Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Appunti per una definizione di Welfare Culturale

  • Pubblicato il: 15/01/2017 - 22:46
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
a cura di Catterina Seia

Prosegue la nostra campagna di ascolto per arrivare alla definizione di un neologismo che oggi ricorre frequentemente. La prima restituzione nel numero di dicembre è stata in testa alle letture. Come contribuisce o potrebbe contribuire la Cultura al Welfare? Ne parlano artisti, amministratori pubblici, intellettuali, direttori di istituzioni culturali, operatori che ogni giorno si confrontano sul campo con la ruvidezza del reale e innovano nelle risposte socio-culturali a parti di problemi per i quali non siamo pronti, oltre “la sopravvivenza, in un’Italia delle energie positive e delle numerose pratiche, sostenute in gran parte dalla filantropia istituzionale.
Il dibattito prosegue con Antonella Agnoli, membro del Consiglio Superiore dei Beni Culturali - esperta in biblioteche - realtà in prima fila nelle risposte di welfare, Aldo Garbarini, Direttore Cultura, Educazione, Gioventù Città di Torino, co-autore di un recente book “Oltre la sindrome di Vilcoyote-politiche culturali per disegnare il futuro” edito da Franco Angeli e Simona Ricci, Project leader dell’Abbonamento Torino Musei

 


 

Nel 1972 il piccolo stato Hymalaiano del Buthan,
ha introdotto il FIL-l’indice di Felicità interna lorda (gross national Happiness-GNH):
il benessere dei cittadini.
Qualità della vita, istruzione, ore di sonno, la ricchezza dei rapporti sociali.

Una delle nazioni più povere del continente, ma tra le più felici del mondo,
che non punta sulla retrocessione
antitecnologica” o “antimaterialista”,
ma a migliorare ala protezione dell’ecosistema,
lo sviluppo delle comunità locali.
Valentina Roselli, artista

A mio avviso la biblioteca di base, insieme alla scuola, è il servizio fondamentale per la costruzione di un vero sistema di welfare culturale. È il servizio che meglio si presta a definire cosa intendo per welfare culturale. 
Perché in questo sistema le biblioteche sono così importanti? Perché sono uno spazio comune, dove anche chi è stato emarginato dalla scuola può scoprire un libro, un giornale, un sito web che ridia speranza o almeno susciti interesse. È uno spazio flessibile e neutrale, quindi un luogo accogliente, dove domande di cultura e risorse di cultura possono incontrarsi, dove le domande sociali possono trovare le competenze necessarie per realizzarsiNon esistono altre istituzioni che possano accogliere tutti i ceti sociali, tutte le età, tutte le nazionalità. In questo sta la superiorità della biblioteca civica rispetto ai musei, alle librerie, ai festival, alle scuole: essa è un luogo dove si incontrano italiani e immigrati, studenti e professori, casalinghe e pensionati. Ha una vocazione a ricevere tutti su basi di uguaglianza e a rendersi utile a tutti.
La nostra capacità di trovare informazioni, ampliare i contesti, dare spessore alla ricerca può essere messa al servizio di esperimenti di partecipazione  che coinvolgano operatori del welfare, utenti, cittadini.
Un tempo esistevano le sezioni dei partiti di massa che erano potenti dispositivi di integrazione sociale: la sezione era un luogo di informazione, di formazione, di convivialità e la sua scomparsa è stata una grave perdita per la democrazia. Oggi dobbiamo ricostruire dei luoghi di eguaglianza, di informazione, di cooperazione.
La biblioteca è un luogo dove affluiscono persone con risorse culturali molto diverse: fare in modo che queste risorse vengano almeno parzialmente condivise è una forma di welfare di nuovo tipo, un tentativo di autorganizzazione della società sempre più necessario. 
Questo nuovo welfare si deve porre due obiettivi: uno è l’emergenza, l’aiuto ai cittadini in difficoltà attraverso la messa in comune di risorse culturali e partecipative, l’altro è l’obiettivo di lungo periodo di costruire una cittadinanza informata e competente.
I consumi culturali hanno bisogno di un ecosistema favorevole, continuamente alimentato da iniziative diverse, da un’offerta ricca e attraente. Possiamo creare dei nuovi fruitori solo se offriamo ai giovani la possibilità di entrare in contatto con un’offerta culturale diversa da quella veicolata dalla televisione o dalle multinazionali della musica. Oggi l’impoverimento economico porta con sé anche isolamento sociale (ci si vergogna di non poter più fare molte delle cose che si facevano prima, se si perde il lavoro si perdono anche gli amici) e impoverimento  culturale (non si va al cinema, non si comprano libri, non si leggono giornali). Oggi è proprio questa funzione sociale, economica, educativa, cognitiva - di tutti i luoghi della cultura- e tra questi le biblioteche, che giustifica la loro esistenza.
Antonella Agnoli, Esperta di biblioteche, Membro del Consiglio Superiore dei Beni Culturale 

