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Associazionismo internazionale

  • Pubblicato il: 06/07/2012 - 00:11
Autore/i: 
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Cecilia Conti
Gerry Salole

Il settore delle fondazioni, sempre più dinamico, conta in Europa oltre 110mila soggetti (quasi 4 ogni 10mila cittadini), con un patrimonio complessivo di circa 350 miliardi di euro, una spesa annua tra gli 83 e i 150 miliardi di euro, tra 750mila e 1 milione di addetti e più di 1 milione di volontari. La situazione nei diversi stati membri è molto varia. La costituzione di fondazioni con finalità pubblica ha visto un aumento sostanziale negli ultimi anni: in 9 paesi (Belgio, Estonia, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Slovacchia, Spagna, Svezia) circa il 43% delle fondazioni, più di 18mila, è stato costituito nell’ultimo ventennio. Ungheria, Germania, Romania, Spagna e Svezia ne hanno oltre diecimila. Circa il 30% opera nell’educazione e nella ricerca, a cui seguono i servizi sociali e sanitari. L’area «arte e cultura» risulta la più importante in Spagna ( 44% delle fondazioni) e tra i settori prevalenti in Germania, Finlandia, Portogallo, Italia, Repubblica Ceca e Polonia. (Dati 2009 EC Feasibility Study on the EFS www.efc.be). Ciononostante, non ci risultano studi di profondità sul settore culturale.
 
 
Gerry Salole, Chief Executive dell’European Foundation Centre, ci parla dell’agenda dell’associazione internazionale di fondazioni e corporate funders, nata nel 1989 per sostenere il settore della filantropia in Europa, creare un ambiente giuridico e fiscale che ne agevoli l’operatività, documentarne gli orientamenti, promuovere collaborazioni e rafforzarne le infrastrutture alla luce delle esperienze eccellenti. L’EFC ha 233 membri provenienti da 37 paesi e attivi in 150. L’88% ha base in Europa. In Italia sono 50 le fondazioni associate, di cui 39 di origine bancaria, con un peso specifico molto rilevante. Il 35% sviluppa la propria attività in ambito nazionale, mentre il 65% opera oltre i propri confini, a livello europeo e internazionale.
Gestiscono un patrimonio complessivo di 130 miliardi di euro e la loro spesa annua in progetti e programmi di pubblica utilità ammonta a circa 13 miliardi. Intervengono principalmente nell’educazione e nell’arte e la cultura, rivolgendosi soprattutto alle nuove generazioni. Si dividono tra fondazioni operative e di erogazione, ma la maggior parte di esse opera in entrambe le direzioni (dati 2011, rilevazioni e studi dell’EFC). Nel novembre 2006 l’EFC ha elaborato un documento in cui definisce ruolo e valori delle fondazioni nella società contemporanea, tuttora di grande attualità, qualificandole come impegnate nello sviluppo e nella promozione di risposte efficaci alle sfide sociali, economiche, educative, scientifiche, sanitarie, culturali, civiche e ambientali. Le fondazioni si trovano a rispondere a urgenze di carattere sempre più ampio, diventando interlocutori nei confronti di istituzioni nazionali e sovranazionali.
«È in aumento il trend verso l’attivazione di partnership pubblico-private, che si dimostrano, per varie ragioni, win-win. Per le fondazioni collaborare con i Governi significa aumentare l’impatto delle proprie azioni per generare un cambiamento duraturo e misurabile, che va oltre il singolo intervento. Dall’altra il settore pubblico è meno dinamico delle fondazioni, che si muovono in autonomia. In Europa questi soggetti influenzano i processi di policy-making direttamente, attraverso il loro lavoro di advocacy, o indirettamente, supportando azioni di sensibilizzazione in specifiche aree. Uno dei nostri principali obiettivi è quello di fornire input per conto dei nostri membri su diverse politiche, attraverso pubbliche consultazioni e incontri con le istituzioni europee» sostiene Salole.
Le fondazioni non devono sostituirsi, ma sollecitare e tenere alta l’attenzione sui temi e le sfide più urgenti, focalizzandosi sull’innovazione sociale, per realizzare e consolidare quel tipo di crescita inclusiva, sostenibile e intelligente a cui ambiamo. Come se non attraverso la cultura?
«L’arte e la cultura, insieme all’educazione, sono le aree di interesse più supportate dai membri dell’EFC e rappresentano sempre di più il collante fra le diverse attività svolte dalle fondazioni, anche per quelle che operano in altri ambiti, quali i servizi sociali, la ricerca, l’innovazione e l’educazione».
Nell’agenda globale definita dall’EFC, le fondazioni sono chiamate a svolgere il ruolo di «Agent of Change» in virtù delle loro stesse caratteristiche: sono indipendenti, provvedono alla propria sostenibilità e hanno un proprio organo di governo. Caratteristiche queste che permettono loro di dotarsi di strategie di lungo periodo, di interagire con una molteplicità di attori, di costruire network, di incrementare il patrimonio.
Proprio a partire da questo ruolo, divengono fondamentali i temi della trasparenza e della rendicontazione. Salole, anche sulla scorta del recente studio «Exploring Transparency and Accountability Regulation of Public Benefit Foundations in Europe», realizzato dall’EFC insieme a Donors and Foundations Networks in Europe (DAFNE), afferma che «in Italia, così come in tutta Europa, non ci sono gap importanti nella cornice normativa sugli standard di trasparenza e rendicontazione; tutti i paesi europei hanno misure di regolamentazione e di auto-regolamentazione sufficienti per assicurare alle fondazioni il perseguimento delle finalità per le quali sono state costituite».
Lo scorso febbraio «La Commissione Europea ha presentato la sua proposta per uno strumento legale che permetterà alle fondazioni che lo desiderino di beneficiare del medesimo status in tutti gli Stati membri dell’UE: lo Statuto della Fondazione Europea». Da anni le fondazioni, tramite i loro organismi nazionali e internazionali, hanno richiamato l’attenzione di Bruxelles sull’opportunità di pervenire a un’armonizzazione giuridica.
Lo Statuto consentirà di superare le difficoltà che ostacolano interventi transfrontalieri, le incertezze burocratiche, i costi legati alle diverse richieste legali e amministrative, i gap di informazioni, e quindi di fiducia, da parte dei potenziali donatori di altri Stati Membri. Lo statuto può rappresentare un vero e proprio marchio riconoscibile e affidabile. Affinchè diventi realtà si attende l’approvazione del Parlamento Europeo e l’adozione del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea. L’EFC spera entro il 2014.
 
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(dal XII Rapporto Annuale Fondazioni)