Nuovi orizzonti della Filantropia in Italia
Con la Riforma del Terzo Settore cambierà radicalmente lo scenario della filantropia. Assifero, l’Associazione Nazionale della filantropia istituzionale-corporate, di famiglia, di comunità- in collaborazione con la Fondazione Golinelli ha organizzato a Bologna una due giorni di confronti in tema con i principali esperti del settore.
Del “Terzo sistema o terzo settore”, come ha ricordato il Presidente di Assifero Felice Scalvini, si iniziò a parlare nel 1987 anche per merito di due giovani ricercatori che allora collaboravano con la Fondazione Zancan e oggi sono tra i principali esperti in tema: il Prof. Gian Paolo Barbetta e il senatore Stefano Lepri. Dopo 30 anni si è finalmente giunti alla riforma complessiva del “Terzo Settore” con l’emanazione dei relativi Decreti attuativi, il prossimo 3 luglio, in via definitiva.
I soggetti del Terzo Settore – cioè «il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita, di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi» - diventeranno parte di un unico aggregato.
Sui nuovi orizzonti che si aprono per la filantropia istituzionale si è concentrato il dibattito nella due giorni (18-19 maggio) svoltosi a Bologna per iniziativa di Assifero, l’Associazione di categoria di 85 Fondazioni private, in collaborazione con la Fondazione Golinelli, nella sede dell’omonimo Opificio .
Nella prima giornata la responsabilità sociale dell’imprenditore è stato il motivo conduttore di un’intervista pubblica realizzata da Gerry Salole, Chief executive di EFC- European Foundation Centre tra due esponenti di successo della filantropia italiana: Marino Golinelli, Fondatore e Presidente Onorario della Fondazione Golinelli (attività integrate di educazione, formazione, scienza e cultura con 160.000 persone in due anni coinvolte nei programmi di formazione dell’Opificio) e Guido Giubergia, Presidente della Fondazione Paideia Onlus (rivolta a bambini 0-14 anni in condizioni di povertà, esclusione, disabilità).
Golinelli ha voluto sottolineare, con la condivisione di Giubergia, la «responsabilità civica e morale di chi ha i mezzi economici e di conoscenza per contribuire allo sviluppo del proprio Paese». Con una particolare attenzione verso i giovani e il loro futuro, dando loro la possibilità di creare start-up e sviluppare nuove imprese, facendo scelte che premino il merito. Un approccio «anglosassone» per un welfare (formazione educazione assistenza) in cui le molteplici forme dell’iniziativa privata (gestite con efficienza e magari liberate da vincoli ed orpelli) possono integrare quelle pubbliche. Ovviamente, come ha osservato Giubergia, l’iniziativa dei privati (oggi le erogazioni delle Fondazioni ammontano a 300 milioni di euro annui) non può in alcun caso sostituire l’intervento dello Stato, la cui spesa pubblica ammonta a ben 800 miliardi di euro.
Nella seconda giornata si è entrati più diffusamente nelle pieghe della riforma con un approfondimento dei contenuti, delle prospettive che si aprono e del nuovo ruolo della filantropia istituzionale, con i contributi dell’On. Luigi Bobba, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e riferimento del Governo per la Riforma, del Senatore Stefano Lepri, del professor Gian Paolo Barbetta e di Felice Scalvini. Nella comune consapevolezza - sottolineata dal Direttore della Fondazione Golinelli, Antonio Danieli, nel saluto introduttivo - «delle potenzialità delle fondazioni, della nostra responsabilità e del contributo che siamo in grado di offrire al sistema Paese».
La riforma mette ordine e semplifica, definisce il quadro di azione, coordina le norme con un Codice del Terzo Settore, introduce un unico Registro nazionale (fondamentale aggiornamento visto che oggi ISTAT registra 467.000 soggetti di cui censiti 301.000) suddiviso in specifiche sezioni presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con un profilo proprio e distintivo degli enti filantropici, rivede e innova la normativa sull’impresa sociale e la disciplina in materia di attività e organizzazioni di volontariato, promozione sociale e mutuo soccorso, istituisce il servizio civile universale, in forma volontaria, per i giovani dai 18 ai 28 anni.
La definizione civilistica uniforme si accompagna a significative incentivazioni fiscali con drastica riduzione delle molteplici norme affastellatesi negli anni: la detrazione Irpef sale al 30% nelle erogazioni liberali alla generalità degli enti del Terzo Settore e al 35% per gli organi di volontariato iscritti nella sezione speciale del registro; rimosso il limite di 70mila euro, la deducibilità delle donazioni per imprese e soggetti Ires è portata al limite del 10% del reddito complessivo dichiarato; è introdotto il social bonus, sul modello dell’art bonus, con detrazioni del 50% per le persone giuridiche e del 65% per quelle fisiche sulle erogazioni destinate al recupero di beni pubblici non valorizzati (o confiscati) affidati a enti del terzo settore per finalità sociali.
La semplificazione riguarda anche il sistema dei controlli, affidato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che si avvarrà della collaborazione del neoistituito Consiglio nazionale del Terzo Settore, «organismo unitario di consultazione degli enti del Terzo Settore a livello nazionale» con superamento degli attuali Osservatori per il volontariato e per l'associazionismo di promozione sociale.
