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Venezia, nella Biennale dei Fundamentals tutto il Mondo è Italia

  • Pubblicato il: 12/03/2014 - 10:45
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NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Lidia Panzeri
Il presidente della Biennale di Venezia

Venezia.  L’Italia (ma potrebbe essere un altro Paese) come luogo di visioni e tormenti che un architetto non può ignorare. Rappresentata con crudezza, anche nei suoi aspetti deteriori. È questa la grande novità annunciata oggi dal presidente della Biennale, Paolo Baratta, e dal direttore Rem Koolhaas, nella conferenza stampa di presentazione della 14. Mostra Internazionale di Architettura in calendario dal 7 giugno al 23 novembre prossimo. L’Arsenale infatti sarà all’insegna di «Monditalia» una rappresentazione che prende lo spunto dalla «Tabula Peutingeriana» del V secolo; una scannerizzazione, a detta di Koolhaas, nel bene e nel male, che tiene conto anche delle varietà regionali, del nostro straordinario Paese, quale rappresentato, ad esempio in tanto cinema, dai «Fidanzati» di Olmi al «Viaggio in Italia» di Rossellini. A delinearne i contorni concorreranno i diversi settori della Biennale: cinema, teatro, danza, musica. Un progetto da non confondere con il Padiglione Italia, curato da Cino Zucchi, che presenterà il suo programma a giorni.
Per il resto tutto corrisponde a quanto già annunciato.
Baratta ha fatto presente come i padiglioni, pur nella loro autonomia, abbiamo aderito all’indicazione di Koolhaas di rappresentare gli ultimi 100 anni di architettura. Un'operazione che va sotto il titolo di «Absorbing Modernity 1914-2014».
Le partecipazioni nazionali sono intanto cresciute da 55 a 65;  11 i Paesi presenti per la prima volta: Azerbaigian, Costa d’Avorio, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Kenya, Marocco, Mozambico, Nuova Zelanda e Turchia.
Da parte sua Koolhaas ha rimarcato come il modello «antiquato» dei padiglioni risulti alla fine del tutto funzionale a rappresentare i cambiamenti architettonici dell’ultimo secolo. Un modo di guardare al passato per progettare il futuro. Certo il mondo è profondamente cambiato se un architetto giapponese è stato invitato a ridisegnare il percorso dei pellegrini alla Mecca, a riprova che l’Occidente non detiene più l’esclusiva della progettazione architettonica. Tuttavia qualcosa dell’identità nazionale ancora permane. Quella che, in tante trasformazioni, risulta evidente è la strettissima relazione tra architettura e politica.
Quanto alla mostra internazionale «Fundamentals», che dà il titolo all’intera manifestazione e che si snoda al Padiglione Centrale ai Giardini è, come già annunciato, incentrata sull’alfabeto elementare dell’architettura: pavimenti, finestre, scale, toilette, balconi eccetera. «Esisterebbe la politica senza i balconi?», si chiede  Koolhaas mostrando celebri icone di leader, a partire da Fidel Castro, che si rivolgono alle folle dall’alto di un balcone.  Oppure le scale, con le diverse pendenze che nel tempo si sono sempre più livellate, anche per facilitare l’accesso ai disabili. Ma c’è anche chi accentua il dislivello per rimarcare differenze di classe. Come a dire: niente è neutrale in architettura.
Intanto fioriscono le iniziative di contorno.
L’artista tedesco Heinz Mack ha progettato nove colonne sfolgoranti di 800mila tessere dorate a sostegno del cielo («The Sky Over Nine Columns», recita infatti il titolo) che dal 3 giugno al 23 novembre saranno collocate, per iniziativa della Fondazione Cini, sul piazzale antistante l’abbazia di San Giorgio.
Il prossimo 7 giugno riapre anche Ca’ Corner della Regina, sede della Fondazione Prada, con una mostra,  «Art or Sound», curata da Germano Celant, sui rapporti tra opera d’arte e oggetto sonoro e sulle contaminazioni tra arte e musica: una carrellata nei secoli, dal Seicento a oggi con citazioni d’obbligo per John Cage e Nam June Paik, agli ultimi esiti di Doug Aitken e Anri Sala (fino al 3 novembre).
A precedere il tutto, a maggio, un convegno promosso dall’Ateneo Veneto avrà come tema «Venezia e l’architettura moderna. 60 anni di incomprensioni».
Bel viatico per la Biennale di Architettura.

da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 10 marzo 2014