Arco, ponte tra culture
Madrid. Sono state 215 le gallerie di 29 paesi del mondo a incontrarsi a Madrid in questi giorni per la 31ma edizione di ARCO, la fiera d'arte contemporanea spagnola che quest'anno ha esposto circa 3mila artisti. Soltanto 6 le gallerie italiane – Cardi Black Box, Enrico Astuni, Gentili, Jerome Zodo, Project B e Prometeo Gallery di Ida Pisani – presenti alla tappa madrilena del Grand Tour fieristico internazionale, oltre a un interessante dibattito dedicato al sistema dell’arte contemporanea italiano, tra musei pubblici e fondazioni private, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura a Madrid con la presenza di Anna Bernardini – Museo Villa Panza, Carolina Italiano – MAXXI, Ginevra Elkann – Pinacoteca Agnelli e Marcella Beccaria – Castello di Rivoli.
Per questa edizione però, la fiera ha decisamente puntato gli occhi più a nord, scegliendo l'Olanda come paese ospite. «Focus: the Netherlands» è stato l’articolato programma culturale parallelo alla natura commerciale dell’evento; supportato dalla Fondazione Mondrian e dall'ambasciata d'Olanda in Spagna, ha previsto la partecipazione in fiera di 14 gallerie olandesi – selezionate da Xander Karskens, direttore della collezione di arte contemporanea internazionale dell'Hallen Museum della cittadina di Haarlem – la «Dutch Assembly» curata dal collettivo di curatori Latitudes con incontri multidisciplinari e multitematici, e alcune mostre nei principali centri culturali della città come René Daniels al Museo Reina Sofia, Mondrian, De Stijl e la tradizione artistica olandese al Museo Thyssen-Bornemisza, Navid Nuur al centro d'arte contemporanea Matadero e Aernout Mik al Centro d'Arte Dos de Mayo.
Novità di quest'anno sono state le sezioni «Featured Artists» per la scoperta dei nuovi talenti e «Solo Objects» una serie di grandi installazioni dislocate negli spazi della fiera; ma soprattutto il voler riconfermare il ruolo della Spagna come ponte tra l'Europa e l'America Latina con il primo «Meeting of European and Latin American Museums», con la partecipazione tra gli altri di Chris Dearcon, Manuel Borja-Villel, Hans-Michael Herzog, Alfred Pacquement e l'italiano Andrea Bellini.
All'America Latina è stato dedicato anche l'intero spazio dei «Solo projects»: 23 piccole mostre monografiche dedicate ad artisti emergenti – come il peruviano Daniel Jacoby, brillante concettuale – e affermati – come l'argentina Alicia Herrero, che dal focus sul rapporto tra l'arte e il mercato ha prodotto una bellissima mostra pop. Sempre della Herrero la presentazione del progetto «Considerazioni sul pubblico (un simposio in tre atti)» svolta presso i luoghi istituzionali del sistema economico argentino, oggi documentati nella pubblicazione omonima presentata al Media Lab del Prado.
Come le migliori fiere, Arco si è estesa dal distretto fieristico per tessere la città di esperienze estetiche e performative: dopo la siesta ogni giorno è entrato in gioco il programma «After Arco» con proiezioni, performance e concerti (curioso quello della Martin Creed Band); ma uscire per la città significa andare a scovare anche le tante proposte indipendenti che nutrono la scena creativa spagnola, come l'apertura allo spazio Off Limits della mostra «Permesso per fare la rivoluzione», un progetto di Cabello/Carceller con opere di artisti del calibro di Johanna Billing, Martha Rosler e Ana Navarrete.
Come spiega l'artista spagnola Anna Moreno «la Spagna ha sempre considerato l'Olanda come un benchmark per le politiche culturali. In una situazione di tagli selvaggi alla cultura, eventi come la Dutch Assembly possono essere importanti per immaginare vie d'uscita istituzionali, ma altrettanto importante è sviscerare il ruolo dell'arte in un contesto sociale che sembra pronto alla rivoluzione».
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