Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Calumet tra Mediobanca e Fondazioni di origine bancaria?

  • Pubblicato il: 27/07/2012 - 10:37
Autore/i: 
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni
Piazzetta Cuccia

Milano. Nel quartiere generale di Mediobanca, lunedì 23 luglio, molti tra i principali esponenti delle Fondazioni di origine bancaria hanno raccontato le proprie strategie e i  modelli di Governance ad un’assemblea gremita di giornalisti.
Un confronto con uno spirito collaborativo e pacato sul futuro delle Fob, a fronte della crisi finanziaria che non da segno di tregua, e a  replica dello  studio, fresco di stampa (maggio 2012 - in allegato nella nostra sezione «Studi e ricerche») condotto dagli analisti Andrea Filtri e Antonio Guglielmi di Mediobanca Securities, per valutare lo stato di salute di soggetti impegnati nel welfare che hanno nelle comunità locali i loro stakeholders.
«Re-foundation» è un’analisi scientifica sui modelli di business e sulla sostenibilità futura, che pone sotto la lente i bilanci di esercizio dal 2000 al 2010 di sei big (Cariplo, Sanpaolo Torino, Caritorino, Caripadova, Cariverona, Monte dei Paschi), con una comparazione con grandi realtà straniere (Harvard, Yale, Wellcome Trust, Novo Nordisk).
Un approccio definito da Giuseppe Guzzetti, Presidente Fondazione Cariplo, nonché Acri, l’associazione che riunisce le Fob, di confronto tra «pere e ravanelli», non significativo stante la differenza dei soggetti esaminati, delle missioni e dei contesti normativi ed economici privi di analogie[1].
L’Italia, messa a confronto con grandi Fondazioni straniere è meno focalizzata su una missione univoca di intervento, anche in relazione agli indirizzi della Legge Ciampi[2] che descrivono 21 aree di intervento: quasi 14,5 miliardi di Euro sono stati erogati nel 2010 a favore dei settori arte e cultura, servizi alla persona, ricerca, formazione, sviluppo del territorio, ambiente.
L’analisi di Mediobanca evidenzia la stretta inter-dipendenza dei bilanci delle Fob con patrimoni investiti nelle banche di origine, che a causa delle corrente crisi finanziaria, sono crollate nei corsi azionari e hanno ridotto, se non azzerato, la distribuzione dei dividendi, richiedendo sforzi di ricapitalizzazioni. La mancata distribuzione delle rendite, fondamentale introito per le Fob che alimenta le attività erogative e progettuali sui territori, è stata pertanto ridotta sensibilmente.
Si sottolinea nel contempo come dal 2007 la Fondazione Roma abbia deliberatamente deciso di uscire dall’impegno bancario, riducendo i rischi dell’investimento (vedi XII Rapporto delle Fondazioni 2012, Giornale dell’Arte, con intervista a Emmanuele Emanuele). Lo studio pone in luce la complessità interpretativa dei bilanci di esercizio,  non  sempre redatti con criteri coerenti e costanti  negli anni e dunque non comparabili, soprattutto sulle valutazioni di patrimonio e sui  flussi di cassa.
Considerazioni che hanno alimentato il dibattito duro e polemico, in corso dei giornalisti Tito Boeri e Luigi Guiso[3] su la Voce – che vorrebbero i 50 miliardi del patrimonio delle Fob a saldo del debito pubblico -, rilanciato dalle colonne di Repubblica contro il Ministro del Tesoro Vittorio Grilli, che rivendica la centralità del ruolo svolto delle Fob, anche a sostegno del sistema bancario, elemento fondamentale per la stabilità e per lo sviluppo economico [4]. Posizione questa condivisa da molti esponenti autorevoli del mondo istituzionale, come l’economista Marco Vitale sul XII Rapporto delle Fondazioni della nostra testata (consultabile on line su questo sito) e dal Manifesto varato da Vita la rivista del Terzo settore, per abbassare i toni della polemica e riaffermare il ruolo delle Fob a sostegno di iniziative di sussidiarietà[5].
Proprio la lettura della risposta di Grilli dalle pagine della Repubblica ha aperto la sessione: in questi ultimi 20 anni, le Fob hanno compiuto un lungo percorso per rendersi efficienti, propositive e per ridurre la loro partecipazione nelle Banche, arrivando intorno al 40% degli investimenti.
Proprio grazie alle Fob, i cittadini non hanno sostenuto i costi della crisi finanziaria, che in altri Paesi sono stati compensati dall’intervento Pubblico con l’immissione sul mercato di titoli nazionali. Impossibile immaginare che il patrimonio delle Fondazioni sia confiscato” per sanare il debito pubblico.
