Giovanna Melandri: «Attenzione, il MaXXI non è solo un museo»
Roma. Nata a New York nel 1962, l’italo-americana Giovanna Melandri a vent’anni era già componente dell’Ufficio studi di Montedison e del direttivo di Legambiente; dopo la laurea in Economia e commercio, entra a 32 anni nel Parlamento italiano (nelle file del Pds) e diventa a 36 anni ministro (dei Beni culturali). Dall’ottobre 2012, abbandonata la politica, è presidente della Fondazione MaXXI. «Una vecchia storia d’amore», la definisce. Nel 1998 fu infatti lei, in veste di Ministro dei Beni culturali, a istituire il Centro nazionale per le arti contemporanee (futuro MaXXI) e a bandire il concorso per la sua realizzazione fisica, vinto poi da Zaha Hadid.
Il decreto Valore cultura dell’ottobre 2013, voluto dal Ministro dei Beni culturali Bray, stabilisce un finanziamento annuo al MaXXI di 5 milioni di euro. In fase di grandi tagli alle spese, un vero miracolo.
Cinque milioni è quanto basta per aprire la struttura, scaldarla e illuminarla; il vero miracolo è che lo Stato ha deciso di non chiudere il MaXXI. L’anno scorso abbiamo avuto 7 milioni, ora due in meno, ma sicuri e stabili: è la premessa per attrarre i privati, perché ora non dipendiamo più dalle decisioni della politica.
È un nuovo inizio?
È l’inizio di una nuova sfida. Si tratta di mettere in piedi un nuovo modello di gestione culturale e imprenditoriale, un modello misto, pubblico-privato. Ma si tratta anche di dar vita a una nuova idea di museo. Il MaXXI non è solo un museo, il MaXXI è una piattaforma aperta a tutti i linguaggi del contemporaneo, che vuole attirare e integrare pubblici diversi. Per questo abbiamo messo in piedi una serie di attività collaterali, dallo yoga al cinema, non molto gradite ai puristi. Le dico solo che nel 2013 i visitatori del MaXXI sono aumentati del 40%.
Se un museo non basta a se stesso, non è un museo debole?
No, è un museo diverso. Si tratta di creare un nodo di relazioni e di costruire una domanda. Per questo dedico molte energie alla creazione di cooperazioni, a più livelli. Dai tour operator all’Opera Romana Pellegrinaggi, alle convenzioni (ben 28) con i maggiori teatri romani, librerie, ma anche con Trenitalia e gli Internazionali di tennis. Ma poi si tratta di tessere partenariati nazionali e internazionali con altri musei. Il 12 marzo si inaugura una mostra di Ettore Spalletti che realizziamo con la Gam di Torino e il Madre di Napoli. Nel 2014, tra le tante mostre che ospiteremo, vi sono quella di Huang Yong Ping realizzata in collaborazione con il Red Brick Art Museum di Pechino, e una sull’arte in Iran dal ’60 ad oggi, nata da una nostra cooperazione con il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Poi c’è il consueto evento architettonico Yap, frutto della nostra collaborazione con Istanbul Modern. Ma su tutto c’è il prestigio internazionale del nuovo direttore artistico, il cinese Hou Hanru.
Se 5 milioni vengono dallo Stato, chi sono i finanziatori privati? E a quanto ammontano i contributi complessivi?
A 10 milioni circa. Abbiamo sponsor fissi, come Lottomatica, Telecom, Bnl, Eni, Terna, Autogrill, Acea, Alcantara, Camera di Commercio Roma; poi sponsor che ci sostengono con quote minori, come Fendi, Brioni, Armani, UniCredit, Valentino; e infine gli Amici del MaXXI, guidtai da Anna D’Amelio. Grazie a un loro contributo quest’anno abbiamo potuto acquistare 6 fotografie di Luigi Ghirri.
Altre acquisizioni recenti?
Vezzoli, Grazia Toderi, Remo Salvadori, Doris Salcedo, Rossella Biscotti e Giorgio Andreotta Calò.
Si vocifera di un nuovo comitato scientifico …
Sì, lo stiamo mettendo in piedi. Per adesso hanno aderito Jean Nouvel, Rem Koolhaas, Hans Ulrich Obrist, Achille Bonito Oliva e Michelangelo Pistoletto.
Quali, oltre a quelli già elencati, sono stati i suoi contributi alla definizione del MaXXI?
Da subito, la riorganizzazione della struttura interna, che ho suddiviso per dipartimenti, e poi la razionalizzazione delle spese; di seguito la nomina di un direttore artistico, ovvero Hou Hanru. Con lui stiamo lavorando alla definizione di un’identità del MaXXI, in piena armonia con le direttrici di MaXXI Arte, Anna Mattirolo, e MaXXI Architettura, Margherita Guccione, oltre che con le altre consigliere d’amministrazione, Beatrice Trussardi e Monique Veaute.
Un rammarico?
Che il MaXXI sia stato inizialmente la creatura di una stagione diversa, in cui il Mibac poteva spendere 3 miliardi di euro, mentre ora ne ha a disposizione 1,3 miliardi, meno della metà. Per questo c’è molto da lavorare. E noi lavoriamo sodo. Peccato che non tutti se ne rendano conto. Sarebbe bello sentire una volta un commento del tipo: «Ehi, qui c’è qualcosa che funziona!».
Nel 2012, dopo le sue libere dimissioni da parlamentare, lei ha preso le distanze dalla politica. Tuttavia, posso chiederle se nel suo animo lei è una renziana della prima ora?
Non proprio della prima. Sono convinta che Matteo Renzi rappresenti quella scossa di cui necessitava il Paese. Spero di cuore che venga anche al MaXXI.
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da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 9 marzo 2014