Mistero al Macro: l’assessore non risponde
Roma. Conferenza stampa affollata e surreale, quella che ha ospitato stamane il Macro, per la presentazione della mostra del pachistano Imran Qureshi, artista dell’anno della Deutsche Bank. Al tavolo, oltre ai curatori della mostra, ovvero Bartolomeo Pietromarchi (direttore del museo decaduto a giugno dall’incarico, al momento delle elezioni del nuovo sindaco, Ignazio Marino) e Friedhelm Hütte, Alberta Campitelli (direttrice ad interim del Macro, succeduta quindi a Pietromarchi) e l’assessore alla Cultura di Roma Capitale Flavia Barca. Ineluttabili le domande rivolte a quest’ultima dai giornalisti riguardo al futuro di importanti istituzioni culturali capitoline, dal giorno delle elezioni (10 giugno) rimaste senza vertici: Sovraintendenza comunale, Macro, Azienda Speciale Palaexpo, Zétema.
Quale scadenza per le nomina delle nuove dirigenze era stata indicata ad agosto dalla neoamministrazione capitolina la data del 15 settembre; poi, recentemente, la proroga al 30 ottobre. I giornalisti, rappresentanti dei principali quotidiani nazionali e delle maggiori testate d’arte, interrogano la titolare dell’assessorato alla Cultura riguardo ai motivi di queste dilazioni. E soprattutto, che cosa capiterà, chi saranno i nuovi direttori, quale lo status giuridico futuro del Macro: fondazione o ufficio della Sovraintendenza? Ma poi, perché tutto questo mistero?
La risposta della Barca a queste reiterate domande della stampa è un barcamenarsi tra giri di parole e vaghi concetti: «Il problema non è facile, bisogna ragionare su una concezione della città come sistema, come rete, e non pensare solo a una singola istituzione, isolando il Macro da una filosofia generale; il Macro è un pezzo di un disegno globale, una componente della filiera della produzione artistica, e mansione di questa filiera è mettere in contatto la creatività con la cittadinanza, questo è il suo intento finale!».
Sì, insistono i giornalisti, sempre più indispettiti e indisponenti, parole facilmente condivisibili, ma questa procrastinazione al 30 ottobre da che cosa è motivata? Da una contesa interna alla parte politico-governativa che amministra oggi Roma, e quindi da un affollamento dei contendenti, o, al contrario, dal deserto di idee e persone, da una paralisi strutturale?
L’assessore: «Prima di definire una governance di una istituzione bisogna chiarire l’obiettivo che l’amministrazione si è posta, sarebbe sbagliato ora parlare nello specifico di dove si vuole andare». Bisogna effettivamente sapere prima proprio dove si vuole andare. Lapalissiano. La discussa pedonalizzazione, dal 3 agosto, di via dei Fori Imperiali, diposizione che non stava ai primissimi posti delle aspettative dei cultori della cultura per la risoluzione dei tanti problemi della città d’arte più ricca e antica del mondo, è stata gestita dalla nuova amministrazione con grande rapidità, efficienza e buona dosa di spettacolarizzazione; di contro, la rideterminazione dei vertici delle istituzioni che languono per mancanza di fondi, e ora anche per mancanza di direttori (e direttrici culturali), si è invece impaludata in un immobilismo avvolto di omertà: nessuno sa niente. Non in quanto giornalisti, ma in quanto cittadini, si chiede almeno di sapere quali sono i problemi su cui si sta dibattendo in Giunta e in Assessorato, quali i nodi che non si riescono sciogliere, e, quantomeno, quali le prospettive concrete che l’assessore Barca ha, al momento, in mente per queste istituzioni. Risponde l’assessore: «Per costruire grandi progetti ci vuole tempo, datemi tempo, dateci tempo, Roma è da sempre un crocevia internazionale di arte e cultura, siamo all’Amministrazione da soli tre mesi, speriamo che in un altro mese e mezzo riusciamo a definire quanto ci chiedete». Speriamo.
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