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Fondazione Musei Senesi, centro di coordinamento permanente

  • Pubblicato il: 10/02/2012 - 09:23
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Cecilia Conti
Mappa dei Musei Senesi

Siena. 43 musei, 35 Comuni, i principali stakeholder istituzionali del territorio e la Provincia, che la costituì nel 2003: sono questi i soggetti coinvolti nella Fondazione Musei Senesi, l’unica fondazione di partecipazione di «scala territoriale» in Italia.
Nata con l’obiettivo di sostenere i musei e di attuare un’ integrazione con il patrimonio culturale dei luoghi nei quali sorgono e dei quali manifestano le eccellenze, la Fondazione si è dotata nel 2010 di un piano di riorganizzazione dei servizi museali vincitore del premio «Cultura di Gestione 2011» di Federculture, che si caratterizza per un approccio strategico e una visione di sviluppo ispirati a criteri di partecipazione, sussidiarietà, innovazione e di autentica managerializzazione.
 
Il ruolo della Fondazione nelle politiche di sviluppo territoriale non solo culturale, ma anche sociale ed economico, è evidente nelle parole del Presidente della Provincia, che prevede la realizzazione di «un vero e proprio distretto culturale evoluto della provincia di Siena, creando un'interazione sinergica fra le risorse primarie (artistiche, culturali e ambientali), le infrastrutture che ne garantiscono la fruibilità e il sistema delle imprese che erogano servizi di interesse turistico e/o culturale. Per fare questo è necessario una programmazione delle politiche culturali che sappia fondarsi su un adeguato supporto di saperi integrati, conoscenze, competenze, esperienze gestionali e capacità progettuale».
 
Della nuova struttura organizzativa e del rilancio strategico della Fondazione ce ne parla Luigi Di Corato, direttore generale di FMS dal 2009 e docente di «Management del museo e dei servizi museali», che in questo piano ha inserito «quattro linee di riforma», ispirate agli standard di qualità, ad una programmazione per obiettivi, ad una semplificazione organizzativa e all’ottimizzazione delle risorse. Si tratta di «gestione partecipata», «centralità del visitatore», «museo diffuso» e «museo produttivo».
 
«Quello che abbiamo cercato di fare con questo piano di riorganizzazione è un passaggio di stato, ovvero portare una rappresentanza istituzionale al livello di elemento di progettazione strategica. Prima le dimensioni provinciali della Fondazione erano tali da garantire difficilmente la giusta rappresentanza e una piena rispondenza degli obiettivi di ogni singolo partecipante. Ora, riorganizzando la Fondazione in 7 distretti territoriali, abbiamo la possibilità di definire un modello di progettazione strategica nell’ambito della partecipazione degli enti agli obiettivi stessi, che saranno diversi in ogni singola area. In altre parole, possiamo «customizzare» la gestione e realizzarla rispetto alle esigenze di ogni singolo territorio».
 
Partendo, dunque, dall’identità della Fondazione e dalla sua mission, si è arrivati ad un progetto di sviluppo locale su base culturale. «L’idea è stata iniziare a lavorare sul concetto di museo diffuso: i musei diventano l’occasione per iniziare a creare dei piani di valorizzazione integrata di tutti i beni culturali del territorio, monumentali, paesaggistici e immateriali. Il modello di gestione si fonda sui tavoli d’area e l’analisi dell’offerta viene fatta in funzione della capacità di ciascun soggetto del territorio di portare a fattor comune le istanza di pertinenza. La FMS diventa una sorta non tanto di cabina di regia, ma di coordinamento permanente attraverso la quale facciamo progettazione strategica (operazione di funding, master plan e tutta la attività di programmazione di attività e processi)».
 
La gestione per obiettivi non può che incidere positivamente anche sulla strategia di sostenibilità della Fondazione, che mette al centro il visitatore e più in generale la comunità.
«Il distretto culturale diventa una piattaforma in cui si incontrano l’offerta culturale e gli stakeholder del territorio, intesi non solo come portatori di interessi a livello istituzionale, ma come tutti i cittadini, sia coloro che tradizionalmente abitano questo territorio, sia le nuove comunità di migranti, e il mondo delle imprese. Il modello di partecipazione che seguiamo coinvolge la comunità nel suo complesso e restituisce il patrimonio culturale ai legittimi proprietari che non sono solo gli enti, ma tutti coloro che di fatto concorrono a comporne l’identità.
Per la sostenibilità della Fondazione e delle sue attività, stiamo portando avanti due strategie, una di partnership classica nei confronti delle istituzioni; abbiamo chiuso circa quindici protocolli di intesa in due anni e mezzo proprio per cominciare a strutturare rapporti interistituzionali nel rispetto di convenienze reciproche. Per quanto riguarda i cittadini gli ambiti su cui abbiamo lavorato sono da un lato la partecipazione e, quindi, la cittadinanza attiva attraverso il volontariato: la Fondazione Musei Senesi, vincitrice del progetto di servizio civile regionale, ha dato il via ad un progetto intitolato «Museum's Angels», grazie al quale 20 volontari di servizio civile, nella fascia compresa tra 18 e 30 anni, operano presso nove sedi museali e presso la FMS stessa per promuovere i Musei, il loro patrimonio e il territorio. Inoltre, abbiamo istituito la «banca dei progetti»: per ogni territorio c’è un «pacchetto» di iniziative, costituito da attività e investimenti. Le persone fisiche hanno così la possibilità di scegliere quale progetto sostenere e godere dei relativi benefici fiscali.»
 
E ai musei viene chiesto di essere veri e propri centri di progettazione culturale: solo così potranno accedere ai finanziamenti della Fondazione. «Prima del piano di riorganizzazione la FMS sosteneva i Musei in base ai costi prodotti. Ora i musei non rappresentano più dei centri di costo, ma sono centri di produzione di contenuti su cui ripartire i costi fissi, attraverso un sistema di activity based costing.
L’obiettivo della FMS è la produzione di idee di qualità, il trasferimento di conoscenze e di buone pratiche e l’utilizzo di strumenti trasparenti, misurabili, uguali per tutti, per evitare ogni tipo di assimetria».
 
Un approccio, non così diffuso, che indica la direzione da seguire nella gestione dei beni culturali del nostro Bel Paese, per la sostenibilità sociale ed economica delle istituzioni e, più in generale, dei territori, perché la cultura diventi davvero fattore di sviluppo e di innovazione, e una prospettiva per la qualità della vita e per le nuove generazioni.
 
Fra pochi giorni la Fondazione Musei Senesi presenterà il bilancio di missione 2009-2011: 120 pagine, che, nelle intenzioni del Direttore, vogliono rappresentare un’ulteriore conferma dell’approccio autenticamente manageriale e dell’impegno a dare, attraverso la cultura, un importante e durevole contributo allo sviluppo sociale ed economico del contesto di riferimento e della sua comunità.

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