Pistoia si mette in gioco
Cambio generazionale, con continuità, ai vertici della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia, ente affidato quasi per un quarto di secolo al prof Ivano Paci . Dopo un’esperienza nel cda il presidio delle fondazioni strumentali per la cultura, Luca Iozzelli, prende posto alla Presidenza. Lo incontriamo durante la settima edizione del Festival dell’antropologia contemporanea, “L’umanità in gioco. Società, culture e giochi”. per comprendere le linee guida del suo mandato, anche in vista di Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017, appuntamento che si sta rivelando occasione strategica di ripensamento socio-economico partecipato di un’area che paga i conti di una crisi che precede il 2009.
Luca Iozzelli, classe 1957, laurea in Economia, commercialista specializzato in legislazione fiscale, diritto societario e fallimentare, nonché esperto di strumenti e investimenti dei mercati finanziari, dal 5 maggio è il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Succede al prof. Ivano Paci, figura equilibrata ed amata territorialmente, che è stato ai vertici dell’ente fin dalle origini, ovvero dal 1992. Si tratta di un passaggio generazionale preparato, processo rilevante per corazzate filantropiche che fanno la differenza nei territori. Iozzelli è stato Consigliere di amministrazione della Fondazione dal 2009 e Vicepresidente dal 2011, nonché Presidente della Fondazione Pistoiese Promusica e Amministratore unico della Società Pistoia Eventi Culturali, enti strumentali della Fob. Fin da giovane ha svolto numerose attività in ambito culturale, sociale e politico: dal 2002 al 2007 è stato Vicesindaco del Comune di Pistoia e Assessore con deleghe alle aziende partecipate e alle risorse umane. Da questo profilo di esperienze si comprende la chiarezza del suo Programma di mandato 2016-2020 (consultabile sul sito www.fondazionecrpt.it) e le priorità di intervento in un territorio che sta soffrendo di una crisi economica iniziata ben prima del 2009 “La perdurante situazione di crisi – che non ha precedenti nella storia dell’economia moderna e ha interessato anche il nostro territorio e i suoi tradizionali microdistretti industriali – non può che confermare, anche per il futuro, il forte impegno della Fondazione in ambito sociale. D’altra parte tale crisi dovrebbe spingere i principali soggetti, pubblici e privati, a collaborare attivamente al fine di individuare una “visione strategica comune”, superando anacronistiche divisioni e contrapposizioni.” ha sottolineato il neopresidente. Un cambio di marcia che trova terreno fertile nella preparazione territoriale verso una opportunità, la recente nomina di Pistoia a Capitale italiana della cultura per il 2017, con un approccio che vada oltre l’evento, mettendo stakehokders e risorse in rete. Secondo Iozzelli, Pistoia 2017 “potrebbe infatti presentarsi non solo come un’eccezionale occasione di crescita culturale ed economica per il nostro territorio, ma anche come un’opportunità irripetibile per progettare concretamente insieme un futuro possibile”.
Iozzelli presiede una realtà sana. Il bilancio della Fondazione conferma la visione del Presidente uscente, Prof. Ivano Paci “ci preoccupiamo di “rendere conto” (cosa abbiamo fatto) e “dare conto” (perché e come abbiamo operato) a contenuto e significato non rituale o formale, ma altamente etico e di assunzione di responsabilità nel rapporto con le istituzioni e le realtà del territorio, poiché il compito a cui siamo chiamati è quello di difendere e se possibile accrescere il valore del patrimonio della Fondazione”. Una difesa del patrimonio realizzata nei fatti con una amministrazione efficace: il valore è quasi triplicato dal 1992 passando da €125,5 milioni a €357,9 milioni a fine 2015, con un incremento del 185,2%. Valutazioni prudenziali “a prezzo di carico. Se fossero esplicitate le plusvalenze a prezzi di mercato il valore sarebbe oltre 500 milioni” afferma Iozzelli. Un dato confortante nell’inverno che ha caratterizzato la gestione di molte fondazioni di origine bancaria. L’ente, che ha un’incidenza degli oneri di gestione tra le più basse nell’insieme delle fondazioni di origine bancaria (in ulteriore riduzione del 5% rispetto al 2014) ha generato nel 2015 proventi complessivi per 21,4 milioni di euro, il che ha consentito di deliberare finanziamenti per 12,3 milioni di euro su 265 progetti.