Ogni riforma ha bisogno di risorse. Ed ecco che allo sviluppo del Terzo Settore sono destinate nuove (o rinnovate) soluzioni finanziarie. Dai Fondi Rotativi al Fondo per finanziamenti agevolati ad imprese e cooperative sociali fino alla Fondazione Italia sociale, con lo scopo di sostenere interventi innovativi, con partnership privato-pubblico.
Il tutto – come ha osservato il sottosegretario Bobba – per fare del Terzo Settore il «catalizzatore di risorse private, beni servizi e denaro, per orientarle e finalizzarle verso progetti e attività gestiti direttamente o attraverso rapporti convenzionali con altri soggetti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale realizzando un ecosistema favorevole allo sviluppo dell’economia sociale». Quindi la riforma «è un traguardo, ma anche un punto di partenza».
Nello specifico degli enti filantropici è entrato più in dettaglio il Prof. Barbetta, cogliendo il grande cambiamento che è intervenuto nell’ultimo ventennio nel Terzo Settore: prima di fatto rappresentato dal mondo associativo, con presenza marginale di Fondazioni, oggi una realtà nella quale le istituzioni filantropiche hanno assunto un ruolo chiave. Il Codice del Terzo Settore riconosce questa evoluzione, ma la riforma nei suoi sviluppi dovrà essere anche un passaggio verso una più approfondita riflessione sulla filantropia istituzionale, con un’ottica promozionale e non meramente sanzionatoria. Questa riflessione per Barbetta dovrà concentrarsi su tre temi fondamentali.
In primo luogo i rapporti economici. Il patrimonio è l’elemento distintivo di una Fondazione rispetto a una associazione o cooperativa: quindi la relativa libertà di gestione insieme alla incentivazione fiscale vanno salvaguardati dal rischio di utilizzi inappropriati e scelte sbagliate. Di qui il vincolo di una gestione diversificata del patrimonio e l’esclusione del controllo su imprese, di scopi quindi diversi da quello pubblico per il quale sono riconosciuti gli incentivi fiscali.
In secondo luogo la struttura di governo. Le Fondazioni sono «proprietarie di se stesse». Conseguentemente «la grande autonomia deve essere accompagnata da grande responsabilità». Godere di incentivi fiscali comporta la responsabilità nella gestione del «favore pubblico». Quindi – seguendo l’esempio di altri Paesi dove la normativa è più consolidata come gli Stati Uniti – occorre «prevedere vincoli minimi di trasparenza sugli organi di governo» per il controllo dei cittadini. Nell’ultima bozza del Codice è opportunamente prevista la trasparenza sulle retribuzioni degli Amministratori. Ed anche la creazione del Registro Unico va nella direzione di facilitare la trasparenza.
In merito all’attività sarà necessario rispondere alla domanda: «queste istituzioni cosa restituiscono alla società del favore pubblico che ricevono?» Quindi le Fondazioni dovranno essere più capaci di descrivere cosa fanno. E in particolare per le Fondazioni erogative sarà opportuno prevedere un collegamento tra benefici fiscali e limiti minimi di erogazioni annue in rapporto al patrimonio, ovvero – come per le Fondazioni di comunità – limiti minimi di raccolta perché «l’esperienza ci dice che raccoglie di più chi eroga di più». Ci sarà da porsi in prospettiva anche una distinzione tra le diverse tipologie di Fondazioni (corporate, bancarie, di comunità) con proposte di codici di comportamento da parte delle associazioni di categoria. Sulla valutazione di impatto il prof. Barbetta ha confermato la sua «visione minimalista»: stimolare trasparenza, apertura, rendicontazione, evitare il rischio di un peso eccessivo degli adempimenti, valutare l’impatto non delle organizzazioni ma delle attività. Ed essendo «bravi nei quadri, meno nella gestione» dovremo essere «leggeri nelle norme, più attenti ai risultati».
Concetti ripresi nelle sue conclusioni dal Presidente di Assifero Scalvini. Le Fondazioni ed Enti della filantropia privata istituzionale non solo sostengono concretamente una parte della popolazione in difficoltà economica (oltre 4 milioni di persone vivono in regime di povertà assoluta dai dati del “Rapporto Annuale sulla Povertà in Italia”, ISTAT 2016), ma contribuiscono anche allo sviluppo di progetti ambientali, sociali, culturali, artistici, start up e imprese sociali, svolgendo un ruolo unico ed imprescindibile per la società civile.
Con le nuove prospettive aperte dalla riforma del Terzo Settore (per la quale ha espresso grande apprezzamento al Sottosegretario Bobba e agli specialisti che lo hanno affiancato), accanto alle Fondazioni bancarie, la vasta e diffusa realtà degli enti filantropici potrà costituire un importante polo di servizio per il Paese.
E Assifero si muoverà in questa direzione perché «la sfida fondamentale per il futuro è costruire istituzioni adeguate alla modernità e alle trasformazioni tecnologiche economiche e sociali del nostro tempo».
Roberta Bolelli
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