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IL FESTIVAL DELLA LETTERATURA DI VIAGGIO GIUNGE ALLA SUA OTTAVA EDIZIONE

  • Pubblicato il: 04/09/2015 - 11:10
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Catterina Seia

Intervista a Claudio Bocci, Direttore di Federculture, ideatore di uno dei più originali festival letterari italiani

Nella primavera del 587 d.C., due monaci partirono per un viaggio straordinario che li avrebbe portati ad attraversare l’intero mondo bizantino, dalle sponde del Bosforo alle dune sabbiose dell’Egitto. Il risultato del loro avventuroso peregrinare fu Il Prato spirituale, uno dei libri più letti e popolari della tarda antichità. Oltre 1400 anni dopo, William Dalrymple, celebre autore scozzese di letteratura di viaggio, ha deciso di ripercorrere quell’itinerario. Il risultato è La Montagna Sacra, un libro che ha visto la luce alla fine degli anni ’90 del secolo scorso in Gran Bretagna e che alla sua pubblicazione, sorprendentemente, è rimasto per oltre un mese nella classifica dei libri più venduti in Inghilterra. Il libro, successivamente tradotto anche in Italia, muove dal Monastero di Iviron sul Monte Athos (di qui l’evocazione del titolo) per giungere, attraverso la Turchia, la Siria, il Libano e Israele, all’oasi di Kharga, nell’alto Egitto. Nel corso di questo lungo (anche per i nostri tempi!) viaggio, Dalrymple scopre con stupore ciò che al tempo dei due monaci era evidente: una forte e ricchissima presenza cristiana, che si fuse in ciascuna delle diverse regioni dell’Oriente bizantino con le tradizioni locali, generando peculiari forme di devozione, leggende e riti che hanno portato al prolifere di numerose chiese cristiane. Come è noto, oltre alla chiesa ortodossa, in Medio Oriente sopravvivono ancora maroniti, melkiti, giacobiti, nestoriani, tutte comunità purtroppo oggi minacciate dal fanatismo islamista che sta dilagando in Iraq e in Siria. La lettura de La Montagna Sacra, per Claudio Bocci, fu una folgorazione e costituì un’irresistibile attrazione che lo indusse a ripercorrere, sia pure a tappe e in tempi successivi, il lungo itinerario tracciato in epoca bizantina da due mistici cristiani e ‘riletto’, tanto tempo, dopo da William Dalrymple. Da questa esperienza così intensa l’attuale Direttore di Federculture  ha tratto ispirazione per lanciare l’idea del Festival della Letteratura di Viaggio che, sin dal 2008, si svolge a Roma e la cui prossima edizione si terrà dall’11 al 13 settembre con un ricco programma di incontri, mostre, eventi che animeranno lo splendido scenario di Villa Celimontana, sede della Società Geografica Italiana che promuove l’evento (il programma per intero su www.festivaletteraturadiviaggio.it, con un’interessante appendice il 26 settembre allorché il Festival ospiterà il grande scrittore svedese Biorn Larsson).
 
 
 
Le sue esperienze di viaggio sulle tracce delle radici cristiane in Medio Oriente devono aver suscitato grandi emozioni. Cosa l’ha colpita di più?
 E’ stato sorprendente anche per me, nei miei viaggi, rivivere una dimensione spazio/temporale al tempo stesso antica e contemporanea, anche grazie ad incontri inaspettati e, al tempo stesso, previsti che mi hanno aiutato ad attraversare il tempo. Mi capita, ogni tanto, di rileggere gli oramai ingialliti fogli del mio diario di viaggio che risalgono ad oltre dieci anni fa e che, ogni qualvolta mi capitano sotto gli occhi, fanno riemergere alla mia memoria la visita alla Grande Lavra del Monte Athos o l’incontro con un singolare frate italiano della Custodia di Terra Santa a Beirut o, ancora, l’accoglienza un po’ diffidente di un alto prelato della piccola comunità cristiana giacobita di Mar Gabriel, al confine turco-siriano. Ma l’incontro più importante fu quello con Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano scomparso in Siria da oltre due anni, che aveva fondato una comunità monastica nell’antico convento di Mar Musa nel deserto siriano, a 80 km da Damasco, recuperando e restaurando un sito straordinario ricco di pregevoli affreschi e di antiche testimonianze di una spiritualità che ora rischia di scomparire per sempre.
 
In che modo la Sua esperienza è diventata poi un festival che, quest’anno, giunge alla sua nona edizione?
Chi è impegnato professionalmente nel settore culturale e turistico sa bene che molte possono essere le motivazioni di viaggio; tra queste può esserci anche la letteratura che può spingere, in vario modo, a ripercorrere le tracce di autori amati e non necessariamente troppo impegnati (un mio conoscente, negli ultimi anni ha ripercorso i luoghi citati nei libri di Agata Christie, la celebre scrittrice di gialli). Nel mio caso, la scoperta dell’opera di Dalrymple ha costituito la miccia per programmare e poi realizzare una serie di viaggi in terre affascinanti e bellissime e oggi, purtroppo, inaccessibili (a Palmyra, ad esempio, ho avuto occasione di andare due volte e la sofferenza per quanto sta accadendo è veramente profonda). Dall’amore per quelle terre così intrise di spiritualità è nata l’idea di realizzare un festival che potesse rappresentare le emozioni profonde che può suscitare il viaggio e i molti modi in cui raccontarlo. E il luogo ideale mi parve Villa Celimontana a Roma dove, nel casino nobile di delizie cinquecentesche di Palazzetto Mattei, ha sede la Società Geografica Italiana, fondata a Firenze nel 1867 (prima ancora dell’unità d’Italia, quindi) con l’obiettivo di promuovere la cultura e le conoscenze geografiche e fin dalla sua nascita impegnata nell’attività di esplorazione di nuove terre. La Società Geografica Italiana colse al volo l’opportunità e, insieme, iniziammo questa avventura. Oggi, con la presidenza onoraria dello scrittore Stefano Malatesta e il prezioso lavoro della direzione artistica di Antonio Politano e del suo staff, il festival è un appuntamento molto atteso, non soltanto nella Capitale.
 
 
La prossima sarà la nona edizione del festival, cosa prevede il programma?
L’edizione 2015 si articola in oltre trenta eventi tra incontri con autori, mostre, laboratori, visite guidate, passeggiate letterarie, tour interculturali, letture, concerti e performance. Si rinnova l’appuntamento con il Premio intitolato a Ryszard Kapuscinski per il reportage, che giunge alla sua quarta edizione, in collaborazione con l’Istituto di cultura polacco e la famiglia Kapuscinski; e ritorna anche il Premio Società Geografica Italiana La Navicella d’Oro, che quest’anno andrà al pianista, compositore e direttore d’orchestra Nicola Piovani. A proposito di musica, sono tre i concerti in programma, dalle sonorità provenienti da diversi Sud (dal Cilento all’India e all’Argentina) a quelle contemporanee interpretate dal pianista estone Mihkel Poll, fino alle contaminazioni proposte da Luigi Cinque e Badara Seck. Per tutti i giorni del festival, infine, sarà allestito uno spazio libri a cura della Libreria L’Argonauta e sarà operativo un Caffè Letterario. Ma ciò che renderà speciale per me questa edizione del festival sarà la presenza di William Dalrymple, che ha appena pubblicato per Adelphi il libro Il ritorno di un re attraverso il quale ricostruisce le vicende del Big Game nel sub-continente indiano, narrando la storia di un’armata britannica che, nel 1839, invade l’Afghanistan per insediare sul trono del paese un sovrano fantoccio. Sarà un’emozione incontrare l’autore scozzese a cui devo l’idea del festival e per cui ho già previsto una visita speciale alla sezione dell’arte Gandhara del Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma.
 
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