Fortuny, il Nibelungo
Venezia. Intrigante, trasversale e in gran parte inedita, insomma un evento con l’ambizione dell’eccezionalità: è la mostra «Fortuny e Wagner», in programma al Museo Fortuny dall' 8 dicembre al 7 aprile 2013, a cura di Paolo Bolpagni e con il coordinamento scientifico di Daniela Ferretti, in occasione del secondo centenario della nascita del musicista.
Intrigante, come sempre, quando si pongono a confronto due modi di essere creativi apparentemente non paragonabili eppure con reciproche influenze, perché se è scontato, se non altro per ragioni cronologiche, che sia Wagner (Lipsia, 1813 -Venezia, 1883) a esercitare l’influenza maggiore, non è altrettanto ovvio che il rapporto di Mariano Fortuny (Granada, 1871-Venezia, 1949) con il maestro tedesco sia quello di una passiva subordinazione. Fortuny, infatti, aggiunge novità a livello interpretativo, a partire dalla sua competenza teatrale, specie nell’ambito illuminotecnico. È la sua frequentazione degli allestimenti delle opere wagneriane a Bayreuth a suggerirgli il modello del «Teatro di Wagner», realizzato nel 1903 e che segna il passaggio definitivo dalla luce diretta a quella indiretta e diffusa. Questo modello, conservato al Museo Fortuny, è stato recuperato grazie al supporto di The Venice International Foundation, che ha coperto l’80% dell’intervento, per celebrare il secondo centenario del grande musicista. Trasversale: ilwagnerismo nelle arti visive italiane (e non solo) è il sottotitolo della mostra, a illustrare una moda che percorre l’Europa tra fine ’800 e inizi del ’900, ossia gli anni della sensibilità simbolista e che vede tra i protagonisti lo stesso Fortuny, quale pittore. Per la prima volta, infatti, sono esposti contemporaneamente tutti i suoi dipinti e disegni, una cinquantina, la maggior parte ispirati al «Parsifal». Insieme a lui un altro wagneriano convinto, Lionello Balestrieri, e poi Gaetano Previati con un notturno quanto mai consono al clima wagneriano,Mario De Maria con uno studio per il ritratto (perduto) di Daniela Thode-von Bülow, figliastra di Wagner, Wolf Ferrari sul tema delle bufere e del notturno e Adolfo Wildt con i frammenti di gesso del «Puro folle», altra citazione dal Parsifal. Per il versante contemporaneo figuranoKiefer, Tàpies e Bill Viola. Molti gli inediti.
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