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Il mistero di Teotihuacan nella calda estate spagnola

  • Pubblicato il: 05/08/2011 - 11:08
Autore/i: 
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Jenny Dogliani
Escultura del dios del fuego


Madrid. Con sedi a Barcellona, Palma, Tarragona, Lleida e Madrid, il CaixaForum è tra i centri più significativi di produzione e diffusione culturale in Spagna.
Gestito dalla Foundation Obra Social della Caixa e patrocinato dalla catalana Banca Caixa, propone un fitto calendario di mostre temporanee itineranti, conferenze, seminari, corsi, concerti, performance, attività educative ed eventi speciali, sulle tradizioni di culture lontane e sulle dinamiche dei cambiamenti che interessano il mondo e la società, analizzati attraverso l’arte antica, moderna, contemporanea e sperimentale.

Il ciclo dedicato alle grandi culture del passato ha portato lo scorso anno nella penisola ispanica i «Tesori archeologici del Regno dell’Arabia Saudita». Ora è  la volta di «Teotihuacan. La città degli dei», realizzata in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Storia e Antropologia e il Museo Nazionale di Antropologia del Messico.
Oltre 400 i pezzi, esposti nella sede madrilena fino al 13 novembre, che  raccontano 8 secoli di storia di uno dei più importanti centri culturali, civili e religiosi dell’America precolombiana: Teotihuacan (letteralmente «dove gli uomini diventano dei»), antica e leggendaria città dichiarata patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1987, ubicata a 45 Km dall’attuale Città del Messico, fiorita nel 150 a.C., misteriosamente abbandonata nel 650 d.C. e poi diventata luogo di culto venerato già dagli Aztechi stessi.

Il percorso mette in luce rituali religiosi, vita quotidiana, organizzazione sociale, politica ed economica, credenze e relazioni con i popoli vicini che contraddistinsero Teotihuacan nei suoi secoli di splendore, attraverso sculture in pietra, statuine in ossidiana, recipienti in ceramica, dipinti murari, ornamenti, gioielli, maschere rituali, figure mitologiche e di animali sacri, come il giaguaro e il serpente, forgiati in diversi materiali.
Tutti gli oggetti provengono da  campagne di scavi, da quelle d’inizio ‘900 a quelle più recenti che hanno portato alla luce «El Gran Jaguar de Xalla», scultura architettonica con ampie tracce di decorazione policroma e il «Disco della morte», scultura in pietra che allude alla misteriosa fine di questa gloriosa civiltà.
Grandi culture del passato scelte per illustrare come l’uomo, nel corso della storia, abbia tentato di trovare risposta ai quesiti sulla vita e sulla morte e per accrescere, attraverso le più recenti scoperte storiche e antropologiche, la nostra comprensione del mondo.

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