Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Il Grande Attrattore in due atti

  • Pubblicato il: 11/10/2013 - 09:12
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Ada Masoero
Enrico Baj con il suo ritratto realizzato da Asger Jorn nel 1954

Milano. A dieci anni dalla scomparsa di Enrico Baj (1924-2003), alcune mostre ricordano il suo lavoro. Alla Biennale di Venezia il «museo immaginato» di Cindy Sherman presenta, nella mostra centrale, una scelta delle sue «Dame». Ora tocca a Milano, dove la Fondazione Marconi propone fino al 19 ottobre «Enrico Baj. Segni e disegni» e la Fondazione Arnaldo Pomodoro, fino al 20 dicembre, «Enrico Baj. Bambini, ultracorpi & altre storie», entrambe mirate su settori specifici del suo lavoro. Quest’ultima, curata da Flaminio Gualdoni con Roberta Cerini Baj e l’Archivio intitolato all’artista, presenta opere degli anni Cinquanta (il decennio del Movimento Nucleare, da lui cofondato nel 1951, e del Mouvement International pour un Bauhaus Imaginiste) e rari documenti d’epoca, che rievocano la vivacità culturale della Milano del tempo, di cui Baj fu uno dei motori: memorabile il manifesto del 1957 «Contro lo stile» (era l’Informale), firmato con Klein, Manzoni, Arnaldo e Giò Pomodoro e altri. La mostra ideata da Giorgio Marconi, amico di Baj sin dagli anni Settanta, riunisce invece 24 disegni, tutti inediti. Sono bozzetti su carta da ricalco, con alcune opere più imponenti: le tre tele «Famiglia Baj» (1980), l’enorme disegno a carboncino «Studio per Apocalisse» (1978), «Ubu» (1983), omaggio a Jarry e al Surrealismo, e «Il Grande Attrattore» (1990), formato da 27 pannelli.

da Il Giornale dell'Arte numero 335, ottobre 2013