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Sinergia, ricerca e nuovi scavi: i programmi del neodirettore del Museo Egizio di Torino

  • Pubblicato il: 12/03/2014 - 10:36
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Nicola Pirulli
Christian Greco. Foto di Nicola Dell'Aquila

Torino. Nel Roof Garden del Museo Egizio il neodirettore Christian Greco ha presentato il programma con il quale intende dare ulteriore impulso all’istituzione. Il trentanovenne egittologo vicentino, che prenderà ufficialmente servizio il 28 aprile, ha indicato le linee lungo le quali intende indirizzare la propria opera. «Voglio mettermi al servizio del museo, creare dei ponti, ed essere in qualche modo capace di diventare trasparente, per dare il maggiore risalto possibile alla collezione, alle iniziative, alle mostre», ha affermato, aggiungendo di voler mettere a frutto a Torino molto di ciò che ha imparato all’estero, in particolare a Leida, dove è stato curatore al Museo delle Antichità e per il quale ha seguito numerosi progetti espositivi. «Innanzitutto le buone pratiche nella gestione dei musei. L’Olanda possiede alcune delle realtà museali più importanti al mondo, si fa una ricerca di altissimo livello, si presta molta attenzione al pubblico che risponde in altissimo numero, e si riesce a fare sistema. Questo in particolare: riuscire a fare sistema a Torino, città splendida, con grandissime realtà museali, creando una sorta di Museumplein, come nei Paesi Bassi, a partire dal Polo Reale, ma anche con il Teatro Carignano, il Museo di Antichità e così via». Creare dunque sinergie con le istituzioni locali, nazionali e internazionali, Museo del Cairo in primis, ma anche instaurare e stringere legami con i privati, per ampliare le fonti di finanziamento e sostenere progetti quali mostre temporanee, «utile strumento di fidelizzazione del pubblico», incontri, conferenze.
In tema di ricerca l’ambizione è quella di far diventare il Museo Egizio un polo aperto agli studiosi di tutto il mondo, così come quella di tornare nei siti di scavola dote che porto da Leida sarà l’affiancamento di Torino alla missione già attiva a Saqqara, di cui sono condirettore»). Un occhio di riguardo sarà riservato al web e ai social media, per allargare il bacino di utenza e innescare meccanismi di interesse e richiamo.
Programma ambizioso dunque, ma in linea con un brand che ha potenzialità enormi (540mila visitatori nel 2013), e sfruttando il quale, dopo una storia fatta di prestiti, si vuole anche far arrivare a Torino i migliori pezzi conservati negli altri musei del mondo. Prime importanti scadenze per la nuova gestione sono quelle del 2015, con l’Expo di Milano e, soprattutto, con la riapertura complessiva degli spazi del museo prevista per la prossima primavera.

da Il Giornale dell'Arte, 11 marzo, edizione online