Venezia#Berlin: in 10mila per il Salone Europeo della Cultura
Venezia. Quota 10mila come da previsione. Questo il numero delle presenze dichiarato dagli organizzatori con cui si è concluso ieri, domenica 25 novembre, il Salone Europeo della Cultura Venezia#Berlin.
Il calendario d'incontri e seminari per tematiche e notorietà dei relatori ha funzionato da attrattore (buona la risposta di pubblico con sale spesso gremite) così come la sezione Open Design Italia, che accanto ai talks e alla cerimonia di premiazione di tre riconoscimenti, ha destinato tre piani dei Magazzini Ligabue alla mostra mercato delle creazioni di giovani designer.
Anche le visite guidate ai cantieri di Restauri Aperti hanno raccolto grande interesse seppur limitate, previa prenotazione, agli addetti ai lavori. In questo caso la finalità è stata anche quella di restituire l'immagine d'una Venezia diversa, in cui lo sforzo alla conservazione o il cambio di destinazione d'uso degli edifici evidenziasse l'applicazione di soluzioni innovativecome la protezione idrogeologica dell'Hotel Gritti e il rivestimento esterno della Camera di Commercio veneziana con biossido di titanio che ne permette il mantenimento della pulitura. Accanto a questi casi, in cui la natura privata dell'investimento garantisce la buona riuscita dell'operazione, la coraggiosa inclusione nel programma di visite due chiese veneziane (Santa Maria Assunta dei Gesuiti e Chiesa dei Tolentini) anch'esse oggetto di interventi per ora puntuali e segnate da criticità che giustamente meritano l'attenzione dovuta. A tal proposito gli organizzatori, di concerto con la Soprintendenza, non escludono che in futuro l'iniziativa si possa replicare allargando l'esperimento a esempi non solo lagunari e consentendo l'accesso a un bacino d' utenza più ampio.
Nel complesso però appare evidente che la formula (tutta da perfezionare) non può più chiamarsi Salone poiché non risponde al modello tradizionale di vetrina espositiva cultural-istituzionale a cui eravamo abituati (la disattenzione di quest'aspettativa ha suscitato a livello locale non poche polemiche, anche sui costi complessivi dell'investimento: 600mila eurocoperti al 90% da sponsor privati).
Che sia l'avvisaglia d'un cambio di rotta in tempi in cui investire nell'allestimento di uno stand non risulta più scontato come un tempo né proficuo come ricadute? La linea futura degli organizzatori, del resto, volge tutta verso altra direzione: eliminare la sezione espositiva per dare spazio all'aspetto convegnistico-seminariale.
«Il prossimo anno il filo diretto sarà con Londra», aggiunge il direttore del Salone Filiberto Zovico che, nella logica del «fare sistema», già sta ponendo le basi per un'alleanza con Florens, la Biennale Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali di Firenze.
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da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 26 novembre 2012