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Arte e Medical Education

  • Pubblicato il: 16/12/2018 - 09:52
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
Vincenza Ferrara
Il 16 novembre a Roma si è tenuto il workshop “Quale il posto dell’Arte nella Medical Education?” ospitato dal Museo delle Civiltà. La giornata di studi, promossa dal Laboratorio di Arte e Medical Humanities della Facoltà di Farmacia e Medicina della Sapienza e dalla Società Italiana di Pedagogia Medica, ha voluto stimolare la discussione su come le Arti possano essere utili per la formazione e l’aggiornamento dei Medici e del Personale di Cura.
Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
La giornata di studi ha voluto accendere i riflettori su un tema che riguarda la realizzazione del modello bio-psico-sociale che dovrebbe porre il paziente al centro del processo di cura.
Tale modello, in antitesi con quello bio-medico prevalente, individua alcune competenze e capacità utili ad integrare il back ground scientifico del personale medico e sanitario come l’osservazione, la comunicazione con il paziente e i suoi familiari, il lavoro in team anche interprofessionale, l’empatia e la resilienza che hanno portato ad indicare l’introduzione delle Medical Humanities nei percorsi formativi sia di base che permanente di tali figure professionali. Nonostante l’orientamento olistico dell’organizzazione mondiale della Sanità e la letteratura scientifica a disposizione le Medical Humanities, ossia la possibilità di costruire un nuovo approccio al rapporto con il Paziente e alla cura da parte dei professionisti di questo settore, introdotte nell’ambito del curriculum universitario a livello internazionale, sono ancora poco applicate nei percorsi formativi in Italia. Gli studi effettuati hanno dimostrato quanto il medico sia lontano dal paziente, con una abdicazione della capacità diagnostica diretta rispetto a un utilizzo delle indagini strumentali. Con gli interventi di questa giornata si è voluto documentare quanto possa essere utile l’introduzione della Medicina Narrativa e dell’esposizione e della pratica alle Arti (Arti visive, Teatro, Cinema, Musica) per aiutare i Professionisti dell’area medica e sanitaria a rispondere meglio all’esigenze del Paziente. Ciò che si chiede è maggiore attenzione a questo settore e l’attivazione di strategie utili a creare alleanze tra il mondo della salute e quello della cultura per promuovere collaborazioni interdisciplinari per inserire, come si fa in altri paesi, tali corsi nell’ambito del curriculum universitario.

La giornata di studi ha cercato di rappresentare alcune necessità per la formazione di base e continua dei professionisti dell’area medica e sanitaria. La descrizione dell’esigenza di sviluppare la Comprensione e l’Empatia con il Paziente, quindi la promozione di competenze sociali e comunicativo relazionali, professionalità, capacità riflessiva, benessere e resilienza (Alessandro Franceschini, Licia Montagna); la registrazione dei rischi di stress e Burnout per questo tipo di professionisti e quindi la necessità di adottare pratiche per la limitazione e il superamento di tali limiti (Giuseppe La Torre).

Sono seguiti gli interventi degli esperti che hanno descritto alcuni studi ed esperienze utili all’individuazione di prospettive formative che utilizzano l’arte come una strategia per rispondere all’esigenze manifestate.

Viene presentata l’Iconodiagnostica salita alla ribalta con ipotesi di colesterolemia di cui poteva essere affetta “La Gioconda”, approccio che può essere un metodo interessante per sviluppare la capacità di osservazione, il cosiddetto “occhio clinico” così importante per il Medico. Attraverso alcune opere d’arte il Prof. Vito Franco, (Professore di Anatomia Patologica dell’Università di Palermo) coinvolge i partecipanti (per la maggior parte medici o personale sanitario) alla “scoperta” delle patologie rappresentate. Questo “gioco” tra arte e scienza può rappresentare una modalità utile agli studenti di medicina per avvicinarsi agli elementi patognomonici entro un “quadro” olistico rappresentato dall’artista.
Importante l’intervento di Antonio Federico (Professore di Neurologia all’Università di Siena) che ha guidato i partecipanti nelle Neuroscienze presentando diversi studi del settore che sollecitano il tentativo di comprendere i legami che uniscono percezione visiva ed espressione creativa. L’arte è legata alle capacità simboliche del cervello; per esistere presuppone l’applicazione delle regole secondo cui il cervello funziona. La citazione degli studi sui “neuroni a specchio” ha messo in evidenza perché’ l’arte può aiutare lo sviluppo dell’Empatia. Un accenno importante è stato dato anche alla musica e al suo “uso” per il miglioramento del benessere.

Un utile contributo è stato dato da Giampaolo Martinelli, (Consultant Cardiac Anaestetist al Barts Health-London) con la comunicazione di esperienze del mondo anglosassone. Importante è stata la citazione di uno studio su come le arti possano potenzialmente promuovere la salute e il benessere riducendo i costi del Sistema Sanitario Nazionale. Interessante l’esperienza di uso dell’arte per limitare il Burnout in un gruppo di Oncologi. La sua attenzione a nuove modalità di pratica dell’arte attinte dal mondo americano in collaborazione con l’Università di Cork per sperimentare l’utilizzo del metodo delle Visual Thinking Strategies (VTS) in ambito Medical Education. Un metodo che aiuta non solo a sviluppare le competenze e le capacità utili a diventare un buon medico ma anche a stimolare la consapevolezza di sé e il benessere per limitare i rischi a cui tale professione è sottoposta.

L’ultimo intervento della giornata ha presentato l’esperienza italiana di uso dell’arte e in particolare del metodo VTS in ambito formativo (Corsi di laurea in Medicina e Scienze infermieristiche e Formazione Specifica in Medicina Generale) partita in via sperimentale nel 2014. Nell’ambito del Corso di laurea in Medicina e Chirurgia “C” di Sapienza sono state introdotte per III, IV e V anno attività che utilizzano l’arte. I risultati sembrano essere molto interessati sia in termini di sviluppo di competenze che in termini di resilienza. Viene comunicata anche l’avvio di una attività presso il Dipartimento di Pediatria che vede coinvolti Medici, Infermieri e specializzandi in una esperienza interprofessionale. La tavola rotonda, coordinata da Elisa Manacorda, con professionisti del settore Medico (Fabrizio Consorti, Stefania Basili, Domenica Taruscio, Stefano Canitano) e una rappresentanza della Direzione Generale Musei del MIBAC (Daniela Porro) ha evidenziato l’esigenza di promuovere efficacemente le Medical Humanities con corsi specifici nel settore delle Medical Education riconoscendo il valore delle discipline umanistiche per il superamento del modello bio-medico e la necessità di creare un ponte con il settore dei Beni Culturali. Nonostante si sia ancora lontani dall’introduzione di questa tipologia di corsi nel curriculum universitario nazionale, l’interesse manifestato dai professionisti che hanno partecipato alla giornata fa sperare la realizzazione di tale esigenza.

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Approfondimenti
Arte e Medicina: l’arte come strumento utile per i medici (Intervista portale Rai Arte)
V. Ferrara, S. De Santis, C. Staffoli (2015), Art and Medicine: from anatomic studies to Visual Thinking Strategies, Senses Sci 2015; 2 (1):40 -44  
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C. Lasser Looking at Art Could Help Med Students Become Better Doctors (2018)