Carrà e Longhi, due oriundi ad Alba
Alba. Dopo quasi 20 anni dall’ultima retrospettiva italiana che la Gnam Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha dedicata a Carlo Carrà nel 1994, il pittore torna di scena nella Fondazione Ferrero, dal 27 ottobre 2012 al 27 gennaio 2013, riconfermando la prestigiosa collaborazione tra Fondazione Longhi e Fondazione Ferrero, avviata nel 2007. Ce ne parla la curatrice della mostra e direttrice della Fondazione Longhi, Maria Cristina Bandera.
Come si è sviluppato il rapporto tra le due fondazioni?
Alba è la città natia di Roberto Longhi. Il primo contatto con la Fondazione Ferrero è stato per la mostra «Dal ‘200 a Caravaggio a Morandi. La collezione di Roberto Longhi», che Mina Gregori (Presidente della Fondazione Longhi) ha curato nel 2007.
Successivamente, nel 2008, ho curato una rassegna di Morandi per il Metropolitan Museum of Art di New York e siccome era desiderio di Maria Franca Ferrero fare una mostra di Morandi ad Alba, pittore stimato e amico di Longhi, è nata «Morandi l’essenza del paesaggio», chiusa lo scorso gennaio con grande successo di critica e pubblico.
Noi siamo molto grati alla Fondazione Ferrero che ci permette di concretizzare progetti longhiani, che per noi sarebbe più difficile fare, offriamo una collaborazione scientifica ma chi si fa carico dell’aspetto economico e organizzativo è la Fondazione Ferrero.
Perché la scelta di Carlo Carrà?
Per vari motivi. Innanzitutto è un pittore di origine piemontese, nato a Quargnento (Al) nel 1881. È stato inizialmente il pittore prediletto da Longhi, che per primo ne ha dato una lettura fondamentale dell’opera. Ha iniziato a occuparsene nel 1913 nel suo saggio pionieristico sui pittori futuristi, poi in una piccola e raffinata monografia del 1937. Da commissario della Biennale di Venezia nel ‘48 ha suggerito una mostra di pittori metafisici con Carrà, Morandi e de Chirico e in quella del ‘50 gli ha dedicato una sala monografica. Longhi è stato inoltre presidente della grande personale di Carrà fatta a Palazzo Reale di Milano nel 1962. Quindi la figura di Longhi è fondamentale per intendere Carrà.
Come sta procedendo l’organizzazione della mostra?
La mostra si avvale di un comitato scientifico di rilievo, composto da Gabriella Belli (direttore uscente del Mart), Roberta Cremoncini (direttore dell’Estorick Collection), Danilo Eccher (direttore della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino), Edith Gabrielli (Soprintendente ai Beni storico-artistici del Piemonte), Maria Vittoria Clarelli (Soprintendente alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma), Sandrina Bandera (direttore della Pinacoteca di Brera) e Antonio Paolucci (direttore dei Musei Vaticani).
Avremo una settantina di opere, prestiti importanti, italiani e non solo. Abbiamo inviato in questi giorni le lettere di prestito e aspettiamo le risposte per l’ autunno.
Quali sono i criteri di selezione delle opere?
Il criterio di selezione delle opere è molto rigoroso, ho citato il comitato scientifico e molte opere verranno da questi musei. Sono opere che hanno una storia collezionistica importante, molte delle quali inserite da Longhi nei suoi scritti e progetti relativi a Carrà.
Il percorso attraverserà tutte le fasi di Carrà, da quella divisionista ai capolavori del futurismo, da alcune tappe del cosiddetto antigrazioso alle opere metafisiche, dal realismo mitico ai paesaggi degli anni ’20, dalle opere di figura degli anni 30 a una selezione di nature morte, sino ai paesaggi degli ultimi anni della sua attività.
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