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Piazza d’Italia non va distrutta

  • Pubblicato il: 14/12/2012 - 12:33
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Redazione
«Piazza d'Italia»

Il 16 ottobre scorso abbiamo inviato all’attenzione dell’avvocato generale dello Stato, Laura Bertolé Viale, presso la Procura Generale della Repubblica, la seguente lettera:
I sottoscritti firmatari intendono sottoporre alla Sua attenzione il seguente caso.
A seguito della sentenza n. 4525 della Corte d’Appello di Milano, sezione quarta penale (n. 196/2008 del Reg. Gen.le App.), depositata in Cancelleria il 10 gennaio 2009, è stata disposta la confisca di un dipinto «Piazza d’Italia» attribuito a Giorgio de Chirico. Tale dipinto era stato dichiarato falso e fatto sequestrare dal Maestro De Chirico nel 1946. Dopo un lungo iter giudiziario civile durante il quale ne era stata riconosciuta in prima istanza l’autenticità (1951) e dichiarata invece la falsità con sentenza della Corte d’Appello di Roma del 1955, confermata dalla Corte di Cassazione nel 1956, esso era stato, per disposizione della Corte, restituito al proprietario dopo esserne stata abrasa la firma. La Sentenza penale di cui sopra è la naturale conclusione di una seconda vicenda giudiziaria originata dal fatto che il dipinto fu rimesso in commercio nell’anno 2000, con firma apocrifa ricostituita e in violazione del precedente giudicato. E questo solo a seguito di una revisione critica che aveva visto alcuni noti storici dell’arte schierarsi a favore dell’autenticità del dipinto dopo averne riconsiderato la storia e averlo risottoposto a esame visivo. I giudici chiamati a pronunciarsi sia in prima istanza sia in Appello non sono entrati tanto nel merito della falsità o autenticità dell’opera, da molti sostenuta, quanto si sono espressi sulla non liceità di rimettere in commercio un dipinto giudicato falso con una sentenza definitiva confermata dalla Cassazione e senza prima esperire le vie offerte dalla legge per ottenere una revisione del precedente giudizio, qualora si fosse dimostrato errato. Sia la sentenza di primo grado sia quella di appello disponevano la confisca dell’opera senza prendere ulteriori provvedimenti. In seguito alla confisca, l’opera è stata assegnata in custodia alla Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma, non sappiamo in conseguenza di quale dispositivo o sollecitazione, dal momento che la sentenza è stata emessa a Milano e sarebbe stato più semplice e lineare depositarla presso un’istituzione milanese. Il nostro allarme è tuttavia aumentato essendo giunta a nostra conoscenza la notizia che il dipinto, tuttora custodito dalla Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma, è in attesa di distruzione. La distruzione di opere d’arte giudicate false è prevista dalla legge, ma non è quasi mai applicata, riteniamo per ovvi motivi di prudenza. Appare quindi perlomeno curioso che in questo caso, e senza che le relative sentenze lo dispongano, si sia giunti a un’assegnazione del dipinto a Roma, dove ha sede la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, che nei suddetti processi si è costituita parte civile e che da tempo auspica la distruzione dell’opera, e che si sia anche arrivati, come sembra, a ottenere un provvedimento che avrebbe come conseguenza la totale impossibilità di procedere a un pubblico riesame critico e scientifico del dipinto, senza con questo voler intralciare il corso della giustizia o negare validità a sentenze della Magistratura legittimamente emesse. I sottoscritti firmatari, convinti che alla luce delle attuali conoscenze e possibilità di confronto esistano fondati motivi per ritenere il dipinto in questione un’opera autentica di Giorgio de Chirico, o perlomeno che esistano fortissimi dubbi riguardo alla sua troppo conclamata falsità, chiedono a codesta Procura Generale della Repubblica, atteso che ad essa compete l’esecuzione delle sentenze emesse dalla locale Corte d’Appello, di fermare e sospendere l’eventuale provvedimento di distruzione di quest’opera e di assegnarne provvisoriamente la custodia a un’istituzione milanese, quale la Soprintendenza di Brera o il Museo de Novecento, in attesa che siano terminati gli studi e i confronti che potranno portare a un più motivato ed equanime giudizio storico e critico.

Paolo Baldacci, Silvia Bignami, Flavio Fergonzi, Paola Italia, Flavia Matitti, Maria Grazia Messina, Fernando Mazzocca, Antonello Negri, Jürgen Pech, Gerd Roos, Paolo Rusconi, Wieland Schmied, Dieter Schwarz, Giorgio Zanchetti


da Il Giornale dell'Arte numero 326, dicembre 2012