Abbiamo trasformato la Fondazione in un museo nomade
Com’è nata la strategia dell’azione sul territorio in luoghi non deputati all’arte?
Circa nove anni fa ho iniziato una riflessione sul ruolo e sulla strategia della Fondazione, che allora aveva un suo spazio espositivo in piazza della Scala all’interno del Palazzo Trussardi. L’attività era naturalmente soddisfacente, ma volendosi concentrare sull’arte contemporanea e vedendo le scarse attenzioni che il grande pubblico riservava ai linguaggi dell’arte di oggi, ho immaginato che ci fosse bisogno di un gesto di rottura e di un’istituzione che si impegnasse nell’arte contemporanea in modo completamente nuovo per l’Italia. Anche grazie all’incontro con Massimiliano Gioni, che ha interpretato in maniera radicale la mia idea di diffondere l’arte contemporanea al grande pubblico, abbiamo iniziato un percorso che ha trasformato la fondazione in museo nomade che ci ha portato a invadere con l’arte alcuni dei monumenti e dei palazzi storici più interessanti di Milano, nascosti o sconosciuti ai più. Spesso, oltre a riportarli al centro dell’attenzione dei media e del pubblico, ci siamo anche impegnati nel recupero di questi luoghi. Da Palazzo Citterio a Palazzo Dugnani, dall’Arena Civica alla Stazione Centrale, la Fondazione Nicola Trussardi ha svolto una doppia azione culturale: riscoprire Milano e i suoi gioielli architettonici, portare alla città i più interessanti artisti di oggi, invitandoli a immaginare per quei luoghi opere inedite prodotte dalla Fondazione.
Quali le ragioni di un veicolo giuridico come la Fondazione?
La Fondazione fa parte del Gruppo Trussardi, ha un suo statuto e una sua gestione economica e naturalmente condivide il Codice Etico del Gruppo. Mi interessava creare un equilibrio perché la Fondazione potesse essere autonoma e insieme parte del Gruppo; in tal senso la forma giuridica della fondazione è ideale. In Italia siamo ancora piuttosto indietro in materia di defiscalizzazione degli investimenti in cultura da parte delle aziende, per cui bisogna comunque impegnarsi alla ricerca di strumenti che possano contribuire a rafforzare il proprio quotidiano impegno di mecenati.
Perché non creare una collezione propria?
Le opere concepite dagli artisti per la Fondazione Nicola Trussardi sono sempre immaginate per un luogo specifico, ma fin dall’inizio abbiamo pensato che avrebbe avuto un grande valore aggiunto lasciare che queste straordinarie opere d’arte potessero viaggiare ed essere esposte altrove, in musei, kunsthalle, biennali o in altri spazi monumentali in giro per il mondo. Come veri mecenati alla fine delle nostre mostre preferiamo lasciare le opere agli artisti, così che fossero liberi di esporle in altri luoghi e contesti. Non essendo vincolata alle problematiche tecniche e logistiche che una collezione comporta, la fondazione resta così più libera di essere visionaria e ambiziosa.
Ci sono relazioni tra la Fondazione e l’azienda e le sue politiche di brand?
La Fondazione è autonoma e indipendente e porta avanti la sua programmazione senza essere vincolata né nei tempi né nei modi alle attività del Gruppo Trussardi. Negli anni abbiamo dimostrato che questa strategia è di successo perché se da una parte ha accreditato la Fondazione tra le istituzioni più interessanti del panorama dell’arte contemporanea attraverso i suoi specialisti (la critica, la stampa, il pubblico), dall’altro ha consentito anche un avvicinamento, per esempio del mondo della moda, a una modalità nuova di presentare l’arte contemporanea. La fondazione però - e questo è un punto fondamentale, soprattutto nell’anno in cui Trussardi festeggia i suoi primi cento anni - condivide dei valori di fondo con tutte le altre attività del Gruppo Trussardi. La qualità della proposta, in primis, la ricerca e l’innovazione ma anche la condivisione con il grande pubblico sono tutti valori che fin dall’inizio della nostra storia come azienda di moda abbiamo perseguito con grande passione ed energia e che infondiamo in ogni nostro campo d’azione dall’arte contemporanea alla cucina, dal design a, naturalmente, la moda.
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