Durante la mattinata, si sono avvicendate le testimonianze delle maggiori Fondazioni, grazie ai Direttori e Presidenti di CRT, Cariverona, Compagnia di San Paolo che hanno evidenziato come la gestione delle Fob, con  una struttura di base dettata dalla Legge Ciampi,  si è estremamente articolata e specializzata negli anni. La strategia, da mera erogazione, è passata ad un ruolo di innovazione e infrastrutturazione sociale, precluso al Pubblico, che ragiona su regole di consenso.La replica delle Fob è stato affidata al Presidente di Fondazione Cariplo, nonché Presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, che ha fortemente ribadito la fedeltà delle Fob allo spirito di Legge che le pone al servizio delle comunità. «Le Fob hanno sostenuto il sistema bancario perché azionisti di lunga data, unici che potessero investire su lungo periodo e ridare fiducia al mercato  e a nuovi potenziali azionisti; come parte interessata negli investimenti, auspicano che i rendimenti si riprendano e possano permettere la distribuzione dei dividendi».
La diversificazione degli investimenti, indirizzo della Legge del 1999, priorità delle Fob che da dieci anni la stanno gradualmente attuando, ora è rallentata proprio in virtù del sostegno alle banche: 1/5 delle Fob è uscita dall’azionariato, la metà è intorno al 5%,1/6 è sotto il 50%. La Fondazione MPS è l’unica che ha optato per detenere il controllo assoluto della banca.
«Gli organi di indirizzo e consigli di amministrazione sono espressione della pluralità delle rappresentanze dei territori: negli ultimi  dieci anni la governance e  le attività si sono strutturate, il personale è aumentato del 149».
La ricerca «Governance & performance nelle fondazioni di origine bancaria» (vedi sezione «studi e ricerche» di questa testata) , svolta nel 2010 dall’Università degli Studi di Padova ha evidenziato che il 19,6% del consiglio di amministrazione delle Fob ha competenze manageriali, il 17,6% è esperto in materie giuridiche, il 15,6% ha competenze finanziarie, il resto è rappresentato da profili tecnici negli ambiti di competenza d’intervento.
Se le politiche di welfare pubbliche sono al collasso, e gravano anche sul sistema del non-profit, che si trova in un diffuso stato di insostenibilità, le Fob tamponano con i loro interventi. Guzzetti ribatte con toni decisi: «Alcune  fondazioni stanno cercando di tenere alto il livello erogativo, soprattutto con la crisi che sta colpendo gli stati sociali che drammaticamente impedisce al volontariato di operare, perché non è ha la forza, la capacità, le risorse. E noi con loro non abbiamo le risorse per sostituirci alla parte pubblica. La parte pubblica, lo Stato, non può sottrarsi dalle proprie responsabilità e de-qualificare l’utilizzo delle risorse pubbliche raccolte attraverso le tasse dei contribuenti per soddisfare la richiesta sociale». Nega l’interpretazione dei risultati dello Studio di Mediobanca che vedrebbe intaccati dalle erogazioni i patrimoni delle Fondazioni: «ad eccezione di Fondazione MPS, che ha fatto scelte personali, tutte le altre Fondazioni hanno attinto alle riserve di liquidità accantonate negli anni delle “vacche grasse”, permettendo di mantenere l’integrità dei patrimoni».
In chiusura, Alberto Nagel, AD di Mediobanca, ha salutato con fiducia questo incontro «calumet», che ha messo in evidenza il grande lavoro che quotidianamente svolgono le Fob, a fronte di una trasparenza e una comunicazione migliorabile- percorso evidenziato dalla recente adozione della Carta delle Fondazioni, il codice di autoregolamentazione interessante, ma di cui lo studio lamenta un’implementazione non chiara- ma soprattutto ha sottolineato il ruolo fondamentale di sparring partner del sistema bancario, per costruire un piano concreto di uscita dalla crisi.

© Riproduzione riservata

[1] Si legga http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentA...
[2] Si richiamano la legge delega n. 218 Amato-Carli e Legge Ciampi n. 461 del 1998 e successive attuazioni.
[3] Per seguire il dibattito, si faccia riferimento a http://www.lavoce.info/articoli/-categoria48/pagina1003148.html
[4] http://93.187.25.146/rassegna/pdf/2012-07-23/SIC1004.PDF
[5] http://www.vita.it/non-profit/fondazioni/fondazioni-le-bordate-a-vuoto-d...