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Un approccio «culturale» alla valorizzazione. La qualità progettuale dei territori come leva di sviluppo

  • Pubblicato il: 15/06/2015 - 17:12
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Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Claudio Bocci

SPECIALE VALORIZZAZIONE DEGLI IMMOBILI PUBBLICI E SVILUPPO TERRITORIALE. Il Commento di Claudio Bocci, Direttore di Federculture, al volume Strategie e strumenti per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico

In tempi di politiche di austerità fortemente penalizzanti per un paese come l’Italia gravato da un enorme debito pubblico, l’approssimarsi della piena operatività dei fondi europei del ciclo di programmazione 2014-2020 rappresenta forse l’unica opportunità di impegno di risorse finanziarie in grado di dare un contributo significativo agli investimenti pubblici e privati. L’esperienza del passato anche recente, purtroppo, non induce all’ottimismo; il nostro paese non ha mai brillato per efficacia dell’investimento pubblico. In campo culturale, già nel ciclo di programmazione 2000-2006, ingenti risorse sono state impegnate per la riqualificazione edilizia di immobili pubblici anche di pregio, che poi sono spesso rimasti inutilizzati. L’assenza di visione dello sviluppo locale e di capacità progettuale è stata ancor più evidente nell’utilizzo del POIn 2007-2013; il Programma Operativo Interregionale riservato ai grandi Attrattori Culturali è stato l’unico programma che ha ‘restituito’ risorse a Bruxelles e che registra tuttora gravi ritardi negli impegni di spesa. Nella programmazione 2014-2020 le risorse che l’Europa mette in campo per ridurre le disparità di sviluppo tra le varie regioni europee impegnano circa un terzo dell’intero bilancio comunitario (351 miliardi di euro, su un totale di 1.082 miliardi) con l’obiettivo di ottenere una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile, così come indicato da Europa 2020. Con circa 44 miliardi di euro – di cui 22 alle regioni del Mezzogiorno – l’Italia è il secondo Stato membro dell’UE per dotazione di bilancio dopo la Polonia.
Tra i Programmi Nazionali spicca il Programma Operativo Nazionale/PON Cultura e Sviluppo a cui sono assegnati 368 milioni di euro che, con il cofinanziamento nazionale, raggiunge 491 milioni di euro. Tuttavia, la vera criticità della spesa destinata alla cultura riguarda non soltanto la quantità di risorse ma la sua qualità, soprattutto nell’ottica di tenere insieme tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale, superare un approccio puntuale e favorire, viceversa, un percorso integrato e partecipato, sostenuto da partnership tra pubblico e privato. A mio avviso, l’assenza di progetti di qualità che affrontino in chiave di sostenibilità il problema della gestione ostacola il reale decollo sul territorio di imprese culturali.
L’esperienza delle Aziende associate a Federculture dimostra che è possibile fare impresa culturale in modo efficiente e sostenibile e, spesso, in collaborazione con il privato. Le imprese culturali possono raggiungere l’equilibrio di bilancio, attrarre quote crescenti di cittadini e turisti, e stabilire un rapporto virtuoso con una pluralità di soggetti privati (mi permetto di citare il caso del Parco della Val di Cornia www.parchivaldicornia.it ). Fare buona progettualità, specie in chiave gestionale, tuttavia, è un processo lungo, complesso e costoso che, per sua natura, coinvolge diversi livelli istituzionali, impatta fortemente sugli assetti di governance tra pubblico e privato e deve poggiare sulla verifica di una reale sostenibilità economico-finanziaria. L’onere economico per la realizzazione di tali studi difficilmente può essere affrontato dalle amministrazioni locali, le quali hanno già notevoli difficoltà a manutenere il loro patrimonio.
E’ per questo che va salutato con grande interesse il recente decreto del Segretariato Generale del Mibact del 3 novembre 2014 con cui si promuove l’Azione ‘Progettazione per la cultura’ che destina 8 milioni di euro per favorire l’innalzamento della qualità progettuale volta a migliorare le condizioni di offerta e di fruizione del patrimonio culturale, in raccordo con l’attuazione della programmazione 2014-2020. Le iniziative per proposte progettuali presentate da singoli Comuni o raggruppamenti di Comuni delle Regioni del Mezzogiorno (le ex-Convergenza più la Basilicata) riguarderanno territori con popolazione di almeno 150.000 abitanti. Il provvedimento, da tempo fortemente sostenuto da Federculture e rilanciato anche nelle ‘Raccomandazioni’ dell’ultima edizione di Ravello Lab-Colloqui Internazionali, impegna i territori a superare l’approccio al mero intervento di restauro e a sforzarsi di condividere un reale progetto di sviluppo. Si tratta di una sfida di grande importanza per affermare un imprescindibile approccio alla pianificazione strategica, alla progettazione integrata e alla gestione efficace delle risorse territoriali collegandole ad una rete di servizi che ne favoriscano lo sviluppo e la valorizzazione anche a fini turistici. In questo quadro Federculture ha promosso una nuova metodologia di intervento sui territori, denominata ‘Cantiere di Progettazione’ che sta incontrando consenso, tra cui quello della Associazione Nazionale dei Siti Unesco. Come detto, la sfida della progettazione culturale per lo sviluppo locale è assai complessa ma vale la pena di essere intrapresa.
 
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Claudio Bocci è attualmente Direttore di Federculture e Consigliere delegato del Comitato Ravello Lab.