Ciò che in sostanza mi sembra si debba affermare è la centralità delle politiche culturali come strumento di formazione del contesto sociale e non come un venir dopo ad altre visioni del mondo ritenute o ritenibili come prioritarie (va da sé, che intendo in prima istanza la visione economicistica da ormai troppo tempo ritenuta unica e insostituibile). In questo senso, la produzione culturale (elemento fondante, anche se non unico, per la formazione di un contesto culturale allargato e condiviso) si pone come uno degli strumenti essenziali per valutare una condizione di benessere che non si regga più sul PIL come unico misuratore. Penso, per fare un esempio, al crescente processo di senilizzazione della popolazione e alla necessità (sociale, non solo economica) di garantire condizioni di autosufficienza contro l’ospedalizzazione o, peggio ancora, un degrado della vita al di sotto dei livelli di dignità esistenziale.
La cultura e le istituzioni culturali possono fare moltissimo, basti pensare alle biblioteche come luogo di prossimità e di partecipazione attiva.
Insisto nel richiamare la necessità di un rapporto strettissimo tra produzione culturale e istruzione: intanto, perché la cultura di per sé contribuisce alla formazione del sapere, delle conoscenze e delle competenze personali, ma anche perché ormai molte ricerche ci dimostrano come il grado di istruzione sia un elemento fondamentale del benessere umano.
Non a caso le stesse Nazioni Unite dal 1990 misurano un indice, lo sviluppo umano, considerando accanto al reddito e alla speranza di vita proprio l’istruzione.
Credo, per questo, che l’intreccio virtuoso tra cultura e istruzione, da proporre e perseguire nell’intero arco di vita, possa porsi come fondamento per definire quel welfare culturale di cui stiamo parlando.
Aldo Garbarini, Direttore Cultura, Educazione, Gioventù Città di Torino

 
Per me il Welfare Culturale è permettere ai cittadini di un territorio di conoscere, di sperimentare, di avvicinarsi alla cultura, di capire, senza timori  e preclusioni. In questo senso ho la straordinaria fortuna di lavorare da più di 10anni allo sviluppo di quello che è uno strumento a mio avviso concreto di welfare culturale, l’Abbonamento Musei, la carta di libero accesso ai musei del Piemonte e della Lombardia. Abbonamento Musei elimina la barriere del singolo biglietto d’accesso a favore di una formula all inclusive che ambisce a allargare i circuiti di visita e i consumi culturali, crea inoltre una community per la quale sono a disposizione informazioni, strumenti e opportunità di visita che rendono  più agevole per il pubblico muoversi all’interno del panorama museale. Da alcuni anni viviamo profondamente questa come la mission di Abbonamento Musei.
Simona Ricci, Responsabile Sviluppo Progetti Torino Città Capitale
 

© Riproduzione riservata

ph | L’ingresso dell’ospedale S. Anna con l’opera partecipata realizzata dall’artista Massimo Barzagli con il personale dell’ospedale S. Anna, grazie alla Fondazione Medicina a Misura di Donna

Aticoli correlati:

 
APPUNTI DI VIAGGIO. VERSO UNA DEFINIZIONE DI WELFARE CULTURALE #4
APPUNTI DI VIAGGIO. VERSO UNA DEFINIZIONE DI WELFARE CULTURALE #3
APPUNTI DI VIAGGIO. VERSO UNA DEFINIZIONE DI WELFARE CULTURALE #2
APPUNTI PER UNA DEFINIZIONE DI WELFARE CULTURALE #1