Parliamo di futuro con il nuovo Presidente.
Come siete posizionati rispetto agli asset bancari in portafoglio, stante l’accordo siglato dalla vostra associazione di categoria, Acri, con il MEF per l’alleggerimento dei patrimoni?
Abbiamo una partecipazione di circa il 16% nella banca locale, la Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia oltre a circa 90 milioni di euro investiti in Banca Intesa San Paolo, ai valori di borsa, asset che deriva dai concambi effettuati negli anni nei processi di aggregazione bancaria. Superiamo di poco il limite di un terzo del patrimonio. Nel rispetto del protocollo MEF abbiamo intenzione di dismettere entro cinque anni la partecipazione nella Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, sulla quale abbiamo peraltro un’opzione di vendita con il gruppo Banca Intesa che scade nel 2020. Siamo quindi tranquilli patrimonialmente.
Alla luce di questa posizione patrimoniale ottimale quale evoluzione si prospetta nel suo mandato per il prossimo quadriennio?
Le nostre erogazioni, crescenti negli ultimi anni, potranno essere mantenute e il nostro impegno continuerà a caratterizzarsi fortemente in ambito sociale e culturale, ma le fondazioni sono enti particolari che dovranno definire in maniera ancora più compiuta la propria mission, essere la punta avanzata nel settore del non-profit in Italia, in una logica di sussidiarietà orizzontale. Il nostro lavoro è quello di dare ampio spazio al mondo del terzo settore, coinvolgendolo e coinvolgendoci nei progetti, che debbono crescere nel tempo e diventare sostenibili, meno sussidiati. Ora se è vero che in alcuni casi gli interventi di assistenza sono inevitabili, è vero peraltro che il terzo settore deve abituarsi a fare sistema e costruire delle pratiche di sostenibilità nel tempo della propria attività.
Quindi capacity-building e trasparenza. Un vero salto culturale.
Per noi “dare conto e rendere conto” non è uno slogan. Siamo enti privati che svolgono una funzione pubblica e dobbiamo rispondere ai cittadini. Anche coloro che sosteniamo debbono farlo.
Quali sfide per Pistoia?
Da un punto di vista sociale Pistoia può essere descritta come appare il nostro Paese nel rapporto Censis 2014: una nazione che ha saputo rispondere alla crisi, con un approccio che ha radici contadine di sobrietà, che limita i consumi nei momenti di difficoltà. Pistoia ha reagito così ai tempi cupi, che ci sono stati e ci sono. Con Caritas, realtà con la quale lavoriamo in rete, al di là degli inevitabili interventi di carattere emergenziale e assistenziale, stiamo progettando percorsi sperimentali come lo spaccio solidale che realizzeremo tra pochi mesi. Quindi cerchiamo, assieme agli enti locali e alle realtà del volontariato di trovare nuove e più avanzate forme di intervento.
Dal punto di vista economico la nostra realtà locale soffre molto avendo perso negli anni gran parte della propria struttura industriale. La crisi non inizia con il 2008, viene da lontano e ha visto sparire alcuni micro-distretti presenti sul territorio provinciale, come il tessile nella zona va verso Prato, come il mobiliero nella zona di Quarrata, il calzaturiero nell’area di Monsummano Terme. La stessa Montecatini, per quanto riguarda la sua attrattività nel settore termale, è in crisi. L'economia pistoiese si sta obbiettivamente impoverendo di presenze imprenditoriali significative e questa forse è la sfida dei prossimi anni che va affrontata con una visione comune, strategica, quanto più partecipata possibile, sul futuro della città e della provincia.
Quali le mosse per ripartire?
Abbiamo di fronte un’occasione importante, quella della nomina di Pistoia a capitale della cultura 2017, che non deve essere assolutamente sprecata.
Dobbiamo ripensare sia gli enti pubblici che gli enti privati ─ come siamo noi, con un lavoro di consapevolezza diffusa. Dobbiamo capire come la Cultura, su cui ci siamo molto impegnati come fondazione negli anni, possa essere un motore di sviluppo.
Abbiamo costituito un comitato promotore per Pistoia Capitale della Cultura 2017 a cui partecipiamo con il Comune, la Provincia, la Regione Toscana, la Diocesi, la Camera di Commercio di Pistoia e la Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia.
Stiamo già lavorando per costruire dei percorsi volti allo stesso tempo ad avere stimoli e idee e a far conoscere meglio la loro città ai cittadini, tema che riguarda tutta la penisola. Da tale processo confidiamo che siano avanzate idee che vadano ben oltre il 2017, momento fondamentale di un percorso, ma non punto di arrivo. Pistoia è una città “timida”, ancora nascosta. Una città che, pur volendo mantenere la propria identità e rimanere una città vivibile, di relazioni tra le persone, può ricavare valore dal farsi conoscere.
Nell’epoca delle identità in mutazione, la città che si mette in gioco, come ci richiama il tema dell’ultima edizione, la settima, del vostro progetto di Festival dell’Antropologia e sociologia del Contemporaneo, www.dialoghisulluomo.it, “L’umanità in gioco. Società, culture e giochi”, pare voler proporre l’esigenza di andare oltre “il velo di Alice”, per provare a ripensarsi profondamente. Questo mi sembra molto vincente. Il titolo e le tematiche che il festival propone, a prescindere dalla dimensione che forse dimentichiamo spesso nella nostra quotidianità, cioè la dimensione del piacere, che lavora sui legami sociali, sulla creatività individuale, sulle dimensioni collettive, può essere veramente stimolo anche per il grande lavoro che state facendo dal punto di vista strategico.
Il gioco è un momento fondamentale nella cultura di una comunità e non è solo competizione, benché oggi si viva in una società dominata dalla competitività, anzi, dovrebbe essere un’esperienza di attenuazione dell’egoismo individualistico e della pretesa di possedere la verità, poiché non c’è vero gioco che non comporti la capacità di mettere in discussione la propria soggettività, come ha affermato nella lectio inaugurale del festival il filosofo Pier Aldo Rovatti.
Il festival è un grande appuntamento che, dalle reazioni del pubblico al botteghino, si conferma un successo, superando i 20mila visitatori in un week end, negli incontri con scrittori, filosofi, artisti, psicoanalisti, con mostre, spettacoli. Le competenze in campo sono importanti e qualificate, dalla direzione artistica e organizzativa di Giulia Cogoli, alla consulenza scientifica degli antropologi Marco Aime e Adriano Favole. E’ un progetto scientifico rigoroso e nel contempo divulgativo che rende tutte le generazioni più consapevoli. Sono convinto che vada portato avanti, ripensandolo sempre con nuovi stimoli per comprendere e decodificare la complessa realtà che caratterizza il tempo presente.
Per approfondire.
Alcune tra le voci più significative del rendiconto 2015:
- Patrimonio netto: € 357.931.926,26
- Proventi effettivi netti: € 21.439.304,31
- Svalutazioni di attività finanziarie: € 7.746.358,61
- Avanzo netto dell’esercizio: € 14.664.468,52
- Avanzo disponibile per interventi istituzionali da utilizzare nel 2016: € 11.305.327,61
- Carico fiscale complessivo: € 6.256.974,96
- Finanziamenti deliberati nell’esercizio per n.265 progetti: € 12.308.967,60
- Risorse disponibili per gli interventi istituzionali: € 50.331.288,23
- Importo dei progetti in corso di realizzazione: € 22.359.194,45
Chiunque fosse interessato all'esame del bilancio completo, può farne richiesta scritta alla Segreteria della Fondazione oppure può consultarlo sul sito www.fondazionecrpt.it