di costruire un progetto per fare in modo che i cittadini fossero coscienti del restauro, un progetto di richiamo che fosse anche attuale, contemporaneo. All’interno del maxi progetto «Bologna Selva Turrita», Articolture si è affidata a Nosadella.due per creare «Torri contemporanee» selezionando, ospitando e curando tre installazioni di artisti su altrettante torri medievali; artisti che hanno vissuto settimane in città e che porteranno l’esperienza nel mondo. Sembra una banalità ma questa modalità che mette in relazione professionisti e competenze diverse del territorio non viene quasi mai adottata, almeno qui a Bologna.
Che rapporto ha Nosadella.due con altre istituzioni culturali italiane che offrono residenze?
Da due anni esiste in Italia la rete di residenze artinresidence.it creata dall'associazione «FARE» finanziata dalla Fondazione Cariplo; il progetto, certamente unico e importante è quello di far lavorare le residenze in collaborazione, invitando in Italia artisti dall’estero per fare una residenza diffusa con una base (una residenza fa da capofila) e un minimo di tre tappe, sviluppando progetti su tutto il territorio nazionale. Dal basso non c’è un forte movimento di cooperazione: ci sono realtà che si conoscono, che sono pronte a co-progettare, ma tutto dipende sempre dalle persone che gestiscono i progetti e gli spazi. In questo senso il progetto della Fondazione Cariplo ha messo in connessione realtà che altrimenti non avrebbero mai dialogato. Se all’estero è naturale collaborare e pensare in rete, in Italia c’è una grande autoreferenzialità, forse anche per accaparrarsi i finanziamenti.
«Journal 2007-2011» è un libro, una e mille narrazioni insieme, uno strumento educativo, scritto avendo in mente un pubblico eterogeneo che proprio a partire dal libro possa abituarsi e leggere con più serenità le opere d’arte contemporanea che lo circondano.
Per il momento ha una tiratura di 500 copie, che saranno numerate e distribuite a discrezione di Nosadella.due, ma che dovrebbe essere ristampato e distribuito un po’ ovunque, soprattutto nei luoghi dove la gente s’incontra.
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