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Il sindaco intellettuale che rese concreta l'utopia della città degli artisti

  • Pubblicato il: 12/08/2011 - 08:12
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Articolo a cura di: 
Giusi Diana
La Montagna di Sale di Mimmo Paladino a Gibellina

Gibellina (Trapani). La tragica fine dell'ex senatore del Pci Ludovico Corrao, 84 anni, lascia sgomenti, per l'efferatezza del delitto: è stato colpito con una statuetta e sgozzato con un coltello da cucina da uno dei suoi domestici, un ragazzo originario del Bangladesh, Mohammed Saiful Islam di 21 anni, reo confesso. Sui motivi gli inquirenti indagano non escludendo finora nessuna ipotesi.

Si inseguono in queste ore le manifestazioni di cordoglio del mondo politico e culturale del nostro Paese e non solo. Tra i primi ad arrivare a Gibellina il console della Tunisia in Sicilia Abderrahmen Ben Mansour (la Fondazione Orestiadi, di cui Corrao era fondatore e presidente,  ha una sede anche a Tunisi), da Stromboli dove si trova in questi giorni per un periodo di riposo, ha chiamato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che probabilmente parteciperà alle esequie, come Fausto Bertinotti. Protagonista indiscusso della vita politica e culturale italiana fin dagli anni '50, il senatore, come tutti lo chiamavano era diventato negli anni il simbolo di una Sicilia che rivoluzionava il luogo comune che la vede stagnare nell'immobilismo fatalista; Corrao alle avversità si opponeva con la forza delle idee.

Dopo il terremoto del Belice del 1968, da sindaco-intellettuale aveva reso concreta l'utopia della città degli artisti, chiamando a raccolta nella rifondata Gibellina nuova: Burri, Consagra, Accardi, Isgrò, Pomodoro, Paladino, Nunzio, Schifano, Quaroni, Venezia, Samonà, Gregotti, Mendini, Purini, Levi, Damiani, Sciascia, Dolci, Buttitta e ancora Joseph Beuys, Robert Wilson, Philip Glass, Thierry Salmon, Goran Bregovic, per citarne solo alcuni; nella indimenticabile stagione delle Orestiadi, negli anni '80 e '90 laboratorio creativo tra i più interessanti e innovativi d'Europa.

Dei suoi sogni concreti rimangono sparsi per una terra amatissima i simboli di una stagione in cui, grazie a lui, tutto sembrava possibile: un'opera straordinaria come il bianco sudario che è il Cretto di Alberto Burri a Gibellina vecchia, e all'interno di quel baglio in cui ha trascorso il suo ultimo giorno di vita, la bianca montagna di sale di Mimmo Paladino, in cui affondano presaghi cavalli neri.

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dal Giornale dell'Arte edizione online, 8 agosto 2011