Corrente d’Abruzzo
Chieti. Dopo De Chirico, Corrente. È questa la scelta che hanno fatto due Fondazioni, la Tercas e la Carichieti, per l’estate 2012. Dove Corrente, sta innanzitutto per Aligi Sassu, andando a vedere nella lunga biografia dell’artista, scomparso nel 2000, cosa successe in quel periodo che lo vide al fianco di colleghi come Renato Birolli, Renato Guttuso, Bruno Cassinari, Giuseppe Migneco, Arnaldo Badodi, Ennio Morlotti, Italo Valenti, Emilio Vedova. E anche oltre. Perché se l’esperienza del gruppo che rifiutava di non ascriversi ad una dimensione europea dell’arte e che si poneva in netta opposizione con Novecento, si può collocare tra il 1934 e il 1937, con numerosi strascichi successivi, la bella mostra curata da Elena Pontiggia, in collaborazione con Alfredo Paglione (25 luglio – 7 ottobre) racconta anche cosa successe dopo. Fino al 1943. Andando a rivangare l’attività che quegli artisti tanto bravi da saper raccogliere intorno a sé intellettuali, scrittori, registi, portarono avanti con fatica fino alla liberazione del Paese, nonostante le difficoltà e l’oppressione del potere.
«Sassu e Corrente. La rivoluzione del colore» sarà dunque una ricognizione importante sull’opera di Sassu, milanese di nascita, sardo di origine, e nella sua pittura corposa, dove rossi sanguigni e blu accesi si scontrano in una figurazione sofferta che affonda le sue tematiche esasperate nelle ansie e nelle ferite di un’Italia sconvolta dalla guerra e dall’assenza di una vera e libera espressione. I risultati si vedono nella sua arte – e in tutta quella proposta da Corrente – che anela invece alla rottura di schemi preordinati e aspira a collegarsi idealmente e intimamente con ciò che accade oltreconfine, con quelle avanguardie negate che prosperano nel frattempo a Parigi.
Gli fanno compagnia i lavori degli amici Birolli, Guttuso, Cassinari, Manzù, Vedova, Broggini, Migneco e Morlotti, non meno partecipi, non meno aggressivi. E da cornice le due Fondazioni. La seconda, la Carichieti, detiene il primato in Italia per gli investimenti in cultura e annuncia, dopo la recente inaugurazione della nuova sede espositiva di Palazzo De Mayo, la volontà di diventare un vero e proprio polo museale, di grande richiamo internazionale